Catastrofi naturali in aumento, colpa del riscaldamento globale

Alluvioni, uragani, cicloni, grandinate, tsunami. Le catastrofi naturali che sempre più spesso coinvolgono il pianeta non sono casuali ma connesse all'innalzamento del riscaldamento globale. A confermarlo è il centro di ricerca climatica Munich Re che in uno studio pubblicato di recente analizza il nesso tra cambiamenti climatici ed eventi catastrofici. Ogni anno aumenta il numero e la gravità di questi fenomeni che causano decine di migliaia di morti e miliardi di euro in danni.

Catastrofi naturali in aumento, colpa del riscaldamento globale
Il 2010 è stato l’anno più caldo dal 1880, cioè da quando si iniziarono a registrare le temperature. Questo surriscaldamento ha molteplici conseguenze, tra cui l’aumento di catastrofi naturali. Lo ha confermato uno studio recente di Munich Re, centro di ricerca e assicurazioni da catastrofi naturali che possiede il maggior database del mondo a riguardo. Con questa ricerca Munich Re spiega fenomeni recenti tra cui gli incendi in Russia, gli acquazzoni in Europa centrale e le inondazioni del Pakistan. Queste ultime hanno ricoperto d’acqua per settimane un quinto del territorio nazionale ed hanno causato 1.760 morti. Ventunomila sono invece le vittime dei primi nove mesi del 2010: queste perdite sono state causate dai 725 fenomeni climatici dannosi avvenuti in questo periodo. Quel che cresce, però, non è solo il numero ma anche la gravità delle catastrofi climatiche: sempre nel periodo da gennaio a settembre di quest’anno esse hanno causato 47 miliardi di euro di danni. Si tratta soprattutto di fenomeni tempestosi quali uragani, grandinate, bufere, acquazzoni e cicloni tropicali. Tali manifestazioni ovviamente non colpiscono solo paesi in via di sviluppo quali il Pakistan. Nell’agosto di quest’anno ad esempio, in Germania sono precipitati mediamente ben 160 litri d’acqua per metro quadro. "Dobbiamo abituarci a questo genere di precipitazioni", afferma Stefan Hagemann, esperto del Max-Planck Institut ad Amburgo, il quale ritiene che i fenomeni meteorologici estremi aumenteranno: "Nei periodi di pioggia pioverà di più, allo stesso tempo però, vi saranno più siccità". Secondo Hagemann sono tutti chiari segnali del cambiamento climatico. "In un certo senso la macchina meteorologica ha messo una marcia in più" così esprime il concetto il Professor Höppe, direttore del Corporate Climate Centre di Munich Re: la marcia più alta è segnalata dall’aumento di periodi caldi e siccità, ma anche di inverni freddi e inondazioni. Il numero di queste ultime, ad esempio, è triplicato in soli trent’anni. Il fatto che il riscaldamento globale porti con sé maggiore numero e intensità di fenomeni estremi era già documentato nel 4° Rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change). Lo studio di Munich Re è quindi una conferma aperta al pubblico: I dati principali della ricerca verranno infatti messi a disposizione in forma telematica sul sito Munich Re. La pubblicazione avrà luogo in occasione del vertice climatico a Cancùn, che si terrà tra poco più di un mese. Höppe avverte che "gli obiettivi vincolanti per la riduzione di CO2 dovranno essere all’ordine del giorno, altrimenti le generazioni future ne subiranno le conseguenze".

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