Eurallumina, l'Ue deferisce l'Italia alla Corte di Giustizia

Eurallumina deve all’Italia 5 milioni di euro. Dopo 6 anni la Commissione europea ha deferito l'Italia alla Corte di Giustizia Ue per il mancato recupero degli aiuti di Stato concessi all'industria metallurgica indagata per disastro ambientale a causa dei fanghi rossi rilasciati nelle falde acquifere. Tali aiuti, infatti, hanno generato vantaggi solo all'azienda: "quasi una licenza a consumare e inquinare".

Eurallumina, l'Ue deferisce l'Italia alla Corte di Giustizia
Circa 5 milioni di euro dovrebbero tornare nelle casse dello Stato italiano. La cospicua cifra equivale all’importo che l’industria metallurgica Eurallumina Spa deve restituire all’Italia da ormai sei anni. A dirlo non è un partito politico o un ente ma la più alta carica istituzionale sovrastatale. L’Unione Europea si era già pronunciata due volte sulla questione, prima nel 2005 poi nel 2007, ma non avendo ancora l’Italia provveduto al recupero della somma, è stata deferita davanti alla Corte di giustizia. Tutto nasce da una politica di agevolazioni fiscali verso le aziende metallurgiche. Dal 2002 al 2003 infatti Eurallumina ha favorito di una riduzione delle tasse sulla produzione di combustibili pesanti e di prezzi ridotti sul consumo di elettricità. Una misura inerente aiuti di Stato che la Commissione Europea ha dichiarato illegittima perché incompatibile con le norme della Ue. I vantaggi generati, infatti, non sono che per l’industria in questione, si arriva a falsare la concorrenza sul mercato e si rischia di generare una linea di azione che non comporta nessun risultato di interesse comune. Quasi una licenza a consumare e inquinare, verrebbe da aggiungere. Ebbene questi soldi devono ancora tornare a beneficiare i cittadini italiani, magari sotto forma di servizi, o perché no, per finanziare progetti di energia sostenibile. È per questo motivo che la Ue ha deciso di denunciare il fatto davanti alla Corte di giustizia, accusando lo Stato italiano di “mancato adempimento a due sue decisioni del 2005 e 2007 in cui dichiarava illegali gli aiuti di Stato concessi al produttore di alluminio Eurallumina Spa sotto forma di riduzioni delle accise sui combustibili pesanti”. L’azienda sarda, acquisita dalla OAO Russian Aluminium nel 2006, non ha proprio il profilo di una azienda modello. Nella sua storia conta la morte di Simone Melas, operaio morto sul lavoro schiacciato tra gli ingranaggi dello stabilimento di Portovesme, è stata indagata per disastro ambientale a causa dei fanghi rossi rilasciati nelle falde acquifere e ha subito le forti proteste dei suoi dipendenti messi in cassa integrazione dopo la crisi del 2008. Dopo la chiusura degli impianti nel 2009, Eurallumina ha annunciato in questi giorni la volontà di riprendere la produzione.

Lascia un commento


Per lasciare un commento, registrati o effettua il login.