L’acqua fuori dalle logiche del profitto: la lotta continua

A due anni e mezzo dalla vittoria referendaria contro cui governo ed enti pubblici hanno ordito ogni sorta di manovre, il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua si ritrova nella sua assemblea nazionale sabato e domenica 1 e 2 marzo. «Le politiche liberiste hanno oggi i connotati di una vera e propria guerra alla società, volta alla precarizzazione del lavoro e della vita e alla totale privatizzazione dei beni comuni» spiega Paolo Carsetti, segretario del Forum. C’è ancora tanto da fare e il Forum è in prima linea.

L’acqua fuori dalle logiche del profitto: la lotta continua

L’assemblea nazionale del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, che si terrà l’1 e 2 marzo a Roma si connota come appuntamento importantissimo, a due anni e mezzo dalla vittoria referendaria del 2011.

«Oggi l’approfondimento della crisi e la perpetuazione delle politiche di austerità, portate avanti senza soluzione di continuità dall’Unione Europea e dai governi nazionali, assumono i connotati di una vera e propria guerra alla società, volta alla precarizzazione totale del lavoro e della vita, allo smantellamento del welfare, alla privatizzazione dei beni comuni, alla finanziarizzazione della società e della natura – spiega Paolo Carsetti, segretario del Forum - Nel nostro Paese tale processo assume una valenza ancor più radicale per la condizione di frammentazione sociale e di verticale crisi della democrazia rappresentativa, cui i poteri forti cercano di rispondere con un di più di accentramento autoritario delle decisioni e di spoliazione dei diritti di democrazia.
Tanto per il movimento per l’acqua quanto per ogni altra esperienza di movimento e di conflittualità sociale in campo occorre oggi un salto di qualità, nell’analisi, nella definizione dei nessi fra le diverse vertenze, nella costruzione di intrecci, nell’attivazione di percorsi di mobilitazione comune. Dentro l'acuirsi della crisi che distrugge diritti e democrazia, occorre che le battaglie per l'acqua e l'insieme dei beni comuni, quelle per i bisogni sociali e la salvaguardia dei territori da opere devastanti, assumano una conflittualità diretta e coesa nei confronti della persistenza di politiche liberiste e recessive».
Carsetti ha le idee molto chiare. «Occorre affrontare il cuore del problema: chi/dove decide e da dove proviene/come viene destinata la ricchezza sociale prodotta; il diritto alla salute e all’ambiente come nodo fondamentale di contrasto alle politiche di austerità e di mercificazione che accomuna la gran parte delle conflittualità in campo sui beni comuni e per tutti i soggetti che si battono per l’ampliamento della democrazia.
In questa direzione vorremmo fare un ulteriore passo in avanti, mettendo la nostra assemblea nazionale da subito a disposizione come luogo per il confronto con tutti i movimenti per i beni comuni in campo. Crediamo, oggi più mai, che occorra costruire una nuova stagione di mobilitazione sociale, a livello territoriale e nazionale, per opporsi con determinazione alle politiche di austerità e alla totale spoliazione dei diritti e dei beni comuni in campo: per questo vi invitiamo a partecipare alla nostra assemblea nazionale, portando i contenuti delle vostre esperienze e realtà».

Ecco le tappe che hanno segnato il percorso in questi due anni, dopo la vittoria sul referendum per l’acqua pubblica.

Il tentativo di colpo di mano
Il 13 Agosto 2011 il Governo ha approvato il decreto legge 138/2011 (il cosiddetto decreto di Ferragosto) convertito con modificazioni dalla legge 148/2011. Con l'articolo 4 veniva sostanzialmente riproposta la disciplina dei servizi pubblici locali di rilevanza economica che era stata abrogata con i  referendum. Sul provvedimento diverse Regioni hanno presentato ricorso e la Corte costituzionale si è espressa (sentenza 199/2012 del 20/07/2012) dichiarando incostituzionale l'articolo 4 e le successive modifiche

L’anima privatizzatrice della legge di stabilità
Negli ultimi anni diversi provvedimenti hanno avuto l'obietttivo di assoggettare al patto di stabilità le aziende che gestiscono servizi pubblici locali, servizio idrico incluso. La legge di stabilità 2014 (147/2013) ha riscritto tutta una serie di norme relative al rapporto tra Pubbliche Amministrazioni Locali e Aziende speciali, istituzioni e società partecipate dalle stesse. L’idea portante è quella di valutare l’economicità della gestione: aziende speciali, istituzioni e società partecipate devono avere un risultato economico positivo altrimenti gli enti locali proprietari o partecipanti sono obbligati ad accantonare in un apposito fondo vincolato un importo pari al risultato negativo non ripianato, in misura proporzionale alla quota di partecipazione. Inoltre, a decorrere dall’esercizio 2017, in caso di risultato negativo per quattro dei cinque esercizi precedenti, i soggetti gestionali diversi dalle società che svolgono servizi pubblici locali sono messi in liquidazione. Poi per le aziende speciali, le istituzioni e le società a partecipazione pubblica locale totale o di controllo titolari di affidamenti diretti o che svolgono servizi strumentali vengono estese le limitazioni di carattere contrattuale e occupazionale che riguardano i lavoratori degli enti locali di riferimento (blocco parziale del turn-over e di contenimento dei trattamenti contrattuali). L’impostazione è pericolosa, l’anima privatizzatrice è ben presente anche in questo nuovo impianto. Si prende infatti come riferimento solo l’andamento economico positivo della gestione dei servizi, ribadendo una concezione economicista senza misurarsi con un dato di efficacia ed efficienza sociale dei servizi. In secondo luogo, è profondamente sbagliato assumere l’indicatore dell’andamento economico della gestione in modo uniforme, senza differenziare l’analisi per settori o aree territoriali. Soprattutto - ed è questo il terzo motivo - non può non sfuggire il provvedimento draconiano per cui, a partire dal 2015, se un soggetto gestore è in perdita, l’ente locale deve accantonare in un fondo vincolato l’importo corrispondente. Non ci vuole molto a prevedere che, d’ora in avanti, il nuovo alibi delle Amministrazioni che vogliono privatizzare si tramuterà da “non si può fare l’Azienda speciale perché viene sottoposta al patto di stabilità” al nuovo “non si può fare l’Azienda speciale perché, se va in perdita, ci costringe ad un ripiano impossibile per le nostre casse, che sono già vuote”.

La longa manus dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas
Per quanto riguarda le tematiche relative al secondo quesito referendario, il decreto "Salva Italia" ha trasferito all'Autorità dell'energia e del gas "le funzioni di regolazione e di controllo dei servizi idrici". Il 28 dicembre 2012 l’Autorità ha approvato la delibera 585/2012 con cui è stato definito il Metodo Tariffario Transitorio (MTT) per la determinazione delle tariffe 2012 e 2013. Il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua ha espresso un giudizio assolutamente negativo su tale delibera su cui, insieme a Federconsumatori, ha promosso un ricorso al Tar Lombardia. Giudizio che si basa in primis sul mancato rispetto dell'esito del II° referendum e dunque sulla mancata eliminazione dalla tariffa di qualsiasi voce riconducibile alla remunerazione del capitale investito. «Si stanno facendo rientrare dalla finestra i profitti garantiti per i gestori sotto la denominazione di “costo della risorsa finanziaria” – ha detto Carsetti - Il nuovo metodo predisposto dall’Autorità, riproponendo la copertura tramite tariffa, e quindi il riconoscimento ai gestori di una percentuale standard del capitale investito, reintroduce lo stesso meccanismo della remunerazione del capitale investito.  La conseguenza più diretta sarà un aumento delle tariffe in media del 13-14%, con punte massime fino al 22 e 46,8%.

Il parere del Consiglio di Stato
Il parere numero 267 del Consiglio di Stato del 25 gennaio 2013 dà pienamente ragione alle tesi sostenute dal Forum dei Movimenti per l'Acqua all'indomani della vittoria referendaria e cioè che l'abrogazione del 7% aveva effetto immediato a partire dal 21 luglio 2011.

La sentenza del Tar Toscana
Il Tar della Toscana con la sentenza 426/2013 ha accolto il ricorso presentato dal Forum Toscano dei Movimenti per l'Acqua in merito al fatto che le tariffe approvate dall'ex ATO2 Toscana il 6 Dicembre 2011 erano illegittime in quanto comprendevano ancora la “remunerazione del capitale investito”. Il Tar della Toscana ha confermato questa illegittimità.

La campagna di obbedienza civile
Con la vittoria del secondo quesito referendario del 12 e 13 giugno 2011 è stata abrogata la norma che prevede la “remunerazione del capitale”, pari al 7% del capitale investito. Essa incide sulle bollette per una percentuale fra il 10% e il 25%. La Campagna di “obbedienza civile” è stata ideata e promossa dal Forum dall'autunno del 2011 e consiste nel pagare le bollette, relative ai periodi successivi al 21 luglio 2011, applicando una riduzione pari alla componente della “remunerazione del capitale investito”. E’ stata chiamata di “obbedienza civile” perché non si tratta di “disubbidire” a una legge ingiusta, ma di “obbedire” alle leggi in vigore, così come modificate dagli esiti referendari. Oggi, a distanza di due anni i gestori del servizio idrico italiano hanno ignorato con pretestuose argomentazioni l’esito referendario. Diverse sono state anche le azioni legali promosse dai comitati territoriali e dai singoli utenti per richiedere che la quota relativa alla remunerazione del capitale investito venga espunta definitivamente dalla tariffa: ricorsi presso il giudice di pace e ricorsi al TAR, come quello sopra richiamato al TAR Toscana e quello promosso di fronte al TAR Emilia Romagna. E' possibile trovare tutte le informazioni sul sito www.obbedienzacivile.it.

Nascita dell'intergruppo parlamentare per l'Acqua Bene Comune
Il 12 Giugno 2013, a due anni esatti dai referendum del 2011, in piazza Montecitorio è nato su invito del Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua l'intergruppo parlamentare per l'Acqua Bene Comune. Hanno aderito oltre 200 parlamentari afferenti a diversi forze politiche, Movimento 5 Stelle, SEL, PD, Scelta Civica e Gruppo Misto. La finalità dell'intergruppo è quella di avviare un percorso legislativo per la ripubblicizzazione del servizio idrico a partire dall'aggiornamento e la riproposizione della legge di iniziativa popolare presentata nel 2007 dal Forum. Altri obiettivi a breve termine quelli di contrastare la tariffa truffa elaborata dall'AEEG in completo contrasto con i risultati referendari e quello di tutelare il diritto all'acqua dei cittadini contrastando la pratica degli stacchi all'erogazione.
In particolare si segnalano di seguito le linee guida del lavoro dell'intergruppo:
• il deposito della legge d’iniziativa popolare “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico” promossa dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua con i dovuti aggiornamenti;
• lavorare in sinergia con gli Enti Locali affinchè anche a livello territoriale le politiche sulla gestione del servizio idrico integrato siano coerenti con i contenuti e i principi della suddetta legge d'iniziativa popolare e di piena attuazione degli esiti referendari;
• lavorare affinchè si giunga ad un testo condiviso in merito alla risoluzione con cui si impegna il Governo ad attuare gli esiti referendari attualmente in discussione presso la Commissione Ambiente della Camera;
• in attuazione dell'esito referendario, lavorare affinchè nei prossimi provvedimenti governativi, compresa la legge di stabilità, venga esclusa la possibilità di riformulare l'attuale situazione normativa relativa alle modalità di affidamento dei servizi pubblici locali limitando, in qualunque modo, la possibilità di gestione pubblica;
• presentazione e sostegno di provvedimenti che riportino tutte le competenze in materia di regolamentazione del ciclo delle acque e del servizio idrico e conseguentemente della determinazione del metodo tariffario sotto la competenza del Ministero dell’Ambiente, della tutela del Territorio e del Mare e che si pongano l'obiettivo dell’immediato ritiro del Metodo Tariffario Transitorio predisposto dall'Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas per il servizio idrico integrato.

I processi di ripubblicizzazione in atto in Italia
Innumerevoli processi stanno attraversando la penisola, «con l'unico obiettivo di praticare concretamente la trasformazione sancita dal voto della maggioranza assoluta dei cittadini italiani» dice Carsetti.

Imperia. I risultati ottenuti derivano in buona parte dalla sinergia tra i "Sindaci per l'Acqua Pubblica" e il locale Comitato Acqua Pubblica. Il primo passo è stato, nel luglio scorso, l'eliminazione dalla tariffa d'ambito della componente corrispondente alla remunerazione del capitale investito. Pochi mesi dopo è stata bloccata ogni ipotesi di rinnovo della gestione mista in scadenza e il servizio idrico è stato orientato verso una gestione esclusivamente pubblica.
Savona. Il progetto di privatizzazione è stato stoppato in Consiglio Provinciale. Ora i sindaci si vanno orientando a confermare il blocco di ogni ipotesi di privatizzazione e guardano a una soluzione pubblica e partecipata.
Torino. Nel luglio 2012 in Consiglio comunale è stata votata una mozione che indirizzava alla gestione pubblica e alla cancellazione dalla tariffa della remunerazione del capitale investito. Il 4 marzo la delibera di iniziativa popolare per creare un’azienda di diritto pubblico è stata approvata. Poi ci sono stati tentativi di bloccare il tutto ma si va avanti.
Varese. Il servizio idrico sarà gestito da una srl in-house e nella discussione e si è arrivati ad un passo dalla vittoria piena, poiché molti sindaci (circa 25 su 141, purtroppo non il sindaco del comune capoluogo) erano fermamente convinti della scelta della azienda di diritto pubblico.
Vicenza. A febbraio 2013 il Consiglio Comunale di Vicenza ha approvato una delibera che dà mandato alla Giunta comunale in collaborazione con Acque Vicentine S.p.A., il Consiglio di Bacino Bacchiglione e il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua, di procedere con un percorso che miri a trasformare il gestore del servizio idrico integrato in una società di diritto pubblico, senza scopo di lucro e aperta alla partecipazione attiva dei cittadini. Diversi comuni della provincia di Vicenza hanno approvato delibere che vanno nella stessa direzione.
Piacenza. La discussione sulla ripubblicizzazione ha registrato una significativa battuta di arresto il 12 dicembre quando il Consiglio Locale di ATERISR di Piacenza si è pronunciato a favore dell'affidamento ad una S.p.A. Mistasono.
Reggio Emilia. Lo statuto del Comune di Reggio Emilia ha recepito gli esiti referendari esprimendosi in questi termini: "Il Comune di Reggio Emilia riconosce il diritto umano all'acqua, ossia l'accesso all'acqua potabile come diritto umano, universale, indivisibile, inalienabile e lo status dell'acqua come bene comune pubblico. Garantisce che la proprietà e la gestione degli impianti, della rete di acquedotto, distribuzione, fognatura e depurazione siano pubbliche e inalienabili, nel rispetto delle normative comunitarie e nazionali. Garantisce che la gestione del servizio idrico integrato, riconosciuto come servizio pubblico locale di interesse generale, non persegua scopi di lucro e sia sottratta ai principi della libera concorrenza, mediante un soggetto a proprietà pubblica. Garantisce la gestione partecipativa del bene comune acqua, orientata a criteri di efficienza, risparmio, solidarietà, trasparenza, sostenibilità, con finalità di carattere sociale ed ecologico, salvaguardando le aspettative e i diritti delle generazioni future".
Forlì. Si è concordato di istituire un tavolo provinciale per l'acqua che tra Forlì e Rimini ragioni in direzione della ripubblicizzazione della società "Romagna Acque". A tale tavolo prenderanno parte anche i comitati locali per l'acqua pubblica.
Palermo. Il 4 Aprile 2013 la Giunta comunale ha approvato la delibera di trasformazione di AMAP S.p.A. in azienda speciale.
Sicilia. Il movimento siciliano per l'acqua nel 2010 aveva depositato una legge d'iniziativa popolare per la ripubblicizzazione del servizio idrico con il sostegno di oltre 35.000 firme. Ma la IV Commissione Ambiente e territorio dell’Assemblea Regionale Siciliana ha accantonato il testo di legge assumendo come testo base il ddl del Governo. Di fatto ciò ha bloccato un percorso democratico e partecipato.
Pistoia. E' partito nei mesi scorsi un tavolo che doveva portare alla ripubblicizzazione a cui hanno aderito i sindaci di Pistoia, Prato, Vernio, Poggio a Caiano, Agliana, Quarrata e molti sindaci del Valdarno. Al momento però la riconvocazione del tavolo risulta incerta.
Pescara. L’Assemblea dei Sindaci della Provincia di Pescara, il 16 aprile 2012, ha votato per “la trasformazione di ACA S.p.A. in house in azienda di diritto pubblico in considerazione che tale modello aziendale accresce le possibilità di controllo da parte dei soci e dei cittadini rispetto all’operato della azienda stessa e consentirebbe forme di partecipazione diretta alla gestione di lavoratori, cittadini ed associazioni di tutela ambientale”.
Inoltre è stato sancito l’azzeramento della quota di remunerazione del capitale dalla bolletta. In ultimo la stessa assemblea dei Sindaci si è anche impegnata ad avviare la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) e la Valutazione d'Incidenza Ambientale (VINCA) sulle opere previste. Ma il percorso di ripubblicizzazione non è stato ancora avviato.

 

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