Emissioni del trasporto marittimo, nessun accordo all'orizzonte

Nessun accordo globale in vista per una riduzione delle emissioni di CO2 prodotte dalle navi, sebbene il trasporto marittimo rappresenti un settore cruciale per il contrasto al cambiamento climatico. La Commissione europea punta ad inserirlo nella strategia 2020, ma l'Organizzazione marittima internazionale frena.

Emissioni del trasporto marittimo, nessun accordo all'orizzonte
La reazione degli Stati Uniti e della Cina all'estensione dell’Emission Trading System (ETS) al traffico aereo ha lanciato un chiaro segnale all'Europa circa la difficoltà di conseguire accordi su scala mondiale e ha segnato una battuta d'arresto per il disegno comunitario di includere nel sistema di scambio delle emissioni di CO2 anche il traffico delle imbarcazioni. La necessità di conciliare le richieste di Stati membri e Paesi terzi sembra dover condurre all'adozione di soluzioni meno incisive di quelle auspicate dalla Commissione europea e anche l'International Maritime Organization (IMO) risente del peso di interessi industriali che tendono a rallentare l'adozione di provvedimenti a tutela dell'ambiente. Un'impressione confermata dalle decisioni dello scorso venerdì, quando il Comitato per la Protezione dell'Ambiente Marino dell'IMO si è riunito per approvare nuove regole per la sostenibilità dei trasporti via mare. Il Comitato non ha assunto alcun obiettivo in materia di riduzione delle emissioni di CO2 e di utilizzo dei bunker fuels, combustibili molto inquinanti e ampiamente utilizzati nelle imbarcazioni, e si è limitato ad approvare l'introduzione di un indice obbligatorio di efficienza energetica per la progettazione delle navi a partire dal 2013. Meglio che niente, si dirà. Vero, ma l'IMO ha previsto una deroga per i Paesi in via di sviluppo, all'interno dei quali l'adozione degli standard di risparmio energetico potrà essere rimandata fino al 2017, se non al 2019. In questo modo gli Stati che hanno premuto per questa concessione - Cina, Arabia Saudita, Brasile e Sud Africa – ma anche i Paesi dell'UE disporranno di una scappatoia: realizzando le imbarcazioni laddove le regole non sono ancora in vigore, i costruttori appartenenti a Paesi industrializzati potranno aggirare la disciplina attiva entro i propri confini. Il tema del taglio delle emissioni rimane comunque sul tavolo. Qualora si arrivasse alla fine dell'anno senza aver concluso alcun accordo con l’IMO, la Commissione europea è autorizzata a formulare una proposta che includa le emissioni marittime nel quadro degli obiettivi per il 2020. Nel frattempo, lo scorso 18 luglio la Commissione ha presentato un pacchetto di misure per ridurre il livello di zolfo dei combustibili impiegati per le navi, così da tagliare le emissioni di anidride solforosa e quelle di particelle fini, rispettivamente, del 90% e dell’80%. Il documento andrebbe a revisionare l'attuale direttiva 1999/32/EC e già dal 2015 porterebbe dall'1,5% allo 0,1% il livello massimo di zolfo ammissibile nei combustibili destinati al trasporto via mare ad uso marittimo nel Mar Baltico, nel Mare del Nord e nel Canale della Manica. Altrove, invece, le riduzioni partirebbero dal 2020, ma il livello ammesso passerebbe dal 4,5% allo 0,5%. Anche l'approvazione di questi provvedimenti non è scontata, soprattutto perché il costo delle nuove norme sarebbe compreso tra 2,6 e 11 miliardi di euro. Il commissario UE all'Ambiente, Janez Potočnik, è però convinto che il tema dell'inquinamento marittimo stia finalmente catturando l'attenzione pubblica, finora più concentrata su quello terrestre e atmosferico. Potočnik ha anche sottolineato che la riduzione dei livelli di zolfo produrrebbe un risparmio in termini di spese sanitarie stimato tra i 15 e i 34 miliardi di euro e ha assicurato che la Commissione presenterà ulteriori proposte sul trasporto marittimo nel corso del 2012.

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