Zoo Safari di Ravenna: un business mascherato da polo didattico

L'associazione Essere Animali ha documentato il lato commerciale dello Zoo Safari Ravenna, smascherando un luogo altamente diseducativo camuffato da polo didattico con presunti obiettivi scientifici ed educativi. 450 animali di 40 specie diverse sono detenuti in questa struttura, confinati in un contesto innaturale.

Zoo Safari di Ravenna: un business mascherato da polo didattico
Lo slogan dello Zoo Safari Ravenna è "divertiamoci naturalmente insieme. Un parco per tutta la famiglia!"; chiunque andando sul loro sito può leggere queste "invitanti" parole! Posizionato strategicamente accanto al Parco Mirabilandia in modo da offrire alle famiglie con bambini dei pacchetti turistici completi "Safari Ravenna + Hotel + Mirabilandia", lo Zoo Safari è stato inaugurato a maggio del 2012, dopo lunghe ed estenuanti battaglie di numerose associazioni animaliste per evitarne l'apertura, giustificata, da un punto di vista legale, dal possesso dei requisiti che la legge oggi richiede ai giardini zoologici, ovvero il perseguimento di alcune finalità didattiche e scientifiche. A febbraio 2013 l'amministrazione comunale, inoltre, ha eliminato il vincolo che poneva un tetto massimo alla quantità di animali detenuti; gli animali non vengono più contati a seconda del numero degli esemplari ma in base al peso vivo totale (150.000 chili). Grazie a questa concessione comunale il numero degli animali è raddoppiato in un solo anno. “È un parco faunistico che ti permette di vedere animali selvatici da vicino senza barriere, come non potresti mai fare in un normale bioparco" oppure "potrai toccare le specie più mansuete e dare loro da mangiare”, scrivono i gestori nel sito internet. Non è pubblicità ingannevole! È ciò che accade nella realtà. I visitatori a bordo delle proprie automobili o a bordo del trenino che percorre un percorso 'didattico' possono vedere più di 450 animali di 40 specie diverse, possono toccare alcune specie e dar loro da mangiare. I proprietari del parco dichiarano anche nel loro sito che "la vera anima del Safari Ravenna è la didattica". Questa, invece, è falsa pubblicità. Cosa c'è di educativo nel vedere animali detenuti e confinati in un contesto innaturale che non si avvicina neanche lontanamente alle loro complesse esigenze etologiche, in uno spazio che non è in grado di offrire agli animali ciò che possono sperimentare in libertà, in un ambiente naturale? A smascherare il business economico che si cela dietro questa struttura camuffata da polo didattico è stata l'associazione Essere Animali grazie alla loro ultima investigazione supportata anche dal prezioso contributo di esperti di fama nazionale. La società ALFA 3000, proprietaria dello Zoo Safari Ravenna, spaccia questo luogo altamente diseducativo per uno spazio che ha presunti obiettivi scientifici ed educativi. “La società sostiene di detenere animali anziani dei circhi non più impiegati negli spettacoli ma all'interno della società che lo gestisce vi sono esponenti del Circo Medrano. Ecco spiegate le motivazioni di questa commistione: nuovi animali verranno impiegati nel circo, in spettacoli molto discutibili e contro la loro natura, mentre lo zoo potrà esibire altri esemplari, che saranno ancora confinati in un luogo ancora non consono”, affermano gli attivisti di Essere Animali. “A Ravenna confluiscono anche molti animali che sono nati nello Zoo Safari di Fasano in Puglia, di proprietà della stessa società. Da questo punto di vista gli zoo sono allevamenti di specie esotiche e selvatiche condannate a rimanere per sempre prigioniere in un recinto, aspetto questo che disapproviamo fortemente per le conseguenze fisiche e psicologiche degli animali detenuti”, sostiene Simone Montuschi, portavoce dell'associazione. Ciò che gli attivisti hanno documentato mostra il reale volto di questa struttura nata solo per arricchire i proprietari e per illudere i visitatori bambini attratti dalla possibilità di vedere da vicino quegli animali selvatici per i quali provano una forte empatia. “Quella dei bambini è un'attrazione reale, solidale, curiosa, amorevole con la vera natura degli animali, non certo con quell'interfaccia alterata e deformata che essi diventano quando sono privati della loro libertà e della loro essenza, che è fatta di abitudini e comportamenti strutturati sui loro luoghi e sulle loro relazioni intraspecifiche, con il loro correlato di emozioni e affetti, parte imprescindibile del loro modo di stare sulla terra. Mostrare ai bambini animali privati di tutto ciò che li definisce, ridotti ad attori svogliati nel teatro dove la loro unica funzione è essere guardati, è inevitabilmente scuola di irrispettoso dominio su di loro”, scrive nel dossier di Essere Animali la psicologa, psicoterapeuta Annamaria Manzoni. I visitatori adulti non sono giustificati. Non lo sono neanche i genitori che, invece di dedicare tempo ai bambini, spiegando loro con molta onestà e semplicità cosa sono realmente i circhi e gli zoo, assecondano la loro spinta emotiva, portandoli a vedere animali infelici e torturati. Sfido chiunque a contestarmi questa parola! Gli animali detenuti negli zoo e nei circhi subiscono torture psicologiche e fisiche. “A mio parere - scrive nel dossier Samuele Venturini, biologo - uno zoo di questo tipo è diseducativo sia per gli animali che per le persone perché da quello che ho potuto evincere si antepone lo spettacolo al rispetto della vita”. Il video e la documentazione fornita dall'associazione mostrano chiaramente la spettacolarizzazione diseducativa e causa di stress per gli animali detenuti in luoghi artificiali, privati di stimoli, inseriti all'interno di un'area con una vegetazione completamente assente e priva di ripari indispensabili per potersi nascondere dallo sguardo indiscreto del pubblico, lo stesso pubblico che può dar loro da mangiare qualsiasi cosa senza tener conto di ciò che può far bene o male a quella specie o all'altra, tra musica ad alto volume, urla dei bambini, rumori e gas di scarico di automobili, pullman e trenini che circolano tra gli animali 'liberi'. “Se è fortemente discutibile l’idea che un trenino o un automezzo penetri all’interno di uno spazio che la popolazione ospitata dovrebbe ritenere proprio ed inviolabile, ancora più inaccettabile è che sia permesso attirare l’attenzione degli animali offrendo loro gli alimenti più svariati. Forse l’elemento di maggiore criticità riguarda la voliera dei babbuini dove questi animali mangiano ciò che viene offerto loro dai turisti. Tutto questo è inconciliabile con il mantenimento della struttura”, scrive nel dossier Antonio De Marco, biologo, responsabile del Parco Faunistico Piano dell'Abatino. La maggior parte degli animali nel parco presentano comportamenti stereotipati dovuti alla reclusione, mostrando il grave malessere fisico e psicologico tipico degli individui confinati in spazi eccessivamente angusti e non consoni alla specie. Diversi animali si presentano apatici, privi di reazioni, in uno stato di indifferenza generale dovuto alla mancanza di stimoli che la detenzione negli zoo comporta, sovraesposti alla presenza umana al punto di desensibilizzarsi alla stessa. “Non ci sono piante, ambienti, lontananze… solo file di automobili e vapori di marmitte lungo una rotta di vetrine da centro commerciale dove al posto di prodotti ritroviamo ugualmente reificate varie specie di mammiferi. A questi animali manca l’anima e non cambierebbe molto se al posto di esseri senzienti ci fossero delle sagome di cartone. Il problema è che per quanto alienati quelli restano comunque esseri senzienti che devono sopportare in silenzio quell’esposizione assurda e pornografica che scambia la pedagogia con il divertimento più banale”, scrive nel dossier Roberto Marchesini, etologo e zoologo, fondatore della Scuola di Interazione Uomo-Animale (Siua). Questa è la realtà dello Zoo Safari di Ravenna, simile a quella di tanti altri zoo, luoghi giustificati dalle istituzioni e sostenuti da noi cittadini. Se non vogliamo più che esistano posti in cui gli animali siano condannati ad una vita senza tempo e senza libertà, possiamo sottoscrivere il nostro impegno a non visitare lo zoo di Ravenna o altre strutture simili. Faccio un appello agli insegnanti e ai genitori! Non portate i bambini a visitare zoo e circhi. “Esistono altri parchi faunistici degni di nota e fatti ‘su misura’ per la conservazione faunistica dove gli animali sono rispettati tenendo in considerazione tutti i particolari ambientali che fanno parte delle caratteristiche biologiche di ciascuna specie”, dichiara Samuele Venturini, biologo. A tal proposito consiglio agli insegnanti e ai genitori di portare i bambini al Parco Faunistico Piano dell'Abatino - Rieti un luogo gestito da persone professionalmente preparate e competenti, che accolgono nel loro rifugio animali maltrattati, abbandonati e sequestrati. In parchi come questo, i bambini non solo hanno la possibilità di vedere animali esotici e selvatici ma possono anche respirare l'amore e il rispetto per gli altri animali.

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