Firme per dire no all'austeriry neoliberista e per avviare una commissione di indagine sul debito pubblico

Ha superato le 2500 firme (e le adesioni proseguono) la raccolta di firme promossa da Attac per fermare il fiscal compact, riaprire la discussione su un'Europa oltre Maastricht, per eliminare il pareggio di bilancio dalla Costituzione e per sostenere l'avvio di una Commissione indipendente d'indagine sul debito pubblico italiano.

Firme per dire no all'austeriry neoliberista e per avviare una commissione di indagine sul debito pubblico

«A fine 2017, cinque anni dopo la sua approvazione, il Fiscal Compact (Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell'unione economica e monetaria), potrebbe essere inserito nell'ordinamento giuridico europeo, divenendo giuridicamente superiore alla legislazione nazionale e rendendo irreversibili le politiche liberiste d'austerità»: è l'allarme che lancia Attac, che ha avviato una raccolta firme per fermare questa deriva. A sostenere l'iniziativa sono anche: ACT! Agire, costruire, trasformare; Arci; Terra Nuova Edizioni; Cadtm Italia; DinamoPress; Fairwatch; Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua; L'asilo; Link-Coordinamento Universitario; LIP scuola "Per la scuola della Costituzione"; Pressenza Italia; Rete delle Città in Comune; Rete della Conoscenza; Transform! Italia; Unione degli Studenti.

«Il Fiscal Compact, infatti, proseguendo la linea tracciata da Maastricht in poi, assume la trappola del debito pubblico come cornice indiscutibile dentro la quale costruire la gabbia per i diritti sociali e del lavoro e la privatizzazione dei beni comuni - scrivono i promotori - Basti pensare che se dovesse essere confermato, il Fiscal Compact prevederà per il nostro Paese l'obbligo nei prossimi 20 anni a portare il rapporto debito-Pil dall'attuale 132% al 60% con un taglio annuale della spesa pubblica di 50 miliardi. A questo d'altronde mira l'inserimento del “pareggio di bilancio” in Costituzione, previsto dal Fiscal Compact ed eseguito dal Parlamento italiano, senza alcun referendum popolare, nel 2012. Si tratta della definitiva consegna di tutto ciò che ci appartiene agli interessi delle grandi lobby finanziarie, nonché di una definitiva sottrazione di democrazia, con scelte politiche ed economiche non più dettate dalla discussione democratica, bensì dagli algoritmi monetaristi. Ma tutto questo può essere fermato: entro fine anno i Parlamenti nazionali devono discutere e decidere il destino del Fiscal Compact».
«Per questo vi proponiamo di firmare la seguente petizione popolare - è l'appello dei promotori - per dire in tante e tanti che il Fiscal Compact va fermato, per riaprire la discussione per l'eliminazione del pareggio di bilancio dalla Costituzione e per sostenere l'avvio di una Commissione indipendente d'indagine sul debito pubblico italiano che ne verifichi la legittimità.
Perché le nostre vite vengono prima del debito, i nostri diritti prima dei profitti e il “comune” prima della proprietà».

«Il Fiscal Compact va abolito, ripudiato, nel migliore dei casi ridiscusso alla base. Nelle ultime settimane è quasi unanime il grido verso le istituzioni europee, accusate di trascinare l'Italia nel baratro e comunque di peggiorare una situazione già critica” dice Andrea Baranes della Fondazione Culturale Responsabilità Etica (QUI l'intervento integrale di Baranes che spiega i pericoli del Fiscal Compact). 

QUI per firmare

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