Acqua in bottiglia, è il Messico ad avere il primato mondiale

Il primato mondiale per il consumo di acqua in bottiglia spetta al Messico. Alla base c'è la mancanza di fiducia della classe dirigente nella qualità dell’acqua di rubinetto. Così, mentre l'accesso all'acqua potabile resta basso, nel Paese operano circa 8mila imprese di acqua in bottiglia. A fare la parte del leone, ancora una volta, sono le multinazionali delle bibite gassate.

Acqua in bottiglia, è il Messico ad avere il primato mondiale
Il Messico è il Paese con il maggiore consumo di acqua imbottigliata per persona. Un dato allarmante che evidenzia la difficoltà di accesso all’acqua potabile. I dati, secondo la Beverage Marketing Corporation, l’ente americano che supervisiona il mercato delle bevande imbottigliate, parlano di 234 litri di acqua imbottigliata per cittadino messicano (su una popolazione di 108 milioni di abitanti) contro gli appena 110 litri per ciascun cittadino statunitense (su una popolazione 310 milioni di abitanti). Un’altra statistica, stilata dall’Istituto Nazionale di Statistica e Geografia, cita una vendita, per l’anno 2008, di circa 6.000 milioni di litri di acqua, circa 2.000 milioni di litri in più rispetto alle stime di vendita del 2001. Nel Paese operano circa 8.000 imprese di acqua imbottigliata, ma la parte del leone è giocata dalla Coca-Cola e dalla sua partecipata locale Fomento Económico Mexicano (Femsa), dalla Pepsi Cola e da altri nomi noti del dominio economico internazionale come Nestlé e Danone Secondo l’Associazione Nazionale di Produttori e Distributori di Acqua Purificata, l’acquisto annuo di acqua in bottiglia è aumentato progressivamente dell’8,1%. Per quanto le motivazioni di questi drastici aumenti nelle vendite di acqua imbottigliata vadano ricercati nella mancanza di fiducia dei messicani nei confronti del sistema pubblico di distribuzione idrica, Nathalie Séguin, della Rete Messicana di Azione per l’Acqua, avanza dubbi anche sulla qualità dell’acqua imbottigliata. In realtà si tratta di un problema con due radici diverse. Da un lato si parla di insostenibilità della produzione di acqua in bottiglia, per via dei costi di acquisto eccessivi che le imprese transnazionali impongono ai consumatori messicani ricavando un enorme profitto. Per contro, le alternative all’acqua in bottiglia risultano essere molto scarse per via della mancanza di un sistema di approvvigionamento di acqua potabile e soprattutto di informazioni chiare sulla purezza dell’acqua che arriva nelle case. Alcune organizzazioni sociali a difesa del diritto all’acqua potabile, infatti, hanno sollevato la denuncia secondo la quale l’acqua che arriva nelle case attraverso il sistema idraulico possa contenere batteri, materiali pesanti e arsenico. Per questo hanno chiesto che il sistema di monitoraggio della qualità dell'acqua venga migliorato e soprattutto che i controlli avvengano costantemente ed in tempo reale. E infatti la Conagua (Comision Nacional de Agua), la rete che controlla la qualità delle acque potabili messicane, adotta dal 1996 un sistema di monitoraggio che ha dato risultati confortanti: la percentuale di acqua pubblica disinfettata è cresciuta dall’84,5% del 1991 al 97,1% del 2008 anche se nel 2007 i casi di morte per infezioni intestinali causate dalla pessima qualità dell’acqua hanno costituito la terza causa di decessi di bambini al di sotto dei quattro anni di età (1.465 secondo le stime del Ministero della Salute messicano). Paradossale è il fatto che, secondo un documento della Commissione Economica per l’America Latina e i Caraibi (Cepal) sul raggiungimento degli obiettivi del millennio, il Messico abbia raggiunto quello di dimezzare la percentuale delle persone con accesso sostenibile all’acqua potabile. Ma c’è un problema denunciato dalla stessa Cepal: mentre le municipalità del Messico settentrionale, lungo la frontiera con gli Usa, fanno registrare livelli molto alti di accesso all’acqua potabile, quelle del centro sud versano in condizioni disastrose. Il 9,7% della popolazione non ha ancora accesso all’acqua potabile ed il 13,6% non ha l’accesso agli impianti igienici di base che pure figuravano tra gli impegni presi ufficialmente dal Governo. Il Messico riceve annualmente circa 1489 milioni metri cubici di acqua piovana di cui il 22,1% alimenta fiumi, ruscelli e va ad alimentare le falde acquifere. Delle 653 falde presenti sul territorio, ne vengono sfruttate in maniera massiccia soltanto 101 con il conseguente drastico abbassamento della disponibilità di acqua per cittadino, scesa dai 18.035 metri cubici ai 4.312 annui. Buona parte delle concessioni di sfruttamento delle falde Conagua le accorda alla Coca-Cola (151 concessioni per un volume di estrazione annuo di circa 29,5 milioni di metri cubici); Pepsi Cola (40 concessioni per 7,9 milioni di metri cubici di acqua); Danone (32 concessioni pari a 4,8 milioni di metri cubici); Nestlé (21 concessioni per 5,2 milioni di metri cubici ci acqua).

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