Il business nero del tonno rosso, un affare da 4 miliardi di dollari

Un’indagine giornalistica rivela che il mercato nero mondiale del tonno rosso 'vale' quattro miliardi di dollari l’anno. La frode svelata dal Consorzio Internazionale dei Giornalisti d'Inchiesta conferma i ripetuti allarmi lanciati dal WWF sulle sorti di questa specie minacciata dalla pesca selvaggia.

Il business nero del tonno rosso, un affare da 4 miliardi di dollari
Quattro miliardi di dollari: è questa la dimensione economica del mercato nero internazionale del Tonno rosso (Thunnus thynnus) stimata da un'indagine giornalistica indipendente lanciata in questi giorni da una rete di giornalisti appartenenti al Consorzio Internazionale dei Giornalisti d'Inchiesta (ICIJ). I giornalisti hanno trascorso 8 mesi raccogliendo dati in tutto il mondo sulla pesca e il commercio di questa specie ritenuta in pericolo. I risultati dell'inchiesta sono stati divulgati una settimana prima dall’incontro della Commissione ICCAT di Parigi, la Commissione Internazionale per la Conservazione dei Tonni dell’Atlantico e del Mediterraneo che si occupa di gestire, a suo avviso correttamente, la pesca di Tonno rosso; incontro in cui si dovranno prendere decisioni importanti per favorire il ripristino dell’esigua popolazione di Tonno rosso dell’Atlantico orientale e Mediterraneo. I risultati confermano i ripetuti allarmi del WWF lanciati nell'ultimo decennio: si passa da casi eclatanti di violazione della quota consentita (se pescato più tonno di quanto fosse legale prendere), alla diffusa mancanza di rendicontazione del pescato alle autorità competenti, all'uso di aerei da ricognizione vietati dal 2006 per identificare i tonni da pescare, alla cattura di esemplari sotto misura, fino alle tante analisi errate svolte dai governi. "Più nudo di così il re non potrebbe essere: l’esaustiva indagine di ICIJ dà ragione ai nostri ripetuti allarmi. Questa pesca non è gestita, dalle maglia sfugge solo l’illegalità, mai il prodotto da mettere sul mercato”, ha dichiarato Marco Costantini, Responsabile Mare del WWF Italia. "Evidentemente non esiste certezza per il consumatore. E nessun Governo può dare garanzie sul controllo dell’attività per assicurare la trasparenza del mercato dell’intera produzione di tonno rosso. I membri dell’ICCAT possono solo porre fine a questa ingestibile ‘mattanza’ una volta per tutte alla prossima riunione prevista a Parigi questo mese”. Sono gli stessi operatori del settore della pesca a testimoniare l’illegalità dell'attività di pesca: nel periodo tra il 1998 e il 2007 il Capitano della flotta francese Roger Del Ponte ha dichiarato: "Tutti truffano. C'erano delle regole, ma noi non le seguiamo". Le indagini del ICIJ puntano in particolare sulle autorità francesi, che avrebbero coperto per anni le attività illegali della flotta dando informazioni deliberatamente errate all’UE e all'ICCAT I dati raccolti, nonostante gli sforzi materiali, umani ed economici fatti per controllare la pesca, confermano che ancora nel 2010 vige lo spregio delle regole alla pesca del tonno rosso nel Mediterraneo. L'ICCAT ha fallito anche nello svolgimento della raccolta delle informazioni su cui operare le valutazioni di gestione. I risultati dell'indagine dimostrano come i cosiddetti Documentation Scheme (BCD), ovvero, i formulari di cattura proposti dall'ICCAT come soluzione del problema, siano secondo i giornalisti di ICIJ un meccanismo "così pieno di vuoti da rendere inutili i dati raccolti". Con queste nuove informazioni la comunità internazionale non ha più scuse: l’ICCAT che si svolgerà a Parigi, dal 17 al 27 novembre 2010 dovrà sospendere la pesca industriale, ormai distruttiva, esercitata con reti a circuizione e che alimenta l’immensa attività di 'allevamento' del tonno. E di tutta l’illegalità che ne consegue. Il WWF sollecita, pertanto, i delegati ICCAT ad ascoltare la 'sirena d’allarme' contenuta nella relazione ICIJ e sfruttare al massimo l’incontro di Parigi per impostare un valido piano di ricostituzione del tonno rosso dell'Atlantico orientale. Tra le misure suggerite dal WWF, due su tutte: consentire solo una limitata attività di pesca con un totale di catture inferiore alle 6.000 tonnellate all'anno e individuare delle zone precluse alla pesca dove i tonni possano riprodursi.

Commenti

No more sushi...:(
Marco B., 20-08-2011 07:20

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