La scuola boccia la riforma di Renzi: 5 maggio in piazza

Erano sette anni che non accadeva di vedere tutte unite le sigle sindacali; se non altro Renzi può dire di avere questo merito. Ha compattato il mondo della scuola che il 5 maggio dice no al disegno di legge che «di buono non ha proprio nulla», dicono insegnanti, dirigenti scolastici e studenti.

La scuola boccia la riforma di Renzi: 5 maggio in piazza

Il premier Matteo Renzi ci ha provato a mescolare semanticamente le carte: ha chiamato il “suo” disegno di legge 2994 “Buona scuola” (QUI il testo depositato), ma «nessuno ci è cascato» dicono le sigle sindacali che il 5 maggio riempiranno le piazze italiane in segno di protesta.

Nel frattempo in questi giorni, nel silenzio dei grandi media, si sono susseguiti proteste degli studenti, flash mob, assemblee e mobilitazione della rete. Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda, oltre a Cobas e Unicobas, hanno dato un nome a questo sciopero e a queste manifestazioni: “L’unione fa la scuola”. E se domani veramente si riempissero le piazze e si vuotassero le scuole? Cosa accadrà? Il governo farà finta di nulla e andrà avanti o si fermerà? Sono state organizzate manifestazioni dove confluiranno i manifestanti di altre regioni ad Aosta, Bari, Cagliari, Catania, Milano, Palermo, Roma.

QUI i percorsi delle singole manifestazioni.

« Erano mesi che il malcontento nei confronti delle proposte di questo governo sulla scuola poi diventate disegno di legge, serpeggiava nel paese – spiegano dalla Flc Cgil - Prima di tutto fra chi la scuola la vive ogni giorno, gli studenti, i docenti, il personale ATA… poi nelle famiglie, nella società civile. Mesi di critiche inascoltate, di consultazioni farsa, di tentativi di delegittimazione delle parti sociali, i sindacati in primis».

«In questo modo si trasformano le scuole in luoghi simili alle aziende cancellando democrazia e contrattazione – prosegue la Flc Cgil - L’istruzione viene piegata alle logiche del mercato smarrendo quei contenuti culturali e sociali che sono fondamentali per garantire inclusione e uguaglianza. Non ci sono investimenti per migliorare la qualità formativa e valorizzare il lavoro. Tutto avviene in modo confuso e senza alcuna visione di reale cambiamento. Questa è la politica di chi ha scelto di stare dalla parte dei più forti e di abbandonare i più deboli, sono impostazioni regressive e autoritarie».

Secondo i sindacati, i docenti di ruolo vedono peggiorare la loro situazione e non saranno stabilizzati i precari. Sono poi previste molte deleghe al governo  in materia di semplificazione che ridisegneranno il testo unico della scuola. «Alla scuola non serve il preside nominato dai politici e da loro revocabile. In ognuna delle 8.500 scuole della Repubblica deve esserci un dirigente scolastico selezionato secondo il merito e attraverso un pubblico concorso», dicono i dirigenti dei sindacati che promuovono lo sciopero.

Aderiscono alla protesta anche gli studenti. L'Uds si è mobilitata (QUI il testo dell'appello), così come gli studenti universitari del coordinamento Link che hanno ideato la campagna #iovoglioinsegnare.

La libera associazione di insegnanti “La vera scuola – Gessetti rotti” ha lanciato una raccolta di firme: la trovate QUI.

 

 

 

 

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Commenti

Obiettivo primario il solito, risparmiare. Ma siamo lontani, ben lontani nell'opposizione giustissima al governo Renzi dal vero obiettivo che è la riforma totale, radicale, dalle fondamenta del nostro sistema di insegnamento...fino all'Università. E' tutto stantio, obsoleto per non dire mortale. Pagano innanzitutto i giovani cioè gli studenti. Fino a quando?
carlo carlucci, 04-05-2015 11:04

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