La vita in camper: un nido che viaggia

Riccardo McOtter ha 34 anni e dalla primavera del 2010 ha fatto una scelta che molti potrebbero definire quantomeno originale: vive in camper insieme alla sua compagna e con il camper si sposta, si muove, scopre e vive realtà sempre diverse. Noi, questa vita, ce la siamo fatti raccontare da lui.

La vita in camper: un nido che viaggia

Una casa che si sposta, un nido che viaggia con noi; è questo che ha mosso Riccardo all’esperienza che ci racconta. In questi tempi in cui ogni certezza del passato (magari di quelle che apparentemente ritenevamo tali) tende a svanire, c’è chi dell'essere ne cerca di nuove e diverse, più che dell’avere.

«Vivo in camper in maniera quasi continuativa dalla primavera del 2010, insieme alla mia ragazza – racconta Riccardo - Durante i mesi invernali, mi appoggio spesso dove capita: a casa della mia compagna oppure da parenti e amici. Con questo non voglio dire che vivere in camper d'inverno sia impossibile, ma per svariate ragioni finora ho preferito sfruttare, quando possibile, soluzioni alternative. Tuttavia, è probabile che trascorrerò il prossimo inverno interamente in camper. L'idea di viaggiare sopra una casa con le ruote, che può portarti ovunque desideri, mi ha affascinato fin da piccolo. Anche in età adulta non ho mai abbandonato il proposito di acquistare un camper, ma le mie inadeguate disponibilità finanziarie, unite agli impegni quotidiani che non lasciano mai spazio alla possibilità di realizzare desideri all'apparenza frivoli, mi hanno sempre trattenuto dal realizzare questo mio sogno. Tuttavia, dopo il sisma che nel 2009 ha colpito la mia città, L'Aquila, il progetto del camper è tornato ad affacciarsi sotto un'altra veste: non più sogno nel cassetto, ma incombente necessità».

Allora Riccardo ha agito. Di fronte allo sgretolarsi di beni e certezze.

«Il sisma del 2009 ha distrutto in un colpo solo quasi tutto ciò che avevo costruito nel corso di svariati anni – continua - Dunque, andando a vivere in camper avrei avuto solo da guadagnare, sotto tutti i punti di vista». E qui Riccardo ha messo in gioco anche un’altra sua passione che coltivava fin da bambino: scrivere. «Nel corso della mia vita ho sempre fatto di tutto per salvaguardare il tempo e le risorse economiche necessarie a portare avanti i miei progetti di scrittura: al contrario di quanto molti pensano, si tratta di un'attività che, se presa seriamente, richiede molte ore di studio ed esercizio quotidiano. Per questo, dopo il sisma, mi sono trovato a un bivio: cercarmi un lavoro, sottraendo così tempo alla mia attività di scrittura (che dunque sarebbe diventata un semplice hobby), oppure andare a vivere in camper e continuare a dedicarmi alla scrittura a tempo pieno. Infine ho optato per la seconda scelta. Per mia fortuna il sisma non mi aveva lasciato del tutto a terra: disponevo infatti di una piccola rendita mensile (circa 500€) che mi avrebbe permesso di poter vivere in camper. In tal modo, ho potuto evitare di pagare un affitto e ho venduto l'auto, abbattendo così drasticamente le spese mensili. Inoltre il camper mi ha permesso di mantenere uno stretto rapporto con la natura e in particolare con le mie adorate montagne abruzzesi, dove trascorro buona parte del mio tempo».

Quali i disagi e quali invece gli aspetti positivi?

«Dopo svariati anni posso dire con certezza che gli elementi positivi superano di gran lunga i disagi. Certo, il camper obbliga a numerose rinunce e compromessi. In primis: bisogna fare economia di acqua, energia elettrica, gas. Bisogna poi porre attenzione ai luoghi in cui si decide di sostare nella notte. Un altro problema del camper è ovviamente quello degli spazi ridotti: vivere in due o più persone in un ambiente unico di 12 metri quadri impone grande capacità di adattamento, tolleranza e collaborazione. Ma a fronte di queste problematiche, il camper offre ciò che una casa non potrà mai offrire: libertà assoluta di spostamento e radicale abbattimento del costo della vita.

Nel mio blog, www.vivereincamper.com, offro una panoramica di tutte le problematiche, utili consigli, guide pratiche, e riporto preziose testimonianze di altri fulltimers come me».

Come va cambiata la prospettiva lasciando la casa (ferma e immobile) per approdare al camper (libero e mobile)?

«Di certo la scelta di vivere in camper non è praticabile da chiunque. La situazione ideale è quella di una persona sola o una coppia senza figli. Il camper si rivela una scelta vincente soprattutto per chi lavora online, oppure svolge lavori itineranti, o dispone di una piccola rendita economica, come nel mio caso (appartamento in affitto). Lasciando le comodità di una casa, è inevitabile affrontare uno stravolgimento delle proprie abitudini. Tuttavia, come scrivo nel mio libro, non si tratta solo di cambiamenti in senso negativo, tutt'altro. Il camper è come un compagno: se lo si ama e si prova simpatia per lui, i giorni trascorsi insieme saranno indimenticabili. Se invece appena saliti bordo si avverte un senso di tristezza, oppressione e claustrofobia, allora probabilmente la vita su quattro ruote non fa per noi».

Riccardo McOtter è anche autore del libro “Casa mia. Quattro anni su quattro ruote”.

Scheda di presentazione:

Una sera come un’altra: computer, tisana, chiacchierata al cellulare. Ma alle tre di notte, l’inferno. E il mattino dopo, un’altra vita.

In seguito al sisma decido di trasferirmi in camper pur di non dover rinunciare a ciò che più amo: scrivere romanzi.

Un viaggio attraverso i primi terribili giorni post-terremoto, la disperazione e la rinascita, e infine la vita in camper fra le vette delle montagne. La riscoperta del quotidiano e l’abbandono del superfluo in un’autobiografia che rifugge la retorica e il melodramma in favore di riflessioni ironiche, irriverenti e non prive di un velo d’umorismo.

Per saperne di più: www.vivereincamper.com

 

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Commenti

Conosco chi, questa scelta, l'ha fatta 20 anni fa...e i motivi sono stati diversi. Difficoltà economiche e la possibilità di non avere vincoli - anche di tasse - che penalizzano il regolare proprietario di una unità immobiliare. Una scelta interessante, controcorrente, e una intelligente forma di protesta.
Evi Mibelli, 27-08-2014 03:27

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