Colombia: umanità in estinzione. 34 tribù indigene rischiano di scomparire

L'ONU lancia l'allarme: in Colombia 34 tribù indigene rischiano di scomparire, vittime della cosiddetta civiltà del progresso. Una cultura che li priva delle terre ancestrali in cui da sempre vivono, conferendo loro lo status di sotto-uomini, oltre ad imporre arruolamenti forzati e isolamento. Un dramma comune a migliaia di indigeni nel mondo.

Colombia: umanità in estinzione. 34 tribù indigene rischiano di scomparire
Se da un lato l’aumento demografico mondiale sta facendo registrare numeri oramai incalcolabili, dall'altro l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr) lancia l’allarme di un rischio estinzione per l’uomo. Pensavamo che l’estinzione fosse un fenomeno strettamente legato agli altri animali, invece non è così. Secondo un rapporto dell’Unhcr, infatti, almeno 34 tribù colombiane stanno rischiando di sparire a causa delle reiterate violenze che subiscono nelle loro terre ancestrali. Nonostante l’interessamento governativo a preservare le tribù, casi efferati di violenza – tra cui omicidi, minacce di morte, arruolamenti forzati dei giovani indigeni nelle forze armate, violenze sessuali perpetrate da gruppi armati paramilitari e massicce operazioni di sfratto – hanno aumentato il rischio di una scomparsa fisica e culturale delle popolazioni indigene colombiane. Dei quattro milioni di rifugiati interni al Paese, gli indios costituiscono il 15% del totale, sebbene rappresentino solo il 2% della popolazione nazionale. Secondo il rapporto, tra il 2008 ed il 2009 in Colombia si è registrato un aumento del 63% degli omicidi di indigeni. Nel solo 2009, 33 sono gli omicidi registrati tra i membri della tribù degli Awa. Già un precedente rapporto Onu paventava il tentativo di una pulizia etnica volta a rendere libere le aree in cui le tribù sono stanziali, al fine di riconvertirle ad uso commerciale, destinandole ad imprese agricole, piantagioni di palma da olio ed allevamenti di bovini. Le tribù vengono limitate nei loro movimenti e nelle attività quotidiane necessarie alla loro sopravvivenza (la caccia o la raccolta del cibo), come è successo ai Wounaan, sfrattati dalle loro terre dai paramilitari per fare posto a piantagioni di coca. Tribù nomadi o seminomadi come i Nukak, i Sicuani, i Jiw o i Jitnu soffrono la sedentarizzazione, l'isolamento o addirittura una feroce operazione di dislocamento verso i centri urbani attuata da gruppi armati illegali che mettono così in pericolo le stesse comunità rese incapaci di procacciarsi il cibo attraverso la caccia e la pesca, assolvere ai loro rituali o semplicemente rispettare le loro tradizionali forme di strutturazione sociale e parentale. I danni, dal punto di vista culturale e del senso identitario di appartenenza alle tribù, sono già evidenti nelle nuove generazioni: i bambini indigeni nati nei centri urbani non parlano quasi più la lingua delle loro tribù, provando anzi vergogna di appartenere ad una cosiddetta minoranza e parlarne l’idioma in pubblico. Questi non sono soltanto dei tentativi, peraltro ben riusciti, di sacrificare al progresso migliaia di anni di tradizioni ed identità culturali forti, ma è anche una tecnica speciosa e spietata di livellamento culturale. Sradicare popoli che conoscono 'palmo a palmo' il territorio in cui vivono, ne conoscono le specie animali e vegetali, ne rispettano i ritmi i tempi ciclici con un impatto ambientale inesistente, equivale a privarsi degli unici esseri umani in grado di vivere armoniosamente con la natura e gli animali ed affermare in maniera piuttosto arrogante che esiste, urbi et orbi, una ed una sola forma di interpretare il mondo. Il caso delle tribù colombiane è simile a tantissimi altri casi sparsi tra l’America Latina, l’Asia e l’Africa, in cui la violazione dei diritti umani raggiunge livelli sconcertanti ed in cui le tribù non hanno diritto di parola sul proprio destino. Politicamente sono irrilevanti (molto spesso privi del diritto di voto), socialmente risultano un peso (tassi elevatissimi di disoccupazione ed alcolismo), economicamente ininfluenti: una triade di motivazioni che, davanti alla necessità di accaparrarsi i loro spazi vitali, valgono ben più di millenni di sapienza e di quello stesso diritto che rende sacra la vita umana in tutte le sue multiple rappresentazioni.

Commenti

Sono una sociologa. Appartengo a una scuola (ormai anche queste in via di estinzione, se non già praticamente estinte) nella quale cerchiamo disperatamente di dimostrare che la vita umana è molto più complessa, delicata, ricca, portatrice di un'altra storia evolutiva rispetto a quella che la società-mondo sa descrivere. C'è un testo, in particolare, dove si parla di pulizia etnica, intesa proprio come bonifica da parte del capitale del sapere ancestrale. (Giuliano Piazzi, Il Principe di Casador, QuattroVenti, Urbino, 1999) p.s. è la prima volta che mi capita di commentare cose on-line. Non è il mio, non mi ci trovo abitualmente. Ma questo nuovo giornale "Il Cambiamento", per quello che ho avuto modo di osservare in questa sua breve storia, è, a mio avviso, un buon luogo di informazione.
Aurora, 05-10-2010 11:05
Cara Romina, grazie per averci fornito questo tipo di informazione, ahime molto molto triste e deprimente per me. Informazione che ho tentato di fornire nel 2009 ai media nazionali, ma anche quelli francesi e spagnoli senza successo, naturalente Non più tardi di un anno fa vivevo in Colombia presso la tribù dei Wayuu, anche quella messa molto male. Ho conosciuto la realtà colombiana, le azioni portate avanti dal Governo Uribe, che tutto fa tranne che interessarsi (si fa un rapido cenno nell'articolo). Al contrario si sta portando avanti un progetto dal nome "Limpieza social" (pulizia sociale) e penso che non occorra spiegare di cosa si tratta: pattuglie che vanno in giro nei quartieri poveri e che sparano alla gente indigente e la fa sparire. E tralascio altri particolari. Le tribu fuori dai centri urbani sono state isolate, emarginate. Vivono di nulla e mangiano aria. I Bimbi sono malnutriti e spesso vittime di strani e sconosciuti virus che li constringono a stare in quarantena. Il parco della Tayrona sul mare, dal lato nord-est del paese, è stato costuito un campeggio e delle altre stutture per turisti. Gli indigeni sono stati sfrattati. Considera che quello era storicamente un luogo SACRO per loro ... che tristezza .. eh si è così un pò dovunque in sudamerica ... in Perù da tempo è iniziata una sorta di azione di sterminio degli indigeni che occupano territori ricchi in minerali, metalli ma soprattutto acqua.. che fa venire l'acquolina in bocca agli USA e alle grandi multinazionali. In pratica vogliono accapparrarsi con la forza e con la corruzione quei territori ..insomma grazie per parlare di queste tematiche anche se, come detto, suscitano in me tanto dolore e rabbia .. Un abbraccio
Dario, 06-10-2010 09:06
Caro Dario, grazie a te per aver lasciato il tuo toccante commento. La vera e propria pulizia etnica che si sta perpetrando in Colombia è purtroppo comune a tutti i popoli ancestrali non soltanto in America Latina, ma anch in Asia e Africa. Basti pensare che molte popolazioni indigene dell'Africa vengono scacciate dai loro territori ancestrali perchè infergeriscono con la costruzione di parchi safari. E' un assioma comune a tutte le popolazioni autoctone, scacciate, umiliate e offese in nome di un progresso che ha lo stesso valore della tossicodipendenza: si vuole sempre di più, si cerca sempre di più e non c'è modo di uscire fuori da una spirale che piano piano si stringe intorno al collo degli esseri umani fino a lasciarli esanimi e quasi contenti della propria misera fine. Se posso chiedere, di cosa ti sei occupato nel periodo che hai trascorso in Colombia? Grazie ancora per il tuo intervento e per tutti gli altri interventi. Aiutano a trovare sempre motivazioni nuove per continuare a scrivere e portare alla luce fatti che altrimenti rimarrebbero sommersi.
Romina Arena, 07-10-2010 10:07
Ho vissuto a lungo in America Centrale e Sudamerica prima facendo del microcredito e poi conducendo dei progetti umanitari in vari luoghi. In Colombia ero inizialmente andato per visitare il paese ma poi ho incrociato per la mia strada i Wayuu, erano in uno stato indescrivibile, quasi morivano di fame, per cui gli ho dato una mano a riprendere la prodizione di artigianato tessile (comprando il filo per lavorare le borse ed altre cose) ovviamente prima di tutto ciò li ho sfamati, soprattutto i bimbi. Sono rimasto con loro un pochino e poi ho iniziato a commercializzare in Europa le loro bellissime borse, naturalemente senza scopo di lucro personale, anzi mi faccio carico di comprare il filo e pago le spedizioni oltre a fare il porta a porta per vendere. Insomma un mini progetto nel loro villaggio. Molto entusiasmante ;-) GRAZIE
Dario, 07-10-2010 11:07

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