Civiltà: un secco 'no' per esprimere il proprio dissenso contro le ingiustizie

“Una civiltà dovrebbe essere gestita e coordinata in modo tale che i suoi obiettivi in termini di joie de vivre, espansione e successo mirino a garantire una libertà imperitura agli individui e alle collettività. Una società civile si fonda su idee e ideali e funziona solo se promuove valori come Libertà, Sapere, Etica, Religione, Tecnologie, Comunicazione”.

Civiltà: un secco 'no' per esprimere il proprio dissenso contro le ingiustizie
La civiltà si può definire come il 'tetto' culturale sulla testa dei cittadini, i 'cives', come li chiamavano i latini. Sotto questo 'tetto' convivono diversi orientamenti e fermenti culturali, svariate concezioni del mondo, norme e valori. Ciò non significa che culture geograficamente simili debbano necessariamente avere sostrati comuni e fra loro interdipendenti. Ma si potrebbe anche ipotizzare un’unica civiltà che si espande per tutto il Pianeta. Il termine 'civiltà' si riferisce al progresso della Scienza e della Tecnica, che ha creato i presupposti della Politica e dell’Economia. Proteggere e prendersi cura di ciascun individuo, questo è il compito di una società civile. Ogni 'civis' necessita cibo, una casa e anche medicine se si ammala; cure, assistenza e sostentamento, quando non può badare a se stesso. Tutti dovrebbero poter accedere liberamente e a titolo gratuito alle Biblioteche, alle scuole e alle Università. La società civile deve innanzitutto stabilire le regole e le leggi, per soddisfare i bisogni primari di ciascuno. La civiltà deve espandersi. Ciò presuppone l’esistenza di efficienti mezzi di trasporto e di comunicazione. Più questi funzionano efficacemente, più una società civile si sviluppa rapidamente. Prodotti utili e processi di scambio consentono alla civiltà di raggiungere più alti livelli. Merci, tecnologie, beni e servizi, dovrebbero essere resi accessibili a tutte le popolazioni. Le eccedenze andrebbero distribuite. Ogni tipo di scambio dovrebbe essere il più possibile favorito. Nessuno potrà fermare, né far girare all’inverso la Ruota della Storia. Non si tratta di abolire il denaro come mezzo di scambio. Ma vorremmo che tornasse ad essere quello che in realtà è. Uno strumento di scambio, appunto. Per secoli una vacca, un cammello, un’oncia d’ oro hanno rappresentato valori stabili. E grazie a queste 'valute' era possibile stimare, comprare e vendere senza problemi beni e prodotti. Il nostro attuale mezzo di scambio – il denaro – ha assunto tutto un altro significato. È diventato uno strumento di potere che ci manipola. Una società veramente civile ha una valuta stabile. Ed è in questa direzione che dobbiamo orientarci. Consideriamo prodotti utili tutte quelle cose che promuovono lo sviluppo di una società civile nel vero senso della parola e, con essa, dei suoi cittadini. Tutto questo lo sappiamo bene, ma ci sembra di perseguire una mera utopia. La ricerca di fonti energetiche non inquinanti consuma la maggior parte di quelle stesse energie con cui ci sforziamo di dimostrare che questa possibilità esiste. Una società civile promuove le scienze che implementano quelle tecnologie grazie alle quali si raggiunge il massimo risultato con il minimo sforzo. Quelle figure professionali – ingegneri, tecnici, politici, educatori, agronomi ecc. – che più di altri sono responsabili dello sviluppo di una società civile, dovranno essere incentivati e incoraggiati, e non messi a tacere o essere indicati come una piccola, impotente minoranza. Dovremmo ricordarci di quello che effettivamente appare ovvio. Riproporlo e incoraggiarlo. Incoraggiando anche noi stessi, poiché è da qui che ha origine ogni miglioramento. Cercare di capire quanto siamo soliti complicare costrutti e pensieri che spesso celano semplici verità fondamentali. Il grande mistico indiano Krishnamurti (1895 – 1986) affermava: “La civiltà in cui viviamo è il prodotto della volontà collettiva, delle innumerevoli brame di avidità e per questo motivo ci convinciamo di aver bisogno di una cultura, di una civiltà che si dimostra altrettanto avida. Dobbiamo riformularla, liberandola dai vecchi modelli di pensiero e se non saremo tu ed io a farlo, lo faranno altri che non vogliono che essere nutriti dalle tue spiegazioni, e non può essere così”. In una civiltà degna di questo nome ogni creatura debole o ammalata può farsi curare e assistere dal personale specializzato e formato a questo scopo. È lui stesso padrone di decidere se vuole bere una camomilla o se preferisce farsi operare. Conosce le varie possibilità che ha a sua disposizione e può quindi scegliere. Ci vogliono delle norme che abbiano come obiettivo quello di rendere una civiltà, un fermento, una comunità capaci di sviluppare regole fondamentali. Il traguardo è una civiltà fiorente popolata da cittadini che ne sostengono e ne promuovono i principi. La civiltà verrà anche definita come linea di demarcazione che separa dalla barbarie. A questo proposito ha espresso la sua opinione il premio Nobel per la Letteratura Pearl St. Buck (1892 – 1973) la quale affermava: “il confine tra civiltà e barbarie è difficile da tracciare. Se si ha l’anello al naso si è giudicati dei selvaggi; se si portano gli orecchini si è considerati persone civili”. Civiltà diverse tra loro possono svilupparsi, avviare e incrementare scambi e così migliorarsi a vicenda. In questo processo è determinante che una società civile non decida di dichiarare guerra a quei “selvaggi con l’anello al naso” per appropriarsi delle loro risorse, invece di preoccuparsi del benessere dei singoli cittadini. Svaghi e divertimenti sono parte integrante di una civiltà. Le attività artistiche - dal canto loro – conducono i valori, gli obiettivi, i sogni, la vitalità stessa di una civiltà, alla loro massima espressione. Rappresentano uno dei più importanti strumenti di comunicazione per dimostrare e trasmettere ai nostri simili – nel presente e in avvenire – pensieri, sentimenti e desideri. Una civiltà dovrebbe essere gestita e coordinata in modo tale che i suoi obiettivi in termini di joie de vivre, espansione e successo mirino a garantire una libertà imperitura agli individui e alle collettività. Una società civile si fonda su idee e ideali e funziona solo se promuove valori come Libertà, Sapere, Etica, Religione, Tecnologie, Comunicazione. Funziona se ciascuno apporta il proprio contributo in termini di Sapere e di Conoscenza. Se è dotata di un apparato amministrativo capace di incentivare – piuttosto che frenare – i suoi membri a produrre tutto ciò che è utile e importante. La capacità di pronunciare un semplice monosillabo: “no!” costituirà il primo passo verso la libertà. Per dirla con Nicolas Chamfort, scrittore, moralista e maestro francese (1741 – 1794): “Si esprima un secco ‘no’ a quello che non vogliamo più e un ‘sì’ deciso ad una società civile cui aspiriamo ormai da lungo tempo”.

Commenti

Tutte cose giustissime, ma la gente ha talento per farsi male e far star male. Dunque...campacavallo!
Marco B., 02-09-2011 09:02
Molto bello l'articolo, soprattutto quando parla dello scambio ma ancor di più quando in qualche modo accenna alla regola di non tenere per sè più del necessario. E' INFATTI L'ACCUMULAZIONE PRIVATA, CHE POI SI TRAMUTA IN ACCUMULAZIONE STATALE, IL TARLO CHE CORRODE DALL'INTERNO OGNI LIVELLO DI CIVILTA' RAGGIUNTO: CON L'ACCUMULAZIONE L'UOMO E LO STATO SI ASSICURANO IL POTERE SUGLI ALTRI UOMINI E NON C'E' MAI STATO VERSO CHE , RAGGIUNTA UNA SUPREMAZIA -IL PIU' DELLE VOLTE A SPESE E DETRIMENTO ALTRUI-, VI SIA STATA UNA SPONTANEA REDISTRIBUZIONE. Se si riuscisse ad accettare la regola morale del divieto di accumulazione la solidarietà diventerebbe un modo abituale e necessario per vivere e progredire con l'impegno e la forza di tutti e non un riflesso di occasionale altruismo.
Franco, 03-09-2011 12:03

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