Costa Concordia, corsa contro il tempo per evitare il disastro ambientale

Proseguono frenetiche le operazioni per recuperare il combustibile dalla Costa Concordia, arenatasi nei pressi dell'Isola del Giglio lo scorso 14 gennaio. Il meteo peggiora e la stabilità dell'imbarcazione è da verificare. Se le 2.400 tonnellate di carburante si dovessero sversare in mare i danni per l'ambiente sarebbero incalcolabili.

Costa Concordia, corsa contro il tempo per evitare il disastro ambientale
Ci sono 2.380 tonnellate di combustibile dentro la pancia dell'immensa Costa Concordia, la nave da crociera incagliatasi sui fondali dell'Isola del Giglio la notte del 13 gennaio, ed ora incastrata in bilico fra due scogli, a circa 20 metri di profondità. Già ieri sono comparse sulla superficie dell'acqua alcune macchie di gasolio, ma gli esperti temono che l'intero contenuto dei serbatoi possa riversarsi in mare. In quel caso saremmo di fronte ad un disastro di dimensioni incalcolabili. Con un dramma umano ancora in atto - sono sette le vittime accertate, 28 i dispersi - si cerca di evitare il disastro ambientale. Le operazioni sono frenetiche. Oggi sono stati creati dei fori con l'esplosivo nella fiancata della nave che emerge dalle acque. Da qui i tecnici sperano di poter recuperare il combustibile. Inoltre si sta approntando una cintura anti-inquinamento attorno al perimetro della nave: dei 900 metri di barriere d'altura previsti, più di 300 sono già stati posizionati; gli altri sono in via di allestimento entro oggi. Ma la situazione è complicata da alcune variabili. Innanzitutto l'instabilità dell'imbarcazione, un colosso di 293 metri di lunghezza adagiato, un po' in bilico, fra due scogli. Sotto, uno strapiombo di 88 metri. Se la nave dovesse finire sul fondo le operazioni di recupero del combustibile – ed in un secondo momento della nave stessa – si complicherebbero notevolmente, e l'ipotesi di un disastro ambientale sarebbe più probabile. Già ieri la nave si è mossa. Quasi impercettibilmente, è vero, ma quanto è bastato per far emettere un allarme di evacuazione a tutti i sommozzatori che si trovavano al suo interno. Una piccola scivolata di 9 centimetri verso il basso, ed 1,5 in orizzontale, che solo i sensori posti all'interno della nave sono riusciti a rilevare. Se sia stata una fluttuazione di assestamento o un segnale dell'instabilità dell'imbarcazione, nessuno può dirlo. Ma cosa potrebbe spingere la nave sul fondo? Innanzitutto le condizioni meteo, che dovrebbero peggiorare fin dalle prossime ore. Le mareggiate in arrivo, potrebbero spostare sensibilmente l'imbarcazione fino a farla disincastrare dagli scogli e precipitare sul fondo. Ma come spiega al Corriere della Sera Max Iguera, voce della Smit, la società olandese incaricata del recupero, lo stesso svuotamento delle cisterne, cambiando il baricentro e l'assetto della nave, potrebbe causarne l'inabissamento. “Uno scenario che può avere più variabili – spiega Iguera - impossibile fare una valutazione dinamica: non ne conosciamo la stabilità, il peso con dell’acqua imbarcata”. E, nel caso di disastro, quali potrebbero essere le conseguenze per l'ambiente? Inutile dire che sarebbero devastanti. Quasi 2.400 tonnellate di olio combustibile molto denso riversato in mare a pochi metri dalla costa dell'Isola del Giglio, vicino alle altre isole dell'arcipelago e al parco dell'Argentario, comprometterebbero forse irrimediabilmente l'intera zona. Ad essi si aggiunga l'eventuale presenza di tonnellate di altre sostanze pericolose come lubrificanti, vernici, sostanze clorurate e amianto. La fauna e la flora ittiche, le belle coste rocciose e le spiagge riceverebbero un colpo mortale. Come ricorda Greenpeace in un comunicato, 3/400 tonnellate di carburante fuoriuscite dal portacontainer Rena, in Nuova Zelanda, sono state sufficienti ad uccidere circa 20 mila uccelli marini ed inquinare decine di chilometri di costa. Qui siamo di fronte ad una cifra quadrupla. Il tutto all'interno del Santuario dei Cetacei, un'area – teoricamente – protetta, nata da un accordo tra Italia, Francia e Monaco per tutelare le eccezionali caratteristiche ambientali dell'Alto Tirreno e del Mar Ligure. Intanto, mentre il comandante della nave Francesco Schettino è in carcere in attesa di essere interrogato, scoppia un'altra polemica, relativa al sistema di controllo del traffico marittimo Vts, acronimo di Vessel Traffic Services. Si tratta di un sistema interattivo che controlla le rotte delle navi attraverso le Capitanerie di porto, e che avrebbe potuto evitare il disastro. In base al contratto stipulato con la società Selex, il sistema avrebbe dovuto essere attivo già da tre anni, ma ancora non lo è. Ad ogni modo, oltre ad indagare le responsabilità dell'incidente e cercare con ogni mezzo di arginare il disastro ambientale, sarà necessario prendere misure severe per impedire alle navi da crociera di spingersi fin sotto costa: una pratica pericolosissima che, a quanto sta emergendo dalle indagini, sembra piuttosto diffusa.

Commenti

Non faranno in tempo, temo che si stia preparando l'ennesimo disastro.
Roby, 17-01-2012 05:17
mi è venuto in mente che al giglio si potrebbero portare due o più fila di grandi navi che impedirebbero ad un probabile peggioramento del tempo di creare onde in grado di spostare pericolosamente la concordia
silvia, 18-01-2012 05:18

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