Via libera al referendum “mutilato”

La Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibile il referendum sulle trivelle: il quesito riguarda la durata delle autorizzazioni a esplorazioni e trivellazioni dei giacimenti già rilasciate.

Via libera al referendum “mutilato”

A proporlo sono nove Consigli regionali (erano dieci ma l’Abruzzo si è ritirato). Questo stesso quesito era già stato dichiarato ammissibile dalla Cassazione. I quesiti referendari proposti erano in tutto sei. In un primo tempo l'Ufficio centrale presso la Corte di Cassazione li aveva accolti tutti. Ma il governo aveva poi introdotto una serie di norme nella legge di Stabilità che avevano messo mano alla materia. E il governo non molla; non ha perso tempo e starebbe studiando, a quanto si apprende da fonti parlamentari, una selettiva modifica al decreto Sblocca Italia per poter boicottare e bypassare il referendum. Tra le ipotesi un provvedimento che intervenga sulla durata delle trivellazioni, oggetto del referendum dichiarato ammissibile dalla Corte Costituzionale.

«La Corte Costituzionale dà ragione ai movimenti ed alle Regioni referendarie e ammette il quesito sul mare. Con il conflitto di attribuzione è possibile il recupero anche degli altri due quesiti – spiega il coordinamento nazionale NoTriv - Apprendiamo con grande soddisfazione che la Corte Costituzionale ha ammesso il quesito referendario sul mare, così come riformulato dalla Corte di Cassazione. I cittadini saranno chiamati a esprimersi per evitare che i permessi già accordati entro le 12 miglia possano proseguire anche oltre la scadenza, per tutta la “durata della vita utile del giacimento”. Rimane fermo il limite delle 12 miglia marine, all’interno delle quali non sarà più possibile accordare permessi di ricerca o sfruttamento.La sentenza della Corte Costituzionale dimostra come le modifiche alla normativa apportate dal Governo in sede di Legge di Stabilità non soddisfacevano i quesiti referendari e, anzi, rappresentavano sostanzialmente un tentativo di elusione. Tre dei sei quesiti depositati da 10 regioni il 30 settembre 2015 sono stati recepiti dalla Legge di Stabilità, il quarto viene ora ammesso dalla Consulta, mentre sugli ultimi due quesiti è stato promosso da sei Regioni un conflitto di attribuzione nei confronti del Parlamento. I due quesiti riguardano la durata dei permessi e il Piano delle Aree, abilmente abrogato dal Governo nella Legge di Stabilità. Il Piano obbliga lo Stato e i territori a definire quali siano le aree in cui è possibile avviare dei progetti di trivellazione. Si tratta di uno strumento di concertazione stato-regioni che risulta essere fondamentale soprattutto in vista del referendum confermativo delle riforme costituzionali che, con la riforma del titolo V, accentrano il potere in materia energetica nelle mani dello Stato».

E sulle trivellazioni alle Tremiti aggiungono: «L’area interessata dal permesso di ricerca «B.R274.EL», al largo delle Isole Tremiti, delle coste del Molise e dell’Abruzzo, non è tutta oltre il limite delle 12 miglia. I tecnici del MISE ed il Ministro Guidi hanno preso un granchio».
«Non è la prima volta - dichiara Domenico Sampietro, del Coordinamento - è già accaduto con l’istanza del permesso di prospezione della Spectrum Geo che interessa 30.000 kmq. nel Mare Adriatico. Anche in quel caso le misurazioni ministeriali si sono rivelate inesatte».

«Subito dopo la pubblicazione sul B.U.I.G. del 31/12/2015, un giorno prima dell’entrata in vigore della Legge di Stabilità, del decreto di conferimento del permesso di ricerca B.R274.EL alla Società Petroceltic Italia S.r.l., eravamo stati chiari: l’area off shore interessata dall’istanza ricadeva in parte entro le 12 miglia“, rincara la dose Stefano Pulcini, del Coordinamento Nazionale No Triv.

 

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