Una notte a Venezia

La magia di una Venezia incantata rapisce il nostro esperto di vie traverse che, in compagnia dei suoi 'fantasmi', si perde tra le calli.

Una notte a Venezia
Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone (John Steinbeck) Sono le undici di una tiepida sera di novembre e sono in treno. Alle spalle ho 5 ore di un rilassante viaggio. Sto arrivando a Venezia per ottemperare ad un’esigenza olfattiva: voglio annusare il profumo di questa città. Lasciata Mestre mi godo l’attraversamento della laguna con le luci dei lampioni del Ponte della Libertà che facilmente bucano la leggera foschia. Avrò attraversato questo ponte mille volte ma è sempre un’emozione. La stazione mi attende pulita ed ordinata come sempre. Lo confesso, architettonicamente parlando, sono molto attratto dalle stazioni progettate dall’architetto Angiolo Mazzoni del Grande che mi urge qui ricordare Ogni volta che arrivo qui la stessa malia mi rapisce. Sono in fregola e prossimo alla meta guadagno l’uscita a passi svelti. La scalinata, che ai miei tempi era affollata da noi saccopelisti (orrendo neologismo del tempo che fu), è stranamente quasi deserta ed io mi inebrio del profumo del Canal Grande mentre nella mia retina si pigmenta la sagoma della Chiesa di San Simenon Piccolo proprio dall’altra parte del canale. Fanno da filtro ai miei avidi occhi gli imbarcaderi dei vaporetti dislocati sulla mia sponda. Il profumo della laguna di notte mi apre tutti i chakra. Resto fermo ad assaporare il momento mentre 'evoco' le mie memorie veneziane. Pian piano riaffiorano e lasciano in bocca il sapore dolce delle endorfine. E sì, in questa magica notte veneziana mi sento di contraddire anche il Grande Guccini che dal 1981 canta: “Venezia che muore, Venezia appoggiata sul mare, la dolce ossessione degli ultimi suoi giorni tristi, Venezia la vende ai turisti, che cercano in mezzo alla gente l' Europa o l' Oriente, che guardano alzarsi alla sera il fumo - o la rabbia - di Porto Marghera...” Col cavolo che guardo Porto Marghera! Costeggio la Chiesa di Santa Maria in Nazareth e veloce attraverso il Ponte degli Scalzi. È fatta! In compagnia dei miei ricordi vengo rapito dal sestiere di Santa Croce dove, io e gli altri me che sono stato, vagoleremo a lungo prima di andare a letto. Al tavolo dell’Osteria della Rivetta, brindo con il pischello che fui qui in gita scolastica. Ho molta simpatia per quel preadolescente goffo ed impacciato che a 13 anni aveva già i baffi e 45 di piede. Quest’altro me, complice il romanticismo della città, baciò per la prima volta l’amata compagna di classe giurandole in mendace amore eterno. Con noi siede anche la scapigliata matricola universitaria che nell’agosto del 1991, passò qui un’intera giornata in attesa del treno notturno per Praga, meta tanto sognata e finalmente accessibile senza visto (in quegli anni, io soggetto a leva militare obbligatoria, avevo un passaporto che non mi permetteva di richiedere un visto per la Cecoslovacchia). Dopo un po’ arriva anche il cinefilo che, a settembre, risaliva la penisola risucchiato dal Festival del Cinema. Il cinefilo era sempre accompagnato dalla moglie affetta dallo stesso morbo. Le nostre anime, nelle notti di quasi autunno, vagano ancora per le strade del Lido a bordo di un vespino color caffè e latte (venduto con la nascita del primogenito). E poi ci sono io in carne ed ossa: quarantatré anni suonati, una moglie, due figli, un lavoro, 5 biciclette e zero automobili. In questa magica notte brindo all’uomo che sono diventato. Nell’osteria nessuno fa caso a me. Col mio sguardo stralunato, passo per l’ennesimo beone con un sorriso alcolico stampato sulla faccia. Penso che nessuno mi noti ma mi sbaglio. Girando distrattamente lo sguardo alla mia destra vedo un distinto signore sulla sessantina che mi fissa con sguardo bonario. Capelli grigi, occhiaie da tiratardi divise da un naso gentile. La camicia nera malamente nasconde la pinguedine. Non dice niente. Mi guarda come se mi conoscesse. Scarto a priori l’ipotesi di un omosessuale che tenti un approccio. Sono un po’ troppo male in arnese per attirare uno dell’altra sponda. No, il suo sguardo è fraterno, cameratesco. Ho l’impressione che per una strana alchimia sia in grado di vedere i miei immaginari commensali. Non so. Anche se così fosse, mi rammarico di non riuscire a vedere le anime dei suoi commensali. Riempio di nuovo il bicchiere e quando rialzo lo sguardo il mio uomo se ne sta andando. Con tutto il suo corpaccione passa davanti a me e mi saluta senza proferire verbo ma semplicemente bussando con le nocche sul mio tavolo. Solo mentre sta uscendo lo riconosco. È Hugo Pratt o meglio è il suo fantasma perché Pratt ha lasciato questo mondo nell’agosto del 1995. Ma no, dai non è possibile. Un ultimo morso al mio panino e sono già in strada sulle sue orme. Mi affretto per i canali e per le calli senza minimamente sapere dove sto andando. A volte intravedo un’ombra, altre volte seguo il suono dei suoi passi. Venezia sembra stranamente deserta. Mi ritrovo al Mercato di Rialto dove bevo ad una fontana prima di tornare a seguire il mio fantasma. Pochi passi e sono in Campo San Bartolomeo, proprio sotto la statua di Carlo Goldoni. Finalmente capisco tutto. Il fantasma di Pratt mi ha guidato fin qui per farmi iniziare una delle sue famose passeggiate veneziane raccontare nel bel libro Corto Sconto. La guida di Corto Maltese alla Venezia Nascosta. Felice del suggerimento, caccio il libro dallo zaino e mi incammino, forte del monito riportato nella prima pagina e cioè: Viaggiar descantega, ma chi parte mona torna mona (viaggiare rende svegli ma chi parte stupido torna stupido). L’alba mi sorprende a Piazzale Roma che è già animato. Prima o poi, tutti i viaggiatori passano di qui per prendere un bus delle tante compagnie che vi stazionano. Padrona di casa è la ATVO e cioè la Azienda Trasporti Veneto Orientale. È impossibile non vedere le paline della Brusutti, ultracentenaria azienda di trasporti locali, così come da un po’ di tempo, Piazzale Roma è anche il capolinea degli Intercity Bus delle ferroviarie federali austriache OBB. Cercate da soli le infinite mete che si possono raggiungere con i bus in partenza da Piazzale Roma. Io mi limito a segnalarvi alcune chicche come la linea internazionale Macedonia – Italia, oppure l’affascinante collegamento giornaliero con la Croazia. Da alcuni mesi, poi, è in funzione anche l’avveniristico People Mover per raggiungere la stazione marittima e/o l’isola del Tronchetto. Ricordate: "Viaggiar descantega"...

Commenti

La prossima volta che vieni a Venezia non puoi mancare una visita alla Casa di Corto Maltese: http://www.lacasadicorto.it/ ;-)
Walter, 15-05-2011 12:15
Grazie Walter, non mancherò di fare una visita. Ma quanto sono bravi e preparati i lettori de "Il Cambiamento"?
Paolo Merlini, 16-05-2011 09:16
Hai colpito nel segno! ps: unico appunto la società padrona di casa è ACTV spa.
Sergio, 10-11-2011 02:10

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