L'India e l'eterna stagione dei monsoni

A metà novembre il ministro dell’ambiente indiano Jairam Ramesh ha rilasciato il rapporto 'Climate Change Assesment for 2030' che contiene le previsioni sui cambiamenti climatici in India per i prossimi vent'anni. Secondo l'analisi degli specialisti i monsoni in India aumenteranno dell’8-10% nei prossimi vent'anni.

L'India e l'eterna stagione dei monsoni
La stagione dei monsoni normalmente termina tra settembre e ottobre, ma attualmente l’India è ancora travolta da questi venti caldi. Il termine 'monsone' deriva dall'arabo mawsim che significa 'stagione'; ormai però, la presenza dei monsoni (similmente a quella di frutta e verdura importati) va ben oltre il periodo tipico, influenzando profondamente il clima regionale. Martedì 16 novembre il ministro dell’ambiente indiano Jairam Ramesh ha rilasciato il rapporto 'Climate Change Assesment for 2030' che contiene le previsioni sui cambiamenti climatici in India fino al 2030. Secondo Ramesh il suo paese è il più afflitto da tali cambiamenti al mondo. Perciò ha commissionato questa ricerca, condotta dall’Indian National Confederation and Academy of Anthropologists (INCAA), a cui hanno partecipato più di 220 scienziati di 120 istituzioni diverse, tra cui l’Indian Institute of Tropical Metereology (IITM). L’IITM dichiara che a causa dei cambiamenti climatici i monsoni in India aumenteranno dell’8-10% nei prossimi 30 anni. L’espansione di questi venti ciclici non sarà però l’unico effetto di tali cambiamenti. Quel che più preoccupa Krishna Kumar, scienziato di IITM e coordinatore del gruppo che ha condotto la ricerca, è la concentrazione di precipitazioni in pochi giorni: i 60 cm di pioggia stagionali non cadranno più in 30 ma in soli 20 giorni. Ciò significherà maggiori rischi: da un lato di inondazioni nei giorni di pioggia e dall’altro di carenza d’acqua nei giorni asciutti. “Dunque dobbiamo cambiare il modo in cui conserviamo l’acqua. Il metodo dovrà essere messo a punto con precisione, poiché quello attuale potrà essere insufficiente” spiega Kumar. Un altro problema legato ai cambiamenti climatici illustrato dal rapporto è l’effetto serra: in India la temperatura media aumenterà da 1,7 a 2°C entro il 2030. Già negli ultimi 20-30 anni si è registrato un forte aumento della temperatura soprattutto notturna, che ha danneggiato le coltivazioni di riso basmati nel Punjab e nello Haryana (studio dell’Indian Agricultural Research Institute, ndr). Vengono distrutte non solo le coltivazioni di riso, ma anche quelle di mais, di sorgo (cereale utilizzato sotto forma di farina) e di mele dell’Himalaya, zona particolarmente sensibile ai cambiamenti climatici. "Poiché ci sarà sia un aumento della temperatura sia un cambiamento nella regolarità delle precipitazioni, il clima futuro non sarà adatto alle specie esistenti e ai tipi di foresta indiani spiega N.H. Raviandranath dell’Indian Institute for Science a Bengalurue collaboratore all’ultimo IPCC. Saranno soprattutto le foreste di mangrovia lungo le coste a rischiare di venir sommerse. Oltre a flora e fauna anche gli esseri umani dovranno affrontare numerose difficoltà: attraverso l’aumento della temperatura media si propagheranno più facilmente malattie quali la malaria (che secondo le previsioni arriverà al Kashmir e all’Himalaya). Per risolvere i problemi legati ai cambiamenti climatici il governo indiano ha promesso di mettere a disposizione il 2% del PIL annuale. Non sarà facile decidere se investire questi fondi nell’adattamento a tali cambiamenti (finanziando salute, agricoltura e raccolta di acqua) o nel tentativo di frenarli. Secondo Kumar "è ovvio che ci saranno cambiamenti climatici, ma la domanda è: come possiamo mitigarli?".

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