L’insopportabile ipocrisia del post terremoto

Puntuale come un orologio svizzero ecco arrivare l’ipocrisia del post terremoto. Ci sono persone che approfittano di questi eventi per farsi pubblicità attraverso delle donazioni quando poi con le loro attività pagano allo Stato una parte minima di quello che dovrebbero, vedi Zuckerberg di Facebook e la sua elemosina di una cifra che guadagna in un nanosecondo.

L’insopportabile ipocrisia del post terremoto

Politici falsamente tristi e commossi che dovrebbero dimettersi in massa non avendo di certo fatto tutto quello che si doveva fare per evitare il peggio. E poverini si accorgono sempre e solo dopo dei problemi quando la gente è ormai morta, le case sono crollate, etc. Uno Stato che funzionasse dovrebbe garantire innanzitutto la sicurezza dei propri cittadini di fronte a eventi naturali prevedibilissimi dato che già nella pancia della nostra mamma ognuno di noi sa che viviamo in un paese ad alto rischio idrogeologico e sismico.

Qualora una volta fatto tutto il possibile per limitare danni e lutti, lo Stato attraverso i soldi delle tasse dovrebbe garantire un pronto intervento, una rapida e sicura ricostruzione, non aspettare o contare sulla beneficienza dei cittadini che così pagano due volte. Tra l’altro di soldi ce ne sono già vagonate, solo i fondi stanziati per il terremoto dell’Irpinia si protrarranno fino al 2023! Il suddetto terremoto è avvenuto nel 1980, sono ben 43 anni di fondi per complessivi 52 miliardi di euro. Alla faccia della rapida e sicura ricostruzione, ci si rifaceva l’intera Italia con questi soldi. Ma chi si scandalizza? Ma che problema c’è? Con quei soldi ci hanno mangiato e ci mangeranno in tanti e le briciole arriveranno pure in basso, quindi c’è comunque un tornaconto.

Organizzarsi, prevenire, formarsi, monitorare, sembra siano parole assolutamente sconosciute nel linguaggio della maggior parte delle istituzioni. Uso assennato e corretto dei fondi pubblici ed europei? Certo, come no? lo vediamo ancora adesso per l’ennesima e di sicuro non ultima volta. Soldi che dovevano essere utilizzati per rendere sicure le case e che sono rimasti nel cassetto, sprecati, deviati. E ciò accade sempre puntualmente sotto gli occhi di tutti dato che ne parlano giornali e media a diffusione nazionale, quindi nessuno può dire che non sapeva o che non sa. Scandali su scandali, ruberie su ruberie dove come al solito la colpa non è mai di nessuno o è di quelli che c’erano prima, nello scaricabarile senza fine, anche questa specialità olimpica in cui l’Italia non ha rivali. Ben pochi sono quelli che riconoscono colpe o di avere sbagliato qualcosa. In Italia si verificano cose inaudite ma sembra che non sia mai colpa di nessuno. L’impunità è il pensare che comunque qualsiasi cosa si fa, si è sempre nel giusto anche di fronte all’evidenza, anche se costruiamo un palazzo di dieci piani con le molliche di pane. E’ qualcosa insita ormai nel dna italico, uno degli aspetti più difficili da estirpare. Il palazzo crolla? L’impresa non ha colpe, il tecnico non ha colpe, il comune non ha colpe, colpa del fato, della crisi, dei materiali di scarsa qualità, degli extraterrestri.

Verranno ovviamente stanziati nuovi soldi, che andranno ovviamente nelle tasche dei soliti noti e che faranno le cose come sempre è stato cioè poco e male.

Cosa fanno i cittadini? Si lamentano, si indignano quei due o tre minuti, inveiscono contro questo o quello e poi per convenienza o semplice masochismo, chissà, continueranno a votare gli stessi che li hanno messi in quelle situazioni dato che molti si sono avvicendati nella cosa pubblica e ben pochi hanno cambiato l’andazzo. Quindi il concorso di colpa è sempre presente fra il politico che non fa o fa male, il tecnico che troppo spesso se ne frega e il cittadino che delega.

C’è una soluzione? Sì certo, riprendere il controllo soprattutto a livello locale della cosa pubblica attraverso un presa di coscienza e di responsabilità di tutti i cittadini. Ad ogni livello ricreare la comunità dove con una attenta formazione iniziare a conoscere bene quello che è importante per la nostra esistenza e sopravvivenza. Conoscere il territorio, sapere le specificità della zona in cui ci troviamo, avere conoscenze base di come sono fatte le nostre abitazioni, con quali materiali e che rischi si corrono. Sapere cosa fare esattamente e come comportarsi in caso di catastrofe naturale. Pretendere che ci sia trasparenza assoluta dal primo all’ultimo centesimo speso per qualsiasi spesa a livello pubblico, anche per le gomme da cancellare. Accertarsi che i tecnici degli enti pubblici abbiano una adeguata e provata formazione ottenuta anche sul campo, non solo attraverso libri e diplomi e che si aggiornino costantemente.

Non si può fare? E’ difficile? Utopistico? E’ di sicuro più utopistico pensare che lo Stato o chi per lui, si occupi veramente dei cittadini quando lo fa poco e male e piuttosto si specializza nella elargizione di tangenti, favori e nella tosatura dei sudditi. Non ci sono interventi migliori da fare che la conoscenza diretta e la responsabilità diretta da parte di ognuno e con queste due azioni anche le istituzioni forse cambieranno, senza queste azioni il cambiamento è praticamente impossibile.

P.S. In parziale risposta al mio precedente articolo su chi ha dubbi sulle qualità sismiche del legno, guardatevi questo video gentilmente segnalatomi dall’amico Andrea Strozzi.

 

 

Commenti

Articolo molto giusto.Purtroppo le cose stanno proprio così,anche rispetto alla gente ancora normale,e dico ancora normale non a caso perchè chi ci governa non lo è,e alla gente comune la normalità e il buon senso lo stanno facendo perdere
m.laura, 06-09-2016 08:06
Mi dispiace sia stato frainteso il mio commento all'articolo precedente. La mia obiezione era NON sulla bontà strutturale e sismica del legno, ma sul fatto di proporla come unica soluzione per l'adeguamento sismico. Comunque, vorrei fare presente che sulle strutture in legno può capitare anche questo. http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-04-03/l-aquila-crolla-altro-balcone-new-town-berlusconi-bertolaso-180224.shtml?uuid=ACHvdM0C&refresh_ce=1 ...questa non è una critica al "sistema legno", ma è quello che succede lasciando fare le cose a chi non ha le competenze (e ciò vale sia per il legno, che per la muratura, che al cemento armato, che per l'acciaio). Saluti
alessandro, 05-09-2016 06:05

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