Prime (e ultime) corse verso il cambiamento

La storia di una donna di quarantanove anni, del Sud Italia, e le difficoltà incontrate nel tentativo di cambiare la sua vita.

Prime (e ultime) corse verso il cambiamento
Giudicate voi. Una donna di quaratanove anni che ne dimostra almeno dieci di meno. Una specie di Sophia Loren – a chi piace il genere - in viaggio di ritorno verso un paesino appena fuori Napoli, con la madre settantenne. Se ne torna indietro dal primo tentativo di convivenza della sua vita. Dopo trent’anni di impiego come segretaria pagata in nero, decide di lasciare il lavoro, dato che già da tempo la pagavano saltuariamente (quattrocento euro, con calma), e anche la casa in affitto. I mobili, del tipo che andava di moda negli anni cinquanta, provenienti da qualche altro parente o vecchio matrimonio di famiglia, non li aveva voluti nessuno. Lascia tutto questo niente, dopo aver conosciuto una guardia giurata: si innamora e decide di ‘mettersi in gioco’, di provare a dare forma e realtà al proprio sogno. La mamma viene spedita per un periodo vicino Bergamo, dove l’altro figlio è sposato e sistemato come autista di pullman. Potrebbe passare lì la vecchiaia, mentre lei trova, accanto a un uomo finalmente, un po’ della felicità che per tanto tempo ha immaginato. Comincia a cercare un lavoro nel posto in cui vive la guardia giurata, un paese in provincia di Roma, sul lago di Bracciano. A lui porta duecento euro, un contributo per qualche spesa. Glie li manda ogni mese sua madre. Non avendo mai visto altro che il posto in cui è nata e vissuta, si ambienta a fatica ma non si perde d’animo. Inizia a guidare la macchina nei dintorni, conosce i commerciati del luogo, cerca aiuto in chiesa – si sa che i preti conoscono un sacco di gente e possono dare indirizzi e raccomandare brave persone - eppure niente. Il suo compagno le suggerisce di spostarsi verso Roma ogni giorno a chiedere lavoro, come se bastasse andare in giro per il centro con un pacco di curricula e lasciare volantini nei bar, nei negozi, come donna delle pulizie, cameriera o baby sitter. Ma lei non ci si vede a vagare nel grande mondo con quelle carte in mano, il suo accento del sud, e un aspetto smarrito che la metterebbe a rischio anche mentre aspetta che scatti il semaforo. Nel frattempo prepara pranzi, stira camicie, lo aspetta quando smonta dai turni, vanno a fare la spesa. La guardia giurata guadagna millecento euro al mese, non paga gli alimenti alla ex moglie e – dice lui - mangiare in due costa il doppio. Il contributo di lei è troppo poco, e non ce la possono fare. Dopo quattro mesi lui le consiglia di tornarsene giù, che non è cosa. Lei invece, col cuore infranto e i pensieri in subbuglio, va ancora più al nord e raggiunge sua madre. Ci prova ancora a cercare lavoro, anche lì. Forse da quelle parti è diverso, ci sono più occasioni. Magari senza amore, ma con una sua raggiunta indipendenza economica riuscirebbe almeno a dimostrare che partire e rischiare era coraggio e non follia. Rimane ospite del fratello e di sua moglie. Stringersi in quattro in una casa per due e doversi aiutare non è semplice: le tensioni si accumulano, gli scontri si soffocano, i pianti si fanno insopportabili. Sua madre poi vuole ‘scendere’ a tutti i costi, non riesce ad adattarsi, è troppo anziana, non potrà mai trovarsi bene da sola in un appartamento, senza i suoi riti e le amiche con cui fare chiacchiere e ricami. E così torna sui propri passi, perché nemmeno a Bergamo avevano bisogno di lei, ci sono già tante straniere meglio inserite. Adesso deve prendere una nuova casa in affitto per loro due, ricomprare tutti i mobili, e nel frattempo staranno entrambe, madre e figlia, ospiti di una zia. Quando lo racconta, che era andata per costruire, per cambiare, per provare a fare un passo verso la speranza, vincendo la propria storia e quello che ora chiama destino, contro ogni ragionevole possibilità, le girano un po’ di lacrime negli occhi. In più la guardia giurata si è subito riaccoppiata, con una brasiliana che lavora in un ristorante però, e guadagna abbastanza anche già con le mance. Lei continua a ripetere che se avesse trovato un lavoro le cose sarebbero andate diversamente. Si è convinta di aver perduto la sua unica vera battaglia. Dice ‘certo è pesante stare seduti’, le rispondo di alzarsi un po’. Mi chiede ‘e dove vado?’.

Commenti

Cara Signora..la chiamo cara perchè la sua storia assomiglia per molti aspetti alla mia, che dire, non molli...tenga duro... Il problema non è lei, piuttosto il tipo di società nella quale viviamo! In merito all'uomo che la lasciata andare, senza sostenerla, aiutarla, proteggerla...ma di quale amore parlava???!!! Lei, così combattiva, forte, tenace, merita di più, molto di più!!! Grazie per l'articolo! Un augurio di buona vita alla protagonista di questa storia...
Barbara, 27-03-2012 01:27

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