Tav, la Val di Susa si riorganizza, stasera la fiaccolata

Dopo gli scontri del 3 luglio i valsusini provano a riorganizzarsi. L'assemblea di mercoledì 6 ha dettato la linea della protesta pacifica come modo di azione, anche se l'obiettivo resta lo stesso: fermare il cantiere della Maddalena di Chiomonte. Intanto stasera per le vie del centro di Torino si terrà una fiaccolata per ricordare all'opinione pubblica che il caso Val di Susa, per quanto scomparso dai giornali, è tutt'altro che chiuso.

Tav, la Val di Susa si riorganizza, stasera la fiaccolata
Mentre scema l'attenzione verso i fatti della Val di Susa, scansati via dall'agenda nazionale dal teatrino della politica e da un debito pubblico che spaventa in maniera sempre più concreta la popolazione italiana, a Bussoleno, vicino Chiomonte, i No Tav provano a riorganizzarsi. L'attacco mediatico senza precedenti subìto nei giorni scorsi ha scosso i valsusini, che ora si interrogano sul da farsi. La discussione, dal palco dell'assemblea di mercoledì, non verte tanto sulla sostanza quanto sulla forma. Cosa fare è chiaro a tutti: fermare il cantiere della Maddalena, su questo non ci sono dubbi. È il come a far discutere. La violenza scaturita nella manifestazione del 3 luglio anche da parte di un numero di manifestanti ha intimorito molti. Certo ci sono tutte le attenuanti del caso, e nel caso specifico sono parecchie. In primis la stanchezza e la disperazione portate da 20 lunghi anni di lotte estenuanti condotte a suon di carte bollate, ricorsi, rinvii, incontri; spazzati via da due ruspe che iniziano a scavare. C'è poi l'ostilità della politica, che ha sempre rifiutato il confronto e ha portato i valsusini – come nota Gad Lerner in un bell'articolo per Vanity Fair, ripreso dal sito Libreidee – a trovare alleati solo all'interno dei movimenti e dei tanto demonizzati centri sociali. E poi l'atteggiamento delle forze dell'ordine, che per prime hanno spostato il confronto sul piano fisico – sul sito No Tav si ipotizzano persino delle infiltrazioni fra i manifestanti. Ciononostante, dev'essere comunque sensazione sgradevole quella di venir descritti come assassini sulle prime pagine dei maggiori quotidiani nazionali. E poco importa se – come notava brillantemente Marco Cedolin - è una non violenza faziosa e strumentale, quella propagandata dai giornali e dall'intera classe politica, impassibili di fronte ai massacri compiuti in Libia dai nostri soldati e improvvisamente scandalizzati dai 'mostri valsusini'. Per quella popolazione pacifica e contraria agli scontri che rappresenta la stragrande maggioranza dei manifestanti, l'attacco subìto resta uno shock. Ecco dunque che dal palco di Bussoleno Alberto Perino, portavoce storico del movimento, chiede di essere “pacifici e determinati”. Le iniziative da intraprendere sono molte, e Perino chiede “proposte concrete su come rilanciare la resistenza”. Egli stesso ne lancia qualcuna: “dobbiamo tornare alla Maddalena ma anche a Torino e, perché no, al passaggio del giro di Francia quando verrà in Italia”. Giorgio Airaudo, segretario della Fiom piemontese propone una fiaccolata a Torino per venerdì sera (stasera), ipotesi subito accolta all'unanimità dall'assemblea. La fiaccolata è stata poi confermata e si terrà a partire dalle 21 di stasera nel centro di Torino, da piazza Arbarello a piazza Vittorio Veneto. Intanto, a risollevare il morale dei valsusini – si fa per dire – spuntano altri documenti che attestano l'insostenibilità del Tav Torino-Lione, questa volta dal punto di vista economico e finanziario. Debora Billi, sul suo blog Petrolio, riporta un documento della Corte dei Conti del 2008 che rileva l'infondatezza dei calcoli effettuati: la grande opera si rivelerà con ogni probabilità un enorme spreco di denaro pubblico. Intanto Italia e Francia non hanno ancora raggiunto l'intesa sulla ripartizione dei costi, nonostante la riunione della conferenza intergovernativa. Visto il mancato rispetto dei tempi previsti, l'Ue ha fatto sapere che effettuerà ulteriori tagli ai finanziamenti previsti per l'opera. Tagli sostanziosi, che si aggiungono a quelli già effettuati nell’ottobre 2010. Sono dunque destinati a calare ancora quei 671 milioni di euro previsti, per amor dei quali è stato fatto sgomberare con la violenza il presidio della Maddalena di Chiomonte. E a ben vedere è cifra quasi irrisoria, quella messa a disposizione dall'Europa, in confronto al costo dell'opera: 20 miliardi di euro. Ora, come verrà pagata tale cifra? La risposta la si può immaginare, col debito pubblico. Già, proprio quel debito pubblico che spaventa e atterrisce, e ci vede già oggi sull'orlo del fallimento, tenuti in vita artificialmente solo per non far sprofondare l'Europa intera.

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