Alluvioni, Mose, ex Ilva: il previsto sfacelo dell’Italia

In Italia siamo a uno sfacelo che arriva da lontano ed è destinato a peggiorare se non ci saranno svolte radicali. Prendiamo tre casi attuali ed emblematici: le alluvioni che sommergono il paese, l’ex Ilva a Taranto e il Mose a Venezia.

Alluvioni, Mose, ex Ilva: il previsto sfacelo dell’Italia

Nell’ex Ilva di Taranto la multinazionale Arcelor Mittal ottiene di tutto, pure l’immunità penale, in barba a costituzione, leggi e regolamenti a cui invece i comuni mortali, soprattutto se non ricchi e senza santi in paradiso, devono sottostare. Una cosa inaudita e scandalosa. Poi la multinazionale si accorge che non guadagna o guadagnerebbe abbastanza e quindi vuole lasciare lo stabilimento dopo che le erano stati assurdamente srotolati i tappeti rossi.

E tutte queste genuflessioni per cosa? Per dare posti di lavoro che inquinano l’impossibile, ammazzano gli operai e la popolazione di Taranto, quando in tutto il Sud si potrebbero installare centinaia di migliaia di impianti a energie rinnovabili e garantire molti più posti di lavoro rispetto a quelli possibili con l'acciaio. 

E questo si poteva fare già dieci, venti o trenta anni fa e si sarebbero risparmiati soldi, morti e inquinamento, oltre che creare migliaia di occupati in più dell’ex Ilva. 

Nonostante tutto ciò, ancora politica e sindacati chiedono alla multinazionale di rimanere. Sembrerebbe che non basti nemmeno, come si dice a Napoli, di essere cornuti e mazziati, ci si vuole fare ancora più male. Non c’è uno straccio di idea, una visione, una alternativa a una industria e una produzione che non sia nociva, sfruttatrice; si dipende ancora da multinazionali che, lo sanno pure i bambini nelle culle, fanno solo e sempre il loro interesse e se ne fregano totalmente di tutto e tutti. Cosa deve succedere ulteriormente, quanti morti ancora, cosa altro si deve capire per finalmente fare qualcosa di sensato, concreto e serio, per il lavoro, l’ambiente e il Sud Italia?

Altro teatrino tragicamente assurdo è quello recitato intorno al Mose di Venezia. Come tante grandi opere, è stata fatta solo ed esclusivamente per sottrarre soldi allo Stato e fare propaganda politica. Dopo anni di saccheggio di denaro pubblico cioè nostro, il Mose non è ovviamente attivo. E si scopre che non funziona solo quando Venezia viene sommersa dall’acqua. Ma come, non si sa da sempre che ci sono le alte maree? Non possiamo con la nostra splendida e infallibile tecnologia prevedere qualsiasi cosa? Non si sa da decenni che i mari si innalzeranno a causa dei cambiamenti climatici e che i fenomeni metereologici si estremizzano? E nonostante ciò i geni del progresso, non hanno provato a vedere se l’opera mangia soldi funzionasse o meno? Se ne accorgono solo quando sono sott’acqua?

Siamo oltre qualsiasi malafede, qualsiasi incompetenza, qualsiasi ipocrisia e stupidità. Dubito che al mondo ci sia un paese che è capace di simili tragicomiche. Un'opera che non serve assolutamente a niente e che divora solo soldi ma che ora viene invocata come colpa e salvezza allo stesso tempo. Così si butteranno altri soldi in qualcosa di inutile e per il momento la colpa è tutta e solo del Mose, non certo di chi non ha fatto nulla per prevenire il disastro e ha sprecato miliardi di euro in questa follia e continuerà a farlo. Soldi che potevano servire a fare prevenzione molto più efficace, così come da sempre propongono gli ambientalisti “da salotto” come li definisce il capo della Lega che è al governo in Veneto, tale Matteo Salvini. 

Ironia della sorte, proprio in questo contesto, la stessa giunta veneta formata da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, aveva votato contro gli emendamenti per contrastare i cambiamenti climatici e, qualche minuto dopo questa loro strepitosa performance, si è allagata la sala consiliare. Ma non sono le comiche di Stanlio e Ollio; è proprio vero, i nostri politici superano di gran lunga i più grandi comici. Non c’è alcun limite alla farsa, alla vergogna. E noi dovremmo seguire il modello Veneto? E questa sarebbe la gente che vuole salvare l’Italia? Una regione fra le più inquinate in cui si alternano pesticidi, traffico, capannoni, fabbriche e centri commerciali ovunque. Un modello certo ma di aggressione ad ambiente e salute, di incompetenza e autolesionismo. Però siamo sicuri che anche da sott’acqua i leghisti verranno rivotati tranquillamente, perché il vero problema e responsabili anche delle alluvioni, lo sappiamo tutti, sono gli immigrati.

E così mentre si buttano miliardi e miliardi in opere dannose e inutili, il Mose, la Tav e mille altre pazzie, l’Italia assiste impotente ad alluvioni e catastrofi. Si sarebbe potuto intervenire, monitorare, prepararsi, così come gli ambientalisti ripetono da anni, qualcuno pure da decenni, dato che sta accadendo esattamente quanto purtroppo previsto anche da migliaia di scienziati. Ma si preferisce fregarsene totalmente, intascare e poi contare danni e morti. Dando ovviamente la colpa sempre e comunque ad altri.

C’era il tempo, la possibilità, le conoscenze e il denaro per prendere provvedimenti ma l’italiano “furbo” non pensa mai in prospettiva, pensa solo ad arraffare subito il più possibile, arraffare soldi, vantaggi o consensi, non importa, basta che ne guadagni il proprio interesse, il proprio nome, la propria fama. Ma prendersela solo con i politici non sarebbe giusto, questa gente la votano gli italiani e anche se tutti i giorni i politici li beccano con le mani nel sacco, nonostante o forse proprio per quello, li si continua a votare. Perché in fondo garantiscono anche all’italiano di rubacchiare, di approfittare, di farla franca, di inquinare. Quindi perché cambiare veramente? In fondo il Pulcinella del nord, del centro e del sud, spera sempre di cavarsela e preferisce affondare lentamente pensando di essere furbo e scaltro.

Si stanno però facendo i conti senza l’oste, un oste che anche in questi giorni di alluvioni dimostra chiaramente chi comanda per davvero e che andrebbe assecondato e non fargli la guerra. Ma ancora una volta l’italiano imperterrito non capisce, non vuole capire e si ostina a fare la guerra alla natura, quindi è destinato a soccombere, sicuro che nemmeno dopo danni, morti e feriti capirà, visto che ogni anno è la stessa storia. Ma la colpa non la si dia alla natura, i responsabili sono ben precisi e noti, sta a noi dargli carta bianca per continuare ad esempio a cementificare con la barzelletta che non si può fermare la crescita, il progresso, lo sviluppo. Sta a noi continuare a fargli devastare tutto oppure no. 

Si potrà negare l’evidenza fino allo stremo,  arrampicandosi su pareti di specchi, si potranno fare resistenze, inventandosi patetiche scuse e raccontandosi balle e storielle di ogni tipo ma la direzione è segnata. Se ci si vuole salvare dalla catastrofe e costruire un futuro degno di questo nome, l’unica strada lavorativa e politica da percorrere è quella ambientale. La natura, se aggredita, non fa sconti a niente e nessuno come amaramente ce ne stiamo accorgendo sempre più.

 

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