Operazione Socrate 2.0. Comunicato n.6: istantanee per collocarci nella Storia e ripartire sui binari giusti

Oggi voglio parlarvi delle foto che ognuno di noi ha visto almeno una volta nella vita. La prima è quella che ritrae un bambino ebreo deportato in cui campeggia la stella di David sul piccolo petto infagottato in una giacca enorme. La seconda è quella della bambina vietnamita nuda, in fuga dalle bombe al napalm. La terza è dello studente armato di bandierine che blocca un carrarmato in piazza Tien An Men. E ne aggiungo altre due...

Operazione Socrate 2.0. Comunicato n.6: istantanee per collocarci nella Storia e ripartire sui binari giusti

Oggi voglio parlarvi delle foto che ognuno di noi ha visto almeno una volta nella sua vita.

La prima è quella che ritrae un bambino ebreo deportato in cui campeggia la stella di David sul piccolo petto infagottato in una giacca enorme. A prima vista la stella attrae la nostra attenzione più dello sguardo sconcertato e perso del bambino. Sguardo che, poi, con timidezza spietata si impone indelebile.

Questa foto ci ricorda che per certe cose il perdono non può esistere e chiunque tocchi i bambini, violandone l’integrità, prima o poi verrà raggiunto.

La seconda è quella della bambina vietnamita nuda, in fuga dalle bombe al napalm, che la civiltà ed il progresso con grande prodigalità sganciavano su villaggi indifesi adagiati sulle risaie. Una scena che si ripete oggi in mille posti nel mondo ma, per i media, non vale più la pena reiterare. Anche le ONG ormai fanno campagne diverse per trattenersi il 75% delle donazioni (costi di struttura). Sono immagini che potrebbero creare disagio a chi i bambini li ama così tanto da stringerli fino a soffocarli o parte per andarli a cercare in Asia o in America Latina.

La terza è quella dello studente armato di bandierine (armi pericolosissime antesignane dei nostri granelli di sabbia) che blocca un carrarmato in piazza Tien An Men.

Non se ne parla più perché dei famosi neurologi hanno detto che ebbe lo stesso coraggio degli artisti di strada che si esibiscono ai semafori della Cristoforo Colombo a Roma. Loro sì che rischiano perché, a pensarci bene, fare tardi al lavoro o a scuola o, peggio, per andare al centro commerciale ora che si avvicina il Natale, può trasformare ogni autista in serial killer.

Mentre è risaputo che, chi in Cina guidava il carrarmato, non aveva appuntamenti con la storia, lo studente invece sì.

A queste immagini indelebili se ne aggiungono due.

Una foto di qualche anno fa che ritrae un monaco buddista (primo di una serie) che si da alle fiamme per la libertà del suo paese. In Italia siamo fortunati ad avere una minuscola minoranza buddista (che certamente non ha letto neanche la Costituzione), altrimenti con le performance dei nostri faraoni, avremmo seri problemi a muoverci tra un incendio e l’altro. Per fortuna siamo un paese occidentale evoluto e con grandi tradizioni spirituali e certe manifestazioni d’amore non le possiamo più concepire dai tempi di Pietro Micca. Ma sicuramente ci saranno tempi e modi per dare sfogo allo sconfinato desiderio di libertà inappagato di questi mesi, tra un sonno e l’altro.

L'ultima istantanea è di qualche giorno fa, scattata al porto di Trieste, in cui è ritratto un lavoratore, nella sua mutazione genetica in dimostrante (stadio che precede la dannazione e l’oblio), sommerso dal getto di un idrante mentre, seduto, ha in mano un Rosario (?) un Tasbih (?) o un Mala (?).

Il getto d'acqua non permette di capire e rende l'oggetto universale, anche perché è la spiritualità (ivi compreso l’Ateismo) che ci rende persone. Non la religione.

Questa foto racchiude tutta la pandemia in uno scatto: pregare si può fare all’aperto e senza mascherina ma i faraoni sono intervenuti con gli idranti perché dalle foto del dimostrante era evidente una forte somiglianza con il profeta Elia ed hanno preferito evitare delle escalation perché a furia di pregare qualcosa avrebbe potuto prendere fuoco.

Immagini, tra migliaia, che ritraggono stati d'animo universali di cui i faraoni del mondo possono andare insensibilmente fieri, ma che tracciano un chiaro confine fra noi e loro, un invalicabile distinguo fra sviluppo e crescita, trascendenza e bestialità. La ricreazione sta finendo.

Il messaggio di oggi è: ricordatevi che i paperini seguono il primo essere che vedono alla nascita, ripeto, i paperini. Non le persone.  

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Comunicato n. 5. Ogni giorno ognuno di noi è moltitudine

Comunicato n. 4. Preghiera della Rivoluzione Bianca

Comunicato n. 3. La rivoluzione dei cotton fioc

Comunicato n. 2. Tutti sono indispensabili

Comunicato n. 1

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