Caccia a Torino, Palio ad Asti. Due giorni con e per gli animali

Sabato, a Torino, 2000 persone per la manifestazione nazionale contro la caccia indetta dalla Lega Abolizione per la Caccia (LAC) e domenica ad Asti circa 35 attivisti di diverse associazioni per il presidio organizzato dalla Lega AntiVivisezione (LAV) contro il Palio, secondo in Italia dopo quello di Siena.

Caccia a Torino, Palio ad Asti. Due giorni con e per gli animali
Il primo evento organizzato dalla LAC si è svolto sabato 17 settembre nella città di Torino. Per permettere ai partecipanti di raggiungere il sito sono stati organizzati pullman da Milano, Brescia, Roma, Genova, Rimini, Padova, Udine. Io sono partita con il pullman da Roma, con la convinzione che a questi due eventi era importante esserci. Molte le associazioni che hanno aderito alla manifestazione nazionale nel giorno precedente l'apertura ufficiale della stagione venatoria: Oltre la specie, Associazione vittime della caccia, WWF, Oipa, Progetto vivere vegan, Pro Natura, Legambiente, LAV Torino, Movimento vegetariano NO alla Caccia, Federtrek Escursione e Ambiente, Associazione VegFestival, Apda Torino, Gruppo delle 5 Terre, Rassemblement pour l'Abolition de la Chasse RAC en France, Coordinamento italiano per l'abolizione della carne, Coordinamento provinciale Torinese della Federazione dei Verdi, Medicina democratica, Movimento di lotta per la salute onlus, Associazione Radicale Certi Diritti, le Sfigatte, Animalisti Italiani, Leal. Abbiamo marciato pacificamente partendo alle 15.30 da Piazza XVIII Dicembre e attraversando le principali vie della città, siamo arrivati a Piazza Vittorio Veneto dove la marcia si è conclusa con l'intervento del Presidente della sezione LAC Piemonte, Roberto Piana, il quale, portavoce del Comitato Promotore del Referendum regionale sulla caccia, ha spiegato perché Torino è stata scelta come 'sede' per la manifestazione nazionale. Nei prossimi mesi la giunta regionale dovrà indire un referendum regionale per permettere ai cittadini piemontesi di esprimersi attraverso il voto sulla caccia. Nel 1987 vennero raccolte 60.000 firme e i cittadini avrebbero dovuto votare nel 1988. Sono trascorsi 23 anni e ai cittadini non è ancora stato permesso di pronunciarsi in merito, poiché “le Amministrazioni regionali di ogni colore con strumentali iniziative legislative e illeggittimi provvedimenti amministrativi hanno sempre impedito il voto popolare”. Dopo nove sentenze, quest'anno finalmente la Corte d'Appello di Torino, con la sentenza del 29/12/2010, ha dato ragione al Comitato promotore del Referendum regionale e dunque la Regione Piemonte dovrà immediatamente attivare le procedure referendarie per consentire agli elettori piemontesi di votare sulla caccia, chiedendo loro se sono favorevoli a ridurre drasticamente l'attività venatoria attraverso alcune azioni che prevederebbero “il divieto di caccia sul terreno innevato, la protezione di 25 specie selvatiche oggi cacciabili, il divieto di caccia la domenica, l'abolizione delle deroghe ai limiti di carniere per le aziende faunistiche private”. Ricordiamo anche che nel 1990 la regione Piemonte fu una delle quattro regioni in cui si raggiunse il quorum del 50% di votanti nel referendum nazionale contro la caccia e che a prevalere fu il sì all'abolizione della caccia con il 90% dei suffragi espressi. Roberto Piana, prima che la pioggia incessante si abbattesse su Torino causando l'interruzione dell'evento, ha ricordato che “non si hanno dati esatti sugli animali uccisi durante ogni stagione venatoria ma probabilmente sono oltre duecento milioni”. La popolazione italiana è contraria alla caccia perché non è eticamente accettabile, perché la sopravvivenza delle specie selvatiche dipende dalle azioni dell'uomo e sicuramente cacciare non le protegge anzi le mette fortemente a rischio, perché i cittadini vorrebbero che i loro soldi non fossero utilizzati per finanziare questa attività, perché la caccia non salvaguarda l'incolumità degli esseri umani (ogni anno provoca centinaia di morti e feriti). Come ha affermato Roberto Piana dal palco, “dal 18 settembre i cacciatori andranno a caccia e noi inizieremo la campagna referendaria perché nella prossima primavera i cittadini piemontesi possano esprimersi con un sì deciso contro la caccia - e ha aggiunto - forse la fine della caccia può iniziare da questa regione, da questa manifestazione!” Un grande e lungo applauso ha avvolto la piazza. Alcuni attivisti provenienti da Roma, Caserta, Mondragone, Pordenone e Genova, a fine evento si sono fermati a Torino per la notte per raggiungere Asti il mattino seguente per presidiare contro uno dei peggiori palii d'Italia (dopo Siena). Arrivati ad Asti alle 15.00 ci siamo incontrati con l'organizzatrice dell'evento Nadia Zurlo, Responsabile Equidi della LAV. L'evento è vivamente sentito dalla popolazione locale e non nego che all'inizio una forte tensione aleggiava intorno a noi, forse anche trasmessa dalle forze dell'ordine che circondavano il luogo a noi designato. Allestito il nostro spazio con cartelloni e manifesti, abbiamo indossato le magliette e le maschere da cavallo. Alcuni di noi volantinavano, altri tenevano gli striscioni, alcuni sdraiati a terra rappresentavano i cavalli morti (tra il 2000 e il 2003 solo ad Asti ne sono morti 10 e nel 2009 una cavalla è caduta, azzoppandosi, per poi essere soppressa). Verso le 16.00 il primo colpo annuncia la falsa partenza. Altri cinque colpi, altre cinque false partenze, con i cavalli sempre più nervosi, sempre più impauriti; ad ogni falsa partenza, i fantini non risparmiavano le forti frustate ai cavalli. Seconda batteria, altre false partenze, un cavallo cade ma fortunatamente si rialza e corre senza il fantino caduto anche lui a sua volta. Al termine della terza batteria, qualche minuto di riposo e alle 18.50 si corre per designare la contrada vincente. Una ragazza, non sappiamo chi fosse (ma non nego che in molti abbiano apprezzato il suo gesto), ha invaso il campo per cercare di bloccare la corsa. Prima della gara finale, due ragazze di due contrade diverse hanno iniziato a litigare prendendosi per i capelli. I cavalli con la schiuma alla bocca (forse l'uso di morsi severi), gli occhi palesemente di fuori (quale sia il motivo non lo sappiamo ma non escudiamo che ai cavalli vengano somministrate sostanze illegali). La LAV ci ricorda che “spesso i palii sono anche teatro di attività illecite, come il doping e che le competizioni tra rioni o contrade e la voglia di vincere, fanno sì che fantini o scuderie senza scrupoli usino sostanze dopanti, per aumentare le performance del loro cavallo. Gli animali drogati risultano più veloci e potenti, ma proprio per questo la loro vita è maggiormente messa in pericolo: vengono spinti a prestazioni fisiche oltre il normale, che possono causare la morte per collasso e arresto cardio-respiratorio”. Non sono mancati gli insulti degli astigiani. Un signore prima mi ha detto “sa quanti bambini muoiono?” e poi mi ha augurato la stessa fine. Una coppia di ragazzi locali, dopo aver assistito involontariamente alla scena, si è unita a noi e si è messa a volantinare insieme agli altri volontari. Un bambino, che avrà avuto sui dieci anni, ha chiesto al papà se poteva rimanere con noi. Il papà ha acconsentito. Ci ha chiesto se poteva acquistare la nostra maglietta (ovviamente glie la abbiamo regalata) e dopo averla indossata, contento di esserci, si è messo a volantinare. Come non emozionarsi di fronte a manifestazioni del genere? In questi momenti capisci che stare lì non è stato inutile, che hai messo un gran bel seme. Dimentichi la stanchezza, dimentichi che sei senza voce, che in 48 ore hai dormito a malapena cinque ore, dimentichi gli insulti, dimentichi la fame, le gambe molli per le troppe ore trascorse in piedi, i vestiti bagnati per essere stati colti da un temporale improvviso che non ti ha dato neanche il tempo di ripararti, dimentichi che per la troppa pioggia, l'acqua è penetrata negli zaini bagnandoti l'unico cambio che avevi con te e che ti sarebbe servito per il giorno dopo. Non dimentichi che da oggi 18 settembre si è aperta la caccia, che molti animali moriranno per il divertimento dell'uomo, non dimentichi i cavalli, involontari protagonisti di questa avventura, non dimentichi le frustate gratuite ad ogni falsa partenza, non dimentichi il cuore in gola e i battiti aumentare per la paura di un possibile incidente ad ogni giro anche se il giro dura solo due minuti. In testa ho ancora le urla della gente (poca a detta di Nadia Zurlo rispetto alle precedenti edizioni, segno che qualcosa sta cambiando) che incitavano i fantini a far correre i cavalli, dimenticando che i cavalli non sono nati per correre per soddisfare la volontà umana. I cavalli corrono in libertà solo per il piacere di correre, per gioco o per sfuggire ai predatori. Mi appello a tutti i genitori che portano i loro bambini a queste corse disumane: non portateli al palio, a queste 'feste' crudeli durante le quali i cavalli vengono montati e frustati senza pietà; portateli in campagna dove hanno la possibilità di assaporare la natura e fateli godere di un momento imperdibile di eleganza, energia, forza che solo un cavallo in libertà può regalarti. Chiudo quest'articolo con vari spunti di riflessione che rivolgo a tutti coloro che pur definendosi animalisti, contrari alla caccia e al palio, non erano presenti. Per far sì che le cose cambino davvero, bisogna essere presenti e bisogna essere in tanti. Molti sono stati impossibilitati per lavoro, altri per motivi economici, è comprensibile ma spesso e non per tutti giustificabile. Nel mio pullman, molte delle persone presenti hanno chiesto giorni di ferie, hanno fatto sacrifici economici enormi. Altri attivisti non erano presenti perché la manifestazione non era organizzata dalla propria associazione, altri perché, pur contrari alla caccia, non hanno visto il proprio partito prendere una posizione netta in merito. Come ha affermato Roberto Piana durante il suo intervento “ho visto molti politici tra i manifestanti, a me fa molto piacere la presenza delle forze politiche a questa manifestazione e voglio dire che questa manifestazione è una manifestazione trasversale, apolitica, chi vuole venire ben venga ma nessuna battaglia di parte, la caccia è una battaglia della popolazione in difesa degli animali, deve riguardare tutti, quelli di destra, quelli di sinistra, quelli di centro, qui non vogliamo bandiere e schieramenti di partito”. Spesso anche noi animalisti ci dimentichiamo che le bandiere, siano esse politiche siano esse di associazioni, devono essere messe da parte; chi ama veramente gli animali, chi vuole vedere abolire la caccia o la vivisezione, non si schiera, partecipa a prescindere dal proprio pensiero politico e dalla propria associazione, resta unito agli altri e insieme agli altri lotta, senza chiedersi da chi sia stata organizzato tale evento o tale manifestazione. Con questo non voglio dire che chi era presente era o è migliore di chi non lo è stato, ma le nostre battaglie hanno bisogno di maggiore partecipazione attiva e maggiore coesione. Concludo, augurando un buon risveglio ai miei compagni di viaggio che ho salutato alle tre e mezza di questa mattina, ringraziandoli per avermi regalato due giorni di emozioni forti e contrastanti. Foto di Daniel Bazzucchi

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