A volte bisogna essere bambini per vedere il mondo differentemente

“Ci si trova di fronte alla semplicità spiazzante della loro tenerezza e si rimane inerti e senza parole davanti alla scoperta delle loro verità, tanto evidenti e logiche quanto scomode e, a tendere, potenzialmente pericolose per il sistema”. Le riflessioni di Dario Lo Scalzo sulla saggezza dei bambini.

A volte bisogna essere bambini per vedere il mondo differentemente
Siamo la società che vive in automatico e in automatico rispondiamo 'presente' ai modelli che pochi benpensanti hanno pensato di propinarci. In genere questi opinion leader sono coloro che da secoli, ormai, conducono il teatrino del liberalismo e del consumismo, che, tradotto in soldoni, conducono per mano, direttamente o indirettamente, le masse popolari. Capita così che, sebbene individualmente, si pensi di essere astuti, svegli e liberi di pensiero, allo stato dei fatti, spesso ci mostriamo degli esseri poco pensanti , in balia delle interferenze esterne, dei moduli precostituiti e raramente si è davvero in grado, o si ha la voglia, di confrontarsi con gli standard sociali. Diveniamo vittime sociali, tutti per necessità uguali, e, assai frequentemente, in fin dei conti, abbandoniamo o sotterriamo le capacità individuali di riflessione e il nostro potenziale intellettivo. Si va in automatico, seguendo le mode, i sistemi educativi che ci vengono imposti e prontamente stacchiamo la spina alla mente, lasciandoci condurre dal cosiddetto sistema, dalla sua mano invisibile; tutto ciò su svariati fronti, su parecchie tematiche ed ambiti del modus vivendi quotidiano. Ed ecco che, per esempio, seppur tantissimi si dichiarino animalisti, malgrado si provveda a dare cure e attenzione agli animali domestici, benché tali esseri vengano anche adorati e, in breve, dall’alto del nostro dichiarato elevato amore per gli animali, nella concretezza del quotidiano dimentichiamo abbastanza sistematicamente che li indossiamo e che per di più ce ne cibiamo. È il modello sociale che ci è stato veicolato da secoli, è il cammino educativo impostoci ed è il paradigma by default che la stragrande maggioranza delle popolazioni civilizzate ha accettato senza neppure mai averlo messo in discussione, neppure nella configurazione cerebrale degli individui che lo costituiscono. D’altro canto, è lo stesso medesimo percorso che ci porta ad avvicinare gli animali ai bambini attraverso i cartoni animali, i fumetti, gli innumerevoli gadget e giocattoli che riproducono animali. Alcuni animali diventano persino idoli e miti positivi dei nostri figli con i quali essi interagiscono, parlano, manifestano affetto e immaginano mille avventure. Abbiamo poi gli animali sempre sorridenti e felici delle pubblicità, per intenderci, quelle in stile Mulino Bianco, quelli che saldano e consolidano il trio famiglia, natura e animali in cui tutti quanti vivono in una simbiosi armonica, quasi nell’equilibrio perfetto della felicità. Mi chiedo ma quando, nel ciclo dell’esistenza di ognuno di noi, consumatori privi di curiosità e menti che avanzano come automi, ci si trova di fronte invece al “passaggio della verità”? Quando, al bambino o all’adolescente, qualcuno, nel corso della vita, spiega cosa accade a quegli stessi animali con i quali si è cresciuti, si è entrati in empatia, con i quali si è dormito, sognato, giocato, parlato, riso, pianto? Mi chiedo in che momento gli educatori, i genitori, le istituzioni, la TV e gli altri canali mediatici che, per una fase della crescita delle giovani generazioni e del loro processo educativo, pompano ed esaltano la sensibilità degli animali e di tutti esseri viventi, raccontano della loro generosità, del loro amore, del loro altruismo, della loro fedeltà e di tanto altro ancora, quando, dicevo, decideranno di svelare a quel nutrito pubblico di consumatori e alle loro disattente famiglie la verità, il destino di quegli eroi sorridenti ad affabili? Quando ci verrà detto che i simpatici e carismatici eroi di Walt Disney sono in realtà quotidianamente seviziati, torturati, dopati, uccisi, spellati, mangiati, indossati, vivisezionati? Semplicemente mai! Il cerchio dunque non si chiude. Ma si chiude quello del mio contorto ragionamento: andiamo in automatico, tutto è acquisito ed accettato. Non si riflette a sufficienza, non ci si chiede, non si ha neppure il bisogno di andare oltre l’apparenza e oltre lo stato di fatto e i pacchetti confezionati che ci vengono rifilati. La società va avanti con il pilota automatico e raramente le masse provano a mettere in questione ciò che è considerato predefinito, impacchettato. Raramente provano ad approfondire su potenziali strade alternative, per esempio sulla riduzione dei consumi di esseri viventi, o su modifiche anche minime dei comportamenti quotidiani, degli stili di vita, sulle troppe abitudini sprecone a volte insensate che ci vengono trasmesse e dettate dal modello sociale. Ma, a volte, ci pensano i più puri ed ingenui a aprire il cuore e gli occhi, davanti al mondo, i bimbi. Sì, proprio quelli che, sin dalla tenera età, cerchiamo a tutti i costi di “incarognire” alla vita con le nostre devianze risultanti da un utilizzo delle intelligenze a senso unico, da una scarsa sensibilità e dalla crisi di Amore. Ci si trova di fronte alla semplicità spiazzante della loro tenerezza e si rimane inerti e senza parole davanti alla scoperta delle loro verità, tanto evidenti e logiche quanto scomode e, a tendere, potenzialmente pericolose per il sistema. L’invito di oggi è quello di guardare questo brevissimo video che non necessita di nessun tipo di commento, che commuove per la sua tenerezza e semplicità e che fa sprofondare, almeno per qualche istante, nel silenzio della riflessione e, forse, nella riappropriazione momentanea dell’indipendenza intellettiva individuale. La saggezza è dei bambini.

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