Venezia apre ai biovaporetti, uno studio sulla mobilità sostenibile in laguna

Semi di girasole, mais, colza e olio esausto miscelati ai carburanti tradizionali o utilizzati in loro sostituzione permetterebbero di rilasciare 60mila tonnellate di Co2 in meno nella laguna veneta. Quella dei biocarburanti resta una soluzione la cui efficacia è ancora tutta da verificare su scala planetaria. Intanto, a Venezia arriva uno studio di fattibilità sui biocarburanti per una mobilità sostenibile in laguna.

Venezia apre ai biovaporetti, uno studio sulla mobilità sostenibile in laguna
Vaporetti che navigano in laguna con carburante vegetale: semi di girasole, mais, colza, ma anche olio esausto... Potrebbe presto diventare una realtà per il capoluogo veneto, colpito da alti livelli di inquinamento dovuti anche al traffico acqueo, la sostituzione degli attuali mezzi di trasporto lagunari con altri più moderni ed ecologici. Lo studio di fattibilità è stato realizzato dal Settore Bioenergie e Cambiamento Climatico di Veneto Agricoltura e presentato lo scorso 23 febbraio con un convegno alla Scuola Grande di San Rocco di Venezia dal titolo 'Biocarburanti per una mobilità sostenibile in Laguna di Venezia'. Uno studio che si inserisce nell'ambito del progetto europeo Biosire (Biofuels and Electric Propulsion Creating Sustainable Transport in Tourism Resorts), cui partecipano dodici partner di nove Paesi europei (il Veneto e' coinvolto con l'Unita' di Progetto Logistica). L’attuale flotta ACTV (l’azienda di trasporti veneziana) conta 58 vaporetti, 23 foranei, 12 motonavi, 64 motoscafi, 7 navi traghetto, per un totale di circa 164 imbarcazioni. Ipotizzando 160 imbarcazioni per una potenza 'media' di 150 kW con un indice di sfruttamento medio del 40% della potenza, per 15 ore al giorno di funzionamento, per 300 giorni l'anno, con un indice di 3 tonnellate evitate per ogni tonnellata di biodiesel, contiamo un totale di 60.000 tonnellate l'anno di CO2 evitate se si sostituisce il gasolio con biodiesel. La ricerca di Veneto Agricoltura ha riguardato due tipologie di biocarburanti: uno derivante dal recupero di oli alimentari esausti (quelli delle fritture di pesce, ad esempio) l’altro è invece olio vegetale puro, pure profumato. Questi prodotti energetici di origine biologica potrebbero essere miscelati ai carburanti tradizionali o addirittura utilizzati in loro sostituzione per l’alimentazione dei natanti che solcano la laguna e che attraversano la città. Resterebbe però irrisolto, anche con l’adozione dei biovaporetti, il problema dell’inquinamento causato dal transito delle grandi navi, che transitano anche all’interno del Bacino di San Marco e nel Canale della Giudecca e che sono responsabili di circa il 15% dell’inquinamento totale del Comune, molto più del traffico automobilistico nel quale è compresa anche la 'tangenziale di Mestre'.

Commenti

l'adottare queste tipologie di "biocarburanti"? nn so se è positivo, solamente per il semplice fatto che mais-colza, sono causa di grandi disboscamenti in centro america. Vengono abbattute vaste aree per far spazio a distese di filari tutti uguali, di queste piante. Sono abbattute aree boschive vergini e non, allontanate popolazioni indigene e tanto altro. vi sembra positivo? é un po' come avere bibbia in una mano, pistola nell'altra... augusto
augusto, 04-03-2011 01:04
La questione "vera" è smettere di pensare che con qualche rimedio tecnologico potremo comntinuare a permetterci gli attuali stili di vita ed i sistemi di produzione e trasporto. E' impensabile che, con gli attuali consumi, i derivati del petrolio possano essre sostituiti con carburanti vegetali. La sfida è, invece, riprogettare il modello sociale ed economico prima che sia troppo tardi. C'è qualche economista che sta lavorando all'ipotesi di un prezzo del petrolio a 500 $ al barile? O magari a 1.000 $? Tutti facciamo gli struzzi e allontaniamo questo cattivo pensiero...
Luca Bartolucci, 04-03-2011 03:04

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