Appunti per un mondo nuovo

“Ci sono luoghi e tempi in cui ci sembra di essere stati e dunque di poter tornare. Qualcuno pensa all’infanzia, altri al giorno in cui si sono innamorati...”.

Appunti per un mondo nuovo
In un documentario di Pier Paolo Pasolini, Appunti per un film sull’India, l’autore dell’adolescenza, delle periferie, degli sguardi primitivi, della violenza originaria riprende piccole scene del suo viaggio e ci racconta una favola, pensando ad alta voce. Sono ipotesi, appunti trascritti su pellicola invece che su carta. Dovrebbe essere la storia della famiglia di un maharaja, caduta in disgrazia e povertà dopo la morte del padre. Il grande re si è dato in pasto ad un gruppo di tigrotti affamati, come vuole lo spirito della sua religione. Questo è allora il palazzo, dice Pasolini, o forse questo: no, sicuramente è questo qui. E questa potrebbe essere la madre, un’immaginetta santa, in cui la giovane donna vestita graziosamente all’orientale è in ginocchio davanti al bambino e lo bacia, devota alla creatura amata. E i figli, eccoli: questo è il maggiore, questo il più piccolo, questa è la figlia femmina, un tenero agnellino. Ci fa vedere tutti i dettagli, Pier Paolo, mentre li riprende con l’occhio della telecamera che è diventato un occhio della mente. In uno dei villaggi di contadini, in cui entra per osservare come si svolge e si smette il lavoro quotidiano, resiste una desolazione bucolica, una luce sacra, la calma di un tempio senza tetto e senza porte. Che Pasolini abbia cercato in India l’innocenza che nemmeno il mondo marginale dei quartieri romani riusciva ormai a restituirgli sarebbe troppo o troppo poco, da dire. Certo quei volti di giovani indiani immobili, assorti in un sorriso bianchissimo, avidi di vita e di futuro, somigliavano a qualcosa di perduto, di mai più trovato, già prima di cominciare a cercarlo. Ci sono luoghi e tempi in cui gli sembra, ci sembra, di essere stati e dunque di poter tornare. Qualcuno pensa all’infanzia, altri al giorno in cui si sono innamorati, a una sera sotto la luna nel bosco, soli nella pioggia in riva al mare, una di quelle musiche invece di studiare, le parole che non ricordiamo ma facevano più o meno così, il volto della madre al ritorno da scuola, il padre che si chiude nella stanza stanco di lottare. È a quella storia che vogliamo fare ritorno e ne cerchiamo immagini come tracce nella realtà. Le cerchiamo viaggiando, leggendo, facendo l’amore, fermando per strada un estraneo con lo sguardo, chiedendo una specie di indicazione, non sappiamo spiegarci bene per dove. Lo cerchiamo nella memoria, il posto in cui siamo rimasti perché è lì che siamo sempre veramente stati. Possiamo addirittura raccontarne aneddoti, più o meno credibili, incredibilmente vividi. Ma quei palazzi, tutti quegli occhi, quell’ora del riposo, il segreto inconfessabile, la voce lontana delle donne, forse sono ancora ad aspettarci. Sono nostalgia di un mondo a venire, quel che proviamo a raggiungere e intanto ne inventiamo la mappa credendo, per fortuna erroneamente, di averlo già vissuto.

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