Budapest, in migliaia in piazza contro la censura che avanza

Sessanta mila persone sono scese ieri in piazza a Budapest, in Ungheria, per manifestare contro la "legge-bavaglio" introdotta dal governo, che ha istituito un'autorità di controllo dei media (Nmhh) che punisce con misure di censura e multe pesantissime i media critici. Il tutto nel silenzio dell'Europa e del mondo.

Budapest, in migliaia in piazza contro la censura che avanza
In Ungheria sta accadendo qualcosa di grave, molto grave. La libertà di stampa, l'indipendenza del potere giudiziario, la stessa costituzione, stanno subendo durissimi attacchi. Nel silenzio europeo e mondiale. In molti diranno che anche in Italia stiamo vivendo qualcosa di analogo. Ed in parte è vero. Ma in Ungheria si è realizzato quello che in Italia si sta cercando di fare. E si è realizzato in pochissimi mesi. Fa paura il silenzio e l'immobilità dell'Europa davanti a manovre di stampo dittatoriale. Se può accadere là, potrà accadere presto anche da noi. I media di tutto il mondo e in particolare quei - pochi - media veramente liberi rimasti in Italia hanno il diritto-dovere di denunciare con grande forza l'autorità di controllo dei media (Nmhh) che è stata istituita qualche mese fa nel paese dell'Est. Ieri migliaia di persone (tra 60.000 e 100.000) sono scese in piazza contro il Governo ungherese. E le autorità hanno cercato in tutti i modi di "boicottare" l'informazione su quanto stava accadendo, arrivando a spegnere le telecamere di controllo del traffico e a "intasare" la Rete internet. Quello dell'Ungheria, è già stato definito un caso di vera e propria "censura elettronica" e d'altronde, il Premier ungherese Viktor Orban non nasconde simpatia per la Cina, la Russia di Putin e, ahinoi, Silvio Berlusconi. In Ungheria, insieme alla Costituzione si sta cercando di riscrivere anche la storia. Vengono cambiati nomi alle piazze e rimessi in discussione momenti fondamentali della lotta per la libertà del paese. La manifestazione si è svolta non a caso il 23 ottobre. In quella data, infatti, si celebrava l'inizio della rivoluzione del 1956, quando sotto la dittatura comunista e in piena guerra fredda studenti, operai, base e quadri riformatori dello stesso Partito comunista si ribellarono per un socialismo dal volto umano. Orban non ha voluto celebrare questa ricorrenza (ricorda qualcuno?) e ha preferito andare al vertice europeo di Bruxelles a discutere di Europa. In un'Europa pronta a scrivere manovre economiche per Italia e Grecia, ma straordinariamente silente mentre, ancora una volta, "si invade la Polonia".

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