E se la Grecia esce dall'euro? Minacce in tempi di crisi

Mentre si fa sempre più concreta in Grecia l'eventualità di una nuova tornata elettorale fra un mese, vista l'impossibilità di trovare una coalizione di governo stabile, dall'Europa e dai mercati arrivano minacce. Se non si seguiranno alla lettera le direttive imposte dalla troika il paese verrà escluso dall'euro. Ma siamo sicuri che per i cittadini sarebbe un dramma?

E se la Grecia esce dall'euro? Minacce in tempi di crisi
Sono ore strane e concitate in Grecia. Tese, fitte di contrattazioni, di dubbi, interrogativi. Da un lato le pressioni dell'Europa, che chiede un'immediata ristrutturazione del debito e minaccia l'esclusione dall'euro. Dall'altro il crescente malcontento di una popolazione vessata ogni giorno di più dalla crisi e dalle misure di austerità. Nel mezzo i partiti appena usciti dalle elezioni, che cercano da una manciata di giorni di mettere in piedi un governo che goda di una maggioranza stabile; e lo spettro di nuove elezioni fra un mese che si fa ogni ora più concreto. Protagonista indiscusso di questi giorni è stato Alexis Tsipras, giovane leader della Coalizione di sinistra radicale Syriza che ha rifiutato ogni forma di accordo e compromesso con gli altri partiti maggiori puntando dritto alle nuove elezioni. Il suo partito è divenuto con l'ultima tornata elettorale il secondo partito del paese grazie al crollo del Pasok, storico partito di centrosinistra reo, agli occhi degli elettori, di ave avallato il piano di salvataggio “lacrime e sangue” proposto dalla troika. Dopo che i maggiori partiti erano stati convocati dal Presidente della Repubblica Karolos Papoulias, Tsipras aveva annunciato che l'accordo era stato trovato ma che il suo partito non ne faceva parte. Si sarebbe trattato, nelle sue dichiarazioni, di un governo di unità nazionale a tre che comprendeva i conservatori di Nuova Democrazia, lo storico partito di centrosinistra del Pasok e il Dimar, partito di sinistra filoeuropea. “Non posso accettare quello che considero un errore”, aveva detto Tsipras dopo l'incontro con il capo dello stato. “Non ci chiedono solo di essere d'accordo, ma anche di essere complici”. L'accordo era poi stato smentito quasi subito dal leader di Dimar, Fotis Kouvelis, che ha accusato Tsipras di “bugie diffamatorie”. Oramai un accordo pare quasi impossibile e Tsipras è in procinto di aprire la campagna elettorale per le nuove elezioni. Obiettivo: diventare il primo partito del paese. La linea è quella dura, contro le misure imposte dall'Europa, l'austerità e l'intesa definita da Pasok e Nuova democrazia con la comunità internazionale. “Quelli che hanno governato negli ultimi anni non riescono ad accettare il messaggio arrivato dalle urne e continuano con i ricatti. Non saremo complici dei loro crimini”, ha dichiarato. I mercati hanno reagito violentemente alle ipotesi ventilate dalla sinistra greca. Le borse di tutto il continente fanno segnare perdite consistenti ed i differenziali (spread) dei paesi più in crisi continuano a salire senza tregua (quello italiano supera oggi la soglia dei 420 punti). Proprio sullo spread si è espresso oggi il presidente della Consob, Giuseppe Vegas. Egli ha parlato senza mezzi termini di "dittatura dello spread", che "attribuisce ogni potere decisionale a chi detiene il potere economico, nei fatti vanificando il principio del suffragio universale". “Affidare il nostro futuro a un numero – ha continuato - costituisce anche un modo di abdicare ai nostri doveri. Le nostre paure sono sintetizzate in un numero che oggi è rappresentato dallo spread e che si basa su fondamentali dell'economia. Tuttavia incorpora un giudizio di valore sintetico e soggettivo che, spesso, li travalica”. Neppure l'Europa è rimasta a guardare impassibile. Sono partite subito pressioni e minacce, prima fra tutte quelle riguardanti l'uscita dall'euro. José Manuel Barroso, presidente della Commissione Europea ha minacciato: “Se un membro del club non rispetta le regole, è meglio che se ne vada dal club”. Gli ha fatto eco Daniel Cohen-Bendit, leader dei Verdi, pochi giorni fa dall'aula dell'Europarlamento: “Quante volte vogliamo far votare i greci, una, due, tre, quattro volte, prima di vederli venire in ginocchio a pregarci di aiutarli”. Ovvio il sostegno dei media. Der Spiegel, settimanale tedesco, ha recentemente pubblicato un approfondimento in cui si afferma che la Grecia è in procinto di uscire dall'euro. Yanis Varoufakis, professore di economia politica all'Università di Atene ed ex docente a Cambridge e a Sidney ha una teoria a riguardo. “È mia opinione – scrive in unpost sul suo blog - che Der Spiegel, in accordo con determinati circoli all'interno del governo tedesco (in particolare il Ministro delle Finanze) stesse cercando di mandare un messaggio al Cancelliere ma anche al Primo Ministro greco”. “Quale messaggio? Che ci sono cose molto peggiori che una ristrutturazione del debito, la peggiore delle quali uno smantellamento dell'euro passo dopo passo che comincerà non appena un Paese come la Grecia sarà forzato in una situazione impossibile da sostenere. E che continuare a negare l'evidenza, e proporre bugie su bugie riguardo la sostenibilità della situazione in corso, non sarà più tollerato”. Ora è necessario porsi due domande. La prima: perché tanto accanimento contro la Grecia, un paese relativamente marginale e con un pil che non raggiunge neppure il 3 per cento di quello dell'Unione? E poi, seconda domanda, siamo sicuri che un'uscita dall'euro avrebbe davvero conseguenze catastrofiche per il paese? Per rispondere al primo quesito, le ipotesi avanzate fino ad ora prendevano in considerazione solo il “fattore emulazione” come spiegazione alla rigidità delle misure europee. Se l'Europa si dimostra flessibile col debito ellenico, si diceva, poi anche le altre nazioni pretenderanno un trattamento simile: per questo l'Unione ha adottato la linea dura. La Grecia doveva essere, nella prospettiva della troika, un monito per gli altri paesi, un esempio di ciò che succede se non si rispettano le dure leggi della oligarchia finanziaria internazionale. Ma una serie di recenti indagini aggiungono nuove prospettive. “Mentre continuano a svolgersi gli eventi nella crisi economica europea – scrive Peter Papaherakles sul noto giornale online statunitense americanfreepress.net – sta diventando chiaro che la posta in gioco è molto maggiore nel caso della Grecia. La reale questione riguarda chi controlla le enormi riserve di gas e petrolio situate proprio vicino alla costa ellenica”. Secondo l'articolo esiste infatti un immenso giacimento di petrolio e gas naturale nel Mediterranneo orientale, nella zona tra le isole di Creta, Cipro e Rodi che potrà fornire energia all'Europa per 50 anni. Il valore di queste riserve? Qualcosa fra i 9 trilioni e i 12 trilioni di dollari americani, una cifra che neanche si riesce a immaginare tanti sono gli zero che la compongono (18 per l'esattezza). Sarebbe questo giacimento a far gola alle banche europee, così come alla Russia e alla Cina, che più volte nell'ultimo periodo si sono proposte di aiutare la Grecia con prestiti consistenti. Anche per quanto riguarda il secondo quesito possiamo avvalerci di uno studio. Per l'esattezza quello realizzato, per fini tutt'altro che nobili, da Michael Cembalest, un analista di JP Morgan. Si tratta di una ricerca sulla solidità della moneta unica europea, utile ai broker per decidere se scommettere a favore o contro l'euro nelle loro speculazioni finanziarie. Cembalest ha calcolato il “tasso di dispersione” dell'Ue, ovvero quanto differiscono i paesi che la compongono. Ad una dispersione alta corrispondono maggiori difficoltà nel trovare un'unione monetaria stabile e viceversa. Egli ha comparato i vari stati dell'unione prendendo in considerazione un centinaio di fattori tratti dal Global Competitiveness Index, del World Economic Forum: dal Pil pro-capite alla indipendenza della magistratura, fino ai chilometri-passeggero delle linee aeree. I risultati sono quelli espressi nella tabella qui sotto. Vi sono elencate unioni monetarie esistite in passato ed anche alcune totalmente arbitrarie. Nella penultima colonna, ad esempio, è rappresentato il tasso di dispersione di una inesistente unione monetaria che riunisce i 13 paesi che cominciano con la M”. L'assurdo risultato è che persino questa risulterebbe composta di paesi meno divergenti di quelli da cui è composta la zona Euro. Insomma, per rispondere alla seconda domanda, è sempre più evidente che la moneta europea è una forzatura assurda e contro natura. Uscirne, per la Grecia come per la maggior parte delle nazioni, non sarebbe che una benedizione. LEGGI GLI ALTRI ARTICOLI SULLA CRISI GRECA

Commenti

Premesso che capisco poco di economia e di tutti sti meccanismi infernali macro ecoinomici , spread e via discorrendo.Una cosa è certa la situazione è drammatica interi popoli ,milioni di cittadini sono minacciati dalla catastrofe della crisi orribile .Da far paura al punto che diversi imprenditori per le pessime previsioni si sono tolte la vita, e tutti questi episodi luttuosi la dicono lunga sugli sui disastrosi effetti psicologici della situazione economico-sociale. Tutto ciò premesso tornando al dilemma Grecia, sarebbe saggio da parte delle maggiori forze politiche mettere da parte i colori, le idiologie per raggiungere un accordo ,formare un governo di salvezza nazionale e mettersi all'opera per uscire dal pantano. I greci con tutti i risentimenti per l'UE contro la troyka sappiano e lo sanno che da soli non hanno alternativa al baratro , abbraccino la croce , si rimbocchino le maniche a fare quello che possono che unito all'aiutino dei partners europei possono pure farcela.Se malauguratamente dovessero rassegnarsi a stare braccia conserte e uscire dall'EU e quindi dalla moneta unica sarebbe una jattura per loro per altri partner europei Spagna Italia e Portogallo perchè sarebbe inevitabile l'effetto di trascinamento rovinoso verso il crollo economico finanziario non solo del vecchio continente ma con effetti disastrosi planetari.E una simile eventualità non gioverebbe a nessuno e tutti siamo fiduciosi che il caso Grecia si risolva felicemente per il bene dei greci e della collettività internazionale
turiddu, 14-05-2012 06:14
le cose sono due o la grecia rimane nel euro prigione e fara la fine della jugoslavia insomma intendo gueriglia,disordine sociale, poverta nelle strade insomma una specie di un qualsiasi paese Africano depradata di tutte le sue risorse e schiavoecc. o pure esce dall euro e si stampa le sue monete e fotte il sistema... paga il debito senza interessi e per far ripartire l' occupazione apre nuove rotte di commercio verso altri paesi che non usano questo sistema. io opteri per la seconda...visto una soluzione cè non serve essere economisti basta non credere nel debito, rating,spread e quantaltro possa confodre le menti sane del popolo. questa estate qualcuno dovra decidere ormai il tempo è scaduto... ah dimenticavo poi tocchera anchè a noi italiani scegliere, eu8ro o liberta ...ma grazie a monti decidera lui per noi!!!
Dantes, 14-05-2012 09:14
Caro don turiddru, baciamo le mani... :) Neanch'io sono un genio della Bocconi e d'economia ne mastico giusto un po. Ma parlando di cosa sia meglio se stare in EU o meno ho l'impressione che oggi starne fuori sarebbe di gran lunga preferibile se non si soffre poi un'embargo come vendetta... ma io nell'Euro non ci sare Si certo gli import costerebbero molto di più e bisognerebbe ricostruire le reputazione della valuta Greca tra le altre cose... non sarebbe una cosa facile, ma meglio che avere suicidi a chaos. A lungo termine sarebbe una migliore scelta che non rimanere sotto il giogo di una economia controllata da elites globali che se ne fregano della salute finanziaria degli stati membri tanto che continuano ad imporre condizioni tramite accordi che non favoriscono le realtá nazionali ne tantomeno la ripresa e fanno leva su capi di governo corrotti o manipolati come burattini. Intanto il paese (Grecia tanto quanto Italia) rimane ricco di risorse che possono sostenere la popolazione locale... creare la percezione che senza rimanere in EU sia tutto perduto é una fandonia. Certo bisognerà rimboccarsi le maniche e soprattutto bisognerà punire chi agisce in modo disonesto e bisognerà ridimensionare un po le mire del paese per creare un'economia autosufficiente... ma sarebbe tutto a vantaggio della popolazione del paese. A volte mi chiedo come mai siamo arrivati a credere che non si possa continuare a vivere a meno che non si faccia parte di una realtà globale? Ma scherziamo? Bisogna rimettere il tutto in prospettiva e riuscire a riscoprire che si può vivere (felici e contenti) senza essere schiavi del globalismo elitario con risorse locali... ovviamente con qualche rinuncia e specialmente senza le fetenzie e falsità che vengono vendute dai media come status symbols e necessità vitali! No non ho bisogno di andare in giro in Ferrari o di possedere un jet personale con autista e ville in giro per il mondo... chi vede quelle come necessità o cose a cui tendere, non solo non sarà capace di sopravvivere in una realtà non globale, ma non vivrà felice neanche quando avesse raggiunto tali "traguardi" ;) Un cambio di valori é realmente necessario per uscire dal vivere le menzogne in cui si é stati (volenti o nolenti) indotti a credere... e non e così impossibile come possa apparire (o ci vogliano far capire), ma la volontà deve essere in tutti quelli che fanno parte della stessa comunità o comunque la stragrande maggioranza... Islanda docet in questo caso.
freakqnc, 14-05-2012 10:14
La Grecia sta dimostrando al mondo che nessuno può pensare di schiacciare un intero popolo per favorire gli interessi dei mercati e la dittatura dello spread. I non disinteressati profeti di "catastrofi apocalittiche" nostrani, non si rendono conto che ormai perfino la ABI e la Consob, Ciampi.. (Prodi e Draghi..non ancora ..sic..), Hollande, Obama e fra poco la stessa Germania, denunciano la assurdità di un sistema finanziario che pretende di imporre la propria volontà alle nazioni attraverso "governi tecnici" alla cui guida sono posti uomini di loro stretta fiducia che hanno il solo "mandato" di smantellare e svendere le imprese strategiche come Iri, Eni, Finmeccanica etc. ovvero l'ossatura industriale alla base dell'economia reale dei paesi messi sotto attacco. La Grecia, che vuole uscire dalla trappola della "eurozona" e non dall'Unione Europea, sta combattendo anche per nostro conto e come Leonida alle Termopili probabilmente salverà di nuovo l'Europa dall'assalto dei nuovi barbari, i padroni dei "mercati". Anche se ciò dovesse costare qualcosa a noi italiani, dovremmo capire che mai danaro fu speso per una causa migliore, in quanto servirà ad affermare il principio che le imprese, i lavoratori, il patto sociale fra cittadini ed istituzioni "legittime", lo Stato di Diritto, la Costituzione, la Democrazia, nessuno le può toccare impunemente, neanche Berlusconi, Monti o Napolitano.
antonimo, 15-05-2012 06:15

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