Ue: Carbon Tax per le compagnie aeree. Ma 29 Paesi 'non ci stanno'

India, Cina, Stati Uniti, Russia, Brasile e altre 24 nazioni hanno deciso di opporsi alla decisione dell'Unione europea di applicare una carbon tax a tutte le compagnie europee che sorvolano il territorio Ue. La dichiarazione congiunta dei 29 Paesi è stata approvata al termine della conferenza internazionale sulla riduzione delle emissioni di gas serra, alla quale hanno partecipato i rappresentanti di 33 Stati e che si è conclusa a Mosca il 22 febbraio scorso.

Ue: Carbon Tax per le compagnie aeree. Ma 29 Paesi 'non ci stanno'
India, Cina, Stati Uniti, Russia, Brasile e altre 24 nazioni hanno deciso di opporsi alla decisione dell'Unione europea di applicare una carbon tax a tutte le compagnie europee che sorvolano il territorio Ue. La dichiarazione congiunta dei 29 Paesi è stata approvata al termine della conferenza internazionale sulla riduzione delle emissioni di gas serra alla quale hanno partecipato i rappresentanti di 33 Stati e che si è conclusa a Mosca il 22 febbraio scorso. La dichiarazione include una serie di misure di rappresaglia contro l'Emission trading system (Ets) dell'Unione europea (il sistema per lo scambio delle quote di emissioni di gas a effetto serra) e impegna i Paesi firmatari “ad introdurre ogni misura, conformemente alla legge nazionale, per bloccare completamente l'Ets/Ue o ritardarlo”. L'Ue ha stabilito che da gennaio 2012 tutte le compagnie aeree che operano in Europa devono acquistare l'equivalente del 15% delle loro emissioni di gas inquinanti. Quello dell'Unione europea, entrato in vigore dal 1 gennaio, è uno dei provvedimenti di più ampia portata mai adottato da un Paese o da un'area regionale per regolamentare le emissioni di gas serra. Si stima che siano circa 4.000 le compagnie aeree che dovranno pagare la tassa europea sulle emissioni di CO2. L'Amministrazione dell'aviazione civile della Cina ha dichiarato che “l'implementazione di questo sistema non solo falsa la concorrenza, distorce lo sviluppo del settore del trasporto aereo e crea un onere finanziario per i viaggiatori, ma danneggia anche la fiducia che è il fondamento della risposta globale ai cambiamenti climatici”. La querelle tra Unione europea e Cina sul pagamento della tassa per le emissioni aeree è iniziata già qualche settimana fa, quando Pechino ha formalmente vietato alle sue compagnie di versare a Bruxelles le somme richieste e calcolate in proporzione alle emissioni prodotte. Secondo il Governo orientale la decisione Ue è “contraria ai principi pertinenti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e alle norme internazionali dell'aviazione civile”. Il vice-ministro dei trasporti russo, Valery Okulov, ha fatto sapere che la Russia e la Cina condividono lo stesso punto di vista e che Mosca potrebbe imporre delle restrizioni alle compagnie europee che sorvolano la Siberia. Tra i 29 Paesi che a Mosca si sono ufficialmente schierati contro la carbon tax Ue sui trasporti aerei vi sono anche diversi Stati africani (Sudafrica, Burkina Faso, le Camerun, Egitto, Nigeria, Uganda e Swaziland) che hanno definito la tassa europea “ingiusta” e “inefficace”. Secondo Tom Enders, presidente esecutivo dell'Airbus, l'imposizione da parte dell'Unione Europea della carbon tax alle compagnie aeree potrebbe scatenare una guerra commerciale. D'altro canto, la Commissione europea sostiene che si tratti di un provvedimento necessario per affrontare la lotta globale contro i cambiamenti climatici. Bruxelles è ovviamente consapevole delle proteste sollevate da tutti i principali paesi a livello internazionale alle nuove norme contro le emissioni di CO2 provocate dagli aerei, che sostengono che queste siano illegali. Tuttavia, già lo scorso dicembre la Corte di giustizia europea ha dato ragione ai paesi Ue contro alcune delle principali compagnie americane. Secondo la Corte infatti, la legislazione europea “non viola né le convenzioni internazionali né la sovranità nazionale”, come ha ricordato il portavoce della commissaria Ue per l'azione climatica Connie Hedegaard. Pertanto, ha aggiunto il portavoce, “l'Ue non si deve vergognare di essere in posizione di leadership nella lotta ai cambiamenti climatici, anzi, deve esserne orgogliosa”.

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