Fine del governo Lega-M5S: la trappola della Casta ha funzionato

La Lega ha mollato l'alleato. La Casta ha fatto furbescamente sedere il Movimento 5 Stelle al proprio tavolo e ha fatto scattare la trappola. Che ha funzionato.

Fine del governo Lega-M5S: la trappola della Casta ha funzionato

Dopo la vittoria sonante del Movimento 5 Stelle alle ultime elezioni politiche con circa il 33% di voti, c’era una sola e ultima possibilità per disinnescare la potenziale minaccia al potere della Casta rappresentata dallo stesso M5S, ed era quella di farlo sedere allo stesso tavolo dei bari. E così è stato. Era inevitabile, prevedibile e già scritto: la coalizione Frankestein, come l’aveva giustamente chiamata il giornalista Marco Travaglio, fra Lega e Movimento 5 Stelle, univa due soggetti politici che praticamente nulla avevano a che fare assieme. Infatti si erano sempre strenuamente combattuti avendo obiettivi e storia opposte.

I più longevi frequentatori del Parlamento e fra i maggiori rappresentanti della Casta, assieme a chi è nato proprio per combattere la Casta, i suoi privilegi, ruberie e danni. Era evidente che non ci sarebbe stata nessuna convergenza vera e l’unico scopo della Lega, in rappresentanza della Casta, era disinnescare il Movimento 5 Stelle. Così come facilmente prevedibile, non appena ottenuto l’obiettivo di indebolirlo pesantemente, quindi a risultato raggiunto, la Lega ha mollato l’alleato. Ma se la Lega non aveva nulla da perdere e tutto da guadagnare da un'alleanza con il Movimento 5 Stelle, per quest'ultimo era esattamente il contrario: aveva tutto da perdere e poco o niente da guadagnare. E infatti i risultati delle recenti elezioni europee e amministrative hanno sancito quello che era ovvio: il raddoppio dei consensi della Lega e il dimezzamento di quelli del Movimento 5 Stelle.

E qualora ci fosse stato qualche residuo dubbio su quale era il vero obiettivo della Lega, è stato fugato fin da subito, dato che, appena insediato al governo, Salvini ha iniziato una campagna elettorale costante, senza pause, fregandosene altamente del suo ruolo ministeriale. Per fare la prova del nove della totale inaffidabilità della Casta e a quali poteri e interessi obbedisce, non era necessario prendersi un rischio così grande, sapendo perfettamente come sarebbe andata a finire e anche alcuni dei provvedimenti positivi presi dal Movimento 5 Stelle saranno probabilmente spazzati via da un eventuale futuro governo a trazione leghista oppure se lo riterrà opportuno, se ne prenderà i meriti.  

Ora la ricostruzione per il Movimento 5 Stelle sarà un percorso difficile, anche per non aver inspiegabilmente  puntato su di uno dei temi fondanti come quello ambientale, che alle passate elezioni europee ha dato risultati eccezionali a molte formazioni politiche verdi di altri paesi sulla scia delle proteste giovanili e di una situazione climatica drammatica. Uno dei punti di forza che poteva pagare anche a livello elettorale, è stato trascurato, con addirittura dei gravi passi indietro come ad esempio su Ilva e gasdotto TAP, che potevano invece inaugurare un nuovo corso che mettesse fine ad inquinamento e spreco di soldi e che rilanciasse l’occupazione negli sconfinati settori ambientali.

C’è chi dice che non c’erano alternative all’abbraccio mortale con la Casta, ma è vero il contrario perché con la progressiva dissoluzione del PD, il vento in poppa e un programma coraggioso su sociale e ambiente, quindi fatto di prosperità e occupazione, raggiungere il 40% per il Movimento 5 Stelle era ampiamente alla portata. Una percentuale che in passato aveva ottenuto addirittura Renzi, figuriamoci se non ci sarebbe potuta arrivare una forza politica in ascesa e decisamente più credibile dell'ammiratore di Berlusconi dentro al PD. E anche un probabile “inciucione” o governo tecnico fra i vari rappresentanti della Casta, che fosse seguito alle ultime elezioni politiche, avrebbe prodotto solo ulteriori disastri, facendo il gioco del M5S che, alle inevitabili successive elezioni politiche, avrebbe ottenuto consensi davvero stellari superando anche il 40%. E proprio la vicenda TAV, dove alcuni commenti sono stati che il Movimento 5 Stelle non poteva fare di più perchè non aveva la maggioranza di voti in parlamento, ha dimostrato che il puntare al 40% era la vera soluzione. E così invece adesso ci ritroviamo il volpone padano che imperversa e che fino a ieri diceva peste e corna dell’Italia e dei meridionali e oggi è diventato patriota e viene votato anche da quelli che insultava.  

Grande paese l’Italia.

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