Petrolio: no alle trivelle nel Canale di Sicilia

Pronto l’insediamento del campo Vega B al largo di Ragusa, ma Provincia e Regione Sicilia si mobilitano per sensibilizzare opinione pubblica e Ministero alla tutela delle proprie acque costiere, opponendosi al rilascio delle autorizzazioni di ricerca di nuovi giacimenti petroliferi.

Petrolio: no alle trivelle nel Canale di Sicilia
Il 9 settembre scorso a Scoglitti, nella provincia iblea, si è tenuta una manifestazione per chiedere allo Stato il blocco di tutte le autorizzazioni di progetti di ricerca e le perforazioni petrolifere off shore nel Canale di Sicilia. L’iniziativa è stata promossa dal Consorzio di ripopolamento ittico “Golfo di Siracusa”, alla presenza del dimissionario presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, l’assessore alle Risorse agricole, Francesco Aiello, e l’assessore al Territorio e Ambiente, Alessandro Aricò. Una piccola imbarcazione con a bordo, tra gli altri, l’assessore regionale all’Ambiente Alessandro Aricò e la responsabile Mare di Greenpeace Giorgia Monti si è diretta alla piattaforma petrolifera Perla, posta a 13 chilometri dalla costa di Gela, sede di una delle raffinerie più grandi d’Italia. A bordo è stata firmata una nota che invita a sensibilizzare il territorio siciliano ad intraprendere iniziative tese a fermare altre perforazioni sul Canale di Sicilia autorizzate dall’attuale governo nazionale. Le elezioni amministrative in Sicilia incombono e tra qualche mese vedremo quali posizioni manterranno i politici sulla faccenda. Le perforazioni riguardano stabilmente circa 1500 chilometri di costa siciliana, la diversità biologica di un ecosistema unico nel Mediterraneo e i danni arrecati all’immagine paesaggistica. I danni ricadono su migliaia di uomini impiegati nel comparto ittico, un’attività produttiva fondamentale perché un terzo del pescato nazionale proviene dall’isola. A fronte di ciò, le multinazionali petrolifere depositano allo stato italiano canoni di concessione esigui a fronte di guadagni esponenziali. L’azione della provincia di Ragusa si somma a quella dell’associazione ambientalista Greenpeace, che con lo slogan U mari nun si spirtusa (il mare non si buca) ha già lanciato nei mesi estivi la campagna No Trivelle tour nella Regione, contestando le trivellazioni petrolifere offshore nel Canale di Sicilia giusto mentre l’industria petrolifera e il Governo disponevano l’ampliamento della produzione di petrolio nel delicato tratto di mare tra la Sicilia e Malta. A fine luglio, infatti, Edison ha depositato al Ministero dell’Ambiente i documenti per ottenere la VIA al progetto di costruzione di una nuova piattaforma petrolifera al largo della costa iblea, nel mare ragusano. Nella stessa area in cui è insediata la Vega A, infatti, Edison vorrebbe costruire la Vega B, piattaforma quasi gemella che serve per mettere in produzione la seconda parte della concessione petrolifera C.C6.EO. L’operazione consentirebbe a Edison (insieme al suo partner al 40% nella concessione ENI) di completare il progetto originario di sviluppo risalente al 1984, secondo cui il campo Vega è costituito da due sacche di petrolio non collegate tra loro, da trivellare separatamente. Cosa che gli sarebbe consentita perché il campo Vega si trova a qualche centinaio di metri dal limite delle 12 miglia previsto dalla sanatoria varata da Passera sulle trivelle offshore. Per mettere in funzione la Vega B si pensa di cominciare a perforare il fondale marino con 4 pozzi. In caso di risultati positivi, potrebbe subentrare la necessità di perforarne altri 24 al fine di produrre 6400 barili di greggio al giorno. Netta l’opposizione alle nuove concessioni petrolifere da parte del Sindaco di Modica (RG) Antonino Buscema. Circostanza di grande rilievo perché il Comune di Modica (città turistica, Patrimonio Unesco per il barocco siciliano), che ha una frazione marittima sul Canale di Sicilia, è sede del Tribunale dove si svolge il processo per la vecchia piattaforma Edison, società accusata di aver iniettato nei pozzi acque di sentina e altri rifiuti senza l’autorizzazione del Ministero. Autorizzazione che Edison conferma di avere fin dal 1990. Nel comunicato stampa pubblicato sul sito ufficiale lo scorso 6 settembre, il sindaco Buscema ha annunciato la propria contrarietà all’installazione della piattaforma Vega B. Antonino Buscema ha chiesto al Commissario straordinario della Provincia Regionale di Ragusa la convocazione urgente dei sindaci di Modica, Scicli e Pozzallo in tavolo tecnico, dal momento che sia la Provincia sia i tre Comuni sono chiamati ad esprimere il proprio parere nella procedura di valutazione di Impatto Ambientale, per la quale il Ministero dell’Ambiente ha già comunicato loro la procedibilità dell’istanza. Se si vuole agire, bisognerà farlo entro il 25 settembre, data utile per depositare osservazioni contrarie. “È necessario – prosegue il comunicato stampa - che le istituzioni del nostro comprensorio concordino un’azione comune di contrasto all’iniziativa di raddoppio della piattaforma Vega, che peraltro sembra fare da battistrada alla costruzione di nuove piattaforme nel Canale di Sicilia, per le quali risultano già in corso le pratiche autorizzative.” “La Sicilia – ha ricordato l’assessore regionale all’Ambiente, Alessandro Aricò durante la manifestazione - non solo è uno dei maggiori produttori di carburante per l’Italia ma anche dal punto di vista delle raffinerie siamo ai primi posti, ciò nonostante il prezzo del carburante in Sicilia è il più elevato tra le regioni italiane. Inoltre le trivellazioni nel mare Mediterraneo espongono i nostri mari ad una serie di danni ambientali nel tempo irreversibili. Fermiamo allora l’estrazione di petrolio - ha concluso Aricò – e tuteliamo il nostro mare e le nostre coste, promuovendo energia pulita e biosostenibilità, che è l’unica via da percorrere per il nostro futuro e quello dei nostri figli”. Rivendicando la validità della delibera regionale del 23 agosto e il protocollo per la tutela del Mare Mediterraneo introdotto dalla convenzione di Barcellona, la Regione ha chiesto al Governo nazionale “il blocco temporaneo e immediato di tutte le autorizzazioni per progetti di ricerca e perforazioni off-shore, comprese quelle la cui istruttoria risulta a oggi in itinere, in attesa di una celere e puntuale regolamentazione della materia; la rapida istituzione anche nel Canale di Sicilia di una Zona di Protezione Ecologica (ZPE), così come esiste nel Mar Ligure e nel Mar Tirreno, ecc.”.

Commenti

La Sicilia è la regione che produce la maggiore quantità di petrolio fra le regioni italiane. Sul suo territorio insistono le più grandi raffinerie che producono e raffinano oltre il 60% del carburante che si consuma in Italia con tutte le conseguenze connesse di inquinamento ambientale.Ma per ironia della sorte i siciliani per tutti questi meriti e i danni che subiscono pagano i carburanti più cari d'Italia. La valle d'aosta che non produce e non raffina una goccia di petrolio riceve un trattamento speciale con prezzi agevolati e defiscalizzati.I siciliani pagano come tanti cor'''''ti e hanno il danno e la beffa. Si vuole aumentare il danno con richieste di nuove trivellazioni per aumentare le quantità estratte senza promettere alcun giovamento in termini di calo di prezzi dei carburanti per la Sicilia. La gente oppone un netto rifiuto ai tentativi di ulteriori estrazioni ,e siamo sul piede di guerra .Lu mari 'un si spirtusa recita bene la scritta sbandierata da greepeace. Fuoriììììì abbiamo piene le tasche delle prese in giro.
turiddu, 11-09-2012 08:11

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