Il Mediterraneo dei popoli: in viaggio con Simone Perotti

È salpata il 17 maggio 2014 la spedizione italiana culturale e scientifica guidata da Simone Perotti che per 5 anni navigherà a vela per Mediterraneo, Mar Nero, Mar Rosso. Prima esperienza al mondo di co-sailing. Facciamo il punto proprio con l’artefice del progetto.

Il Mediterraneo dei popoli: in viaggio con Simone Perotti

Nata da un gruppo di appassionati di navigazione e Mediterraneo, tra cui lo scrittore e marinaio Simone Perotti, la spedizione si concluderà a Genova nel 2019, dopo aver percorso circa 20.000 miglia (32.000 km), facendo scalo in oltre 100 centri costieri di 29 paesi. Mediterranea è un’imbarcazione a impatto zero, alimentata esclusivamente da fonti rinnovabili (solare ed eolico). Il Cambiamento ha seguito la partenza della spedizione e ne sostiene le finalità.

Simone, a che punto siete con questo progetto: spieghiamolo ai lettori e illustraci quali sono gli obiettivi di Mediterranea?

È un progetto di quelli come si facevano una volta, di base, senza associazioni, partiti, gruppi organizzati o sponsor. Gente qualunque (ma non gente comune…) che per amore del viaggio a vela, del Mediterraneo, è salpata da tre anni ormai per conoscere davvero il mondo che ama e in cui vive, dunque comprendere le ragioni di donne e uomini simili, vicini di casa, ascoltare grandi intellettuali, artisti, i loro racconti e le loro domande, svolgere piccoli e grandi attività nel mondo scientifico della ricerca applicata al mare, ma soprattutto effettuare un esperimento di sharing e di convivenza tra diversi. Quest’ultimo obiettivo si è rivelato, com’era prevedibile, il più arduo ed esaltante.

Come si sostiene finanziariamente il progetto? Si può farne parte?

Tutti possono avvicinarsi, salire a bordo per una settimana e se poi ci si trova in sintonia diventare sostenitori del progetto facendone parte. Non credo molto al crowdfunding, in cui uno dà dei soldi per un progetto a cui non partecipa. La condivisione stando a casa davanti a un computer pronti a cliccare ok su un bonifico on line è utile e interessante, ma è il livello più basso del tentativo di creare un’economia e una organizzazione sociale davvero in comune. La cosa bella delle idee è che possono aggregare energie e diventare multiple grazie alla collaborazione e alla vita accanto. Il denaro è troppo poco per rendere soddisfatti chi lo condivide. Noi siamo attualmente in 49, ognuno mette mille euro all’anno e viene a bordo quando vuole per il tempo che ha, ognuno collabora come sa e può. Potenzialmente siamo un esercito. Poi, in realtà, facciamo molto meno di quello che dovremmo e potremmo, ma ci stiamo lavorando.

Quali sono le vostre prossime tappe se qualcuno volesse imbarcarsi con voi?

E’ tutto visibile sul nostro sito www.progettomediterranea.com. Ora stiamo lasciando la Grecia per andare nel sud italia e prima a Malta. Veniamo da Beirut e Tel-Aviv, mentre il prossimo anno faremo il Mashreq, Tunisia, Algeria, Marocco per finire l’anno a Lisbona. Sempre se ripartiremo, naturalmente, perché come tutte le cose belle e complesse della vita, il nostro progetto può terminare ogni giorno. E non sarebbe grave. Grave sarebbe stato non salpare. Poi, fin dove arriviamo lo decide il vento.

Perché hai deciso di intraprendere questo impegnativo progetto?

Perché ne ho avuto l’idea e l’ho messa in comune. Le idee sono la cosa più preziosa. Quando ci facciamo la domanda: “qual è l’ultima volta che ho avuto un’idea e l’ho messa in comune muovendo cose e persone verso un obiettivo importante?” e non ci diamo una risposta rapida e chiara, beh, in quel momento dobbiamo sempre porci il problema del poco contributo che diamo alla nostra vita e a quella degli altri. Non studiare, non farsi venire idee, non tentare è una morte lenta in vita. Occorre ambizione, anche su cose piccole, e darle corpo col coraggio che necessita. Per me, in grande sintesi, questo è vivere.

Che bilancio puoi trarne fino ad ora?

Molto insoddisfacente, perché da me e da chi condivide un progetto voglio moltissimo. Potevamo e ancora possiamo fare molto di più. E tuttavia, accanto a questo, sono orgogliosissimo di ogni cosa fatta, ne colgo la straordinarietà, e se penso alla fatica, al coraggio, ai momenti duri allora sono davvero fiero di tutto.

Ci puoi descrivere quattro episodi che ti hanno colpito di più in questo viaggio? Due “umani”  e due “naturali” intesi come natura al di fuori degli umani.

Non so distinguere, l’esperienza che stiamo facendo è olistica, esistenziale, vedere le grandi tartarughe in molte isole è stato emozionante, o le centinaia di delfini in Mar Nero, o la bellezza mozzafiato di tanti posti splendidi e che pochissimi conoscono di quest’area del mondo è esperienza indimenticabile. Così come parlare con David Grossman o Abraham Yehoshua o con Markaris, Buket Uzuner e Lordkipanidze è stato illuminante a volte, bellissimo sempre. Ma soprattutto, come doveva essere, l’esperienza più bella è stata, per me, la conoscenza di me nell’altrove in cui volevo andare per sentire come risuonavo laggiù, come mi sentivo. Ho vissuto momenti molto duri, per questioni personali, e l’esperienza che ho fatto di me è stata inestimabile. In un viaggio riuscito l’incontro più illuminante non è mai con qualcosa di esterno, ma con il viaggiatore che sei, nei luoghi dove diventi qualcosa di diverso, per non tornare identico a come sei salpato. Tornare dopo una “vacanza” è spesso avvilente, proprio per questo.

In base alle vostre ricerche quale è lo stato ambientale del mare Mediterraneo?

Molto buono in alcuni luoghi, molto a rischio in altri. Siamo colpevoli di un genocidio naturale la cui gravità non tarderà a manifestarsi ulteriormente e ci metterà in seria preoccupazione. Amare il mare, fonte di ogni vita terrestre, è argomento primario che dovrebbe generare azioni e idee concrete. Nel piccolissimo della nostra possibilità abbiamo attirato l’attenzione su progetti speculativi che mettono a repentaglio il Mediterraneo, e questa è una delle cose che mi rende più orgoglioso. Abbiamo fatto, coi mezzi che abbiamo il meglio che potevamo tentare. Questo contributo valorizza fortemente la nostra azione.

L’associazione Paea e il PER Parco energia rinnovabile sono i vostri sponsor tecnico/energetici; ci puoi dire quale è la strumentazione che avete a bordo e cosa fa funzionare che? 

Dobbiamo a Paea e al PER una delle cose più belle, la possibilità della nostra barca di non essere collegata ad alcuna rete elettrica da quattro anni. Siamo autonomi grazie a 4 pannelli solari molto efficienti e a due eolici silenziosi e potenti. Nel Mediterraneo, con le risorse che abbiamo, potremmo generare tutta l’energia di cui abbiamo bisogno e lasciare alla combustione termoelettrica solo il minimo necessario nel mix energetico. Per non parlare del nucleare. Che i francesi, grandi marinai, che stimiamo sommamente per la loro autentica passione per vela e mare, abbiano decine di centrali nucleari è una cosa che dovrebbe ripugnarli.

Un appello per il Mediterraneo dei popoli?

Sarebbe bellissimo un grande paese fatto di assemblee di donne mediterranee, di uomini mediterranei, di giovani, di lavoratori. Un non-stato unito che si ispira alle grandi leggi della natura e della vita prima che a qualunque altro interesse economico o sociale. Prima viene il nostro mondo, su di esso dovremmo costruire popoli e unioni. Non sono molto ottimista, per quel che vedo, ma resto un concreto sognatore per questa porzione del mondo. Il Mediterraneo unito, che dialoga, che opera su progetti condivisi, che tenta la via dell’altrove, indipendente dalle follie islamiste e dalle follie capitaliste, è un progetto a cui darò sempre il mio contributo.

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