L’estate sta finendo, un anno se ne va…

Il calcio e le mode, il processo breve e le elezioni anticipate, la crisi e le ragazzine di Ostia. Abbandonate le spiagge isolate, ci si ritrova nel traffico della metropoli. "Tutto scorre tranquillamente sulle nostre teste italiane, senza sussulti, senza indignazione, senza reazione né azione"...

L’estate sta finendo, un anno se ne va…
L’estate sta finendo. Giungo nella capitale dopo avere percorso con la mia vecchia BMW R 80 GS circa 3500 km in giro per il 'Belpaese'. È settembre, le strade sono ancora calde e assolate. Faccio presto a capire che non ho sbagliato strada. 'Clacsonate' incessanti che, rinvigorite dopo il riposo, strombazzano a tutta forza rompendo il quasi silenzio di agosto. Sorpassi a destra, precedenze non rispettate, motociclisti che dribblano i pedoni sulle strisce pedonali, auto posteggiate a lisca di pesce sul marciapiede e il solito furbetto che salta la coda riversandosi sulla corsia dei taxi per poi passare con il semaforo rosso. Chissà dove andrà così di fretta, penso. Di certo sarà un chirurgo chiamato d’urgenza per un’operazione di vita o di morte. Ma quanti chirurghi ci sono in giro per le strade di Roma? Adesso, mestamente e con una certa malinconia addosso, sono in pieno centro mentre un paio di clacson che stanno dietro imprecano aspramente contro la mia andatura pacifica e rallentata, inusuale per un motociclista-guerriero di questa città; il ritmo è ancora quello molle di chi l’estate se l’è assaporata lentamente tra campagne, paesini, spiagge selvagge e luoghi isolati, ancora esistenti nonostante tutto. L’estate sta finendo. Quel palcoscenico romano che mi ha appena dato il suo welcome mi porta con la mente a scorrere una dopo l’altra alcune immagini estive del mio viaggio in moto. Come i titoli di coda di un film, quelle foto scattate dai miei occhi si susseguono. Vedo le migliaia di mozziconi di sigaretta riversati su ogni singola spiaggia calpestata, senza eccezione alcuna. Sembrano le nuove conchiglie del secolo. Vedo lo 'sventolio' frenetico di mani svelte che maneggiano gli iPhone ed i ghigni sorridenti davanti ai cellulari super tecnologici che ormai ci hanno fatto perdere il sapore di guardare negli occhi la gente. Sento ancora i discorsi da bar sui nuovi acquisti della squadra di calcio del cuore e le previsioni e le scommesse su chi vincerà, mai su chi perderà. E mille tatuaggi in ogni angolino dei corpi turgidi sulle battigie, e i grammi di gel sui capelli di maschi dall’ormone smosso, tutti rigorosamente con occhiale da sole (anche notturno se necessario) e tutti con look da calciatore. E che dire delle donnine con gonnellina svolazzante sui tacchi a spillo o sulle zeppe all’ultimo grido che per scenderci, dopo qualche bicchierino serale, occorre chiamare i pompieri o il 118 (dipende). Ci penso e ci ripenso. Quelle immagini rappresentano la mia epoca, sono usi e costumi del 'Belpaese', della "giovine Italia" ben lontana da quella ideata e creata dal buon Giuseppe Mazzini. Poi alle mie orecchie riecheggiano le sterili discussioni sulla politica ascoltate indistintamente in ogni parte d’Italia. Mi rivengono in mente le accalorate arrabbiature di alcuni e i sorrisi sagaci e sornioni di altri per la legge bavaglio, per la crisi, per la scuola, per i tradimenti a destra e a sinistra, per le elezioni anticipate, per il processo breve, e la lista è davvero molto lunga. Ascoltando attentamente sono quasi tutti concordi su tali argomentazioni. Gli italiani sono uniti in estate e denunciano "il degrado di un paese alla deriva" (cito, leitmotiv estivo ripetutamente ascoltato). Sembra irreale, sarà il caldo. Peccato che in genere le elezioni cadono in primavera! Ma in fondo, cosa chiedere di più alla leggerezza e alla spensieratezza della stagione estiva e alla gente che se la gode? Siamo un popolo che si eccita per le ragazzine di Ostia: "Er calippo, 'na bira". È quello il tormentone e non certo l’assenza di un ministro dello sviluppo economico da più di 130 giorni o la nuova tangentopoli con i suoi scandali colossali. Panta Rei dicevano i filosofi greci, ma a quei tempi tale espressione aveva ben altro significato, era legata al divenire. Anche oggi tutto scorre. Difatti tutto scorre tranquillamente sulle nostre teste italiane, senza sussulti, senza indignazione, senza reazione né azione e soprattutto senza un divenire, per l’appunto. Arrivo finalmente sotto casa non prima di assistere ad un’ultima scena sconsolante che mi fa decidere che per oggi anch’io spegnerò il cervello, ahimè come molti altri: una ragazza in scooter, sta guidando, parla al cellulare che ha inserito con maestria tra l’orecchio sinistro e il casco, sulla mano destra invece una sigaretta accesa, mentre sull’avambraccio sinistro, penzolante, una borsa rigorosamente Louis Vuitton. Sembra lo spot pubblicitario dell’italiano del XXI secolo, l’italiano multitasking, assorto in mille cose, sempre di corsa, una persona spesso spersonalizzata, figlia del pacchetto televisivo che si rifugia nelle droghe virtuali dei social network, incapace di trascorrere un solo minuto con il silenzio e con se stesso. L’estate sta finendo, un anno se ne va… per fortuna mi rimane ancora la forza del sorriso…

Commenti

Quanta amarezza, e quanta verità .. Se poi hai la "sventura" di aver trascorso le vacanze all'estero, al rientro tutto quello che hai raccontato sembra persino amplificato. C'è solo una piccola cosa che aggiungerei: la mania di "rifarsi", l'esplosione della medicina estetica e dei vari botulini, che fa sembrare le persone che le utilizzano tutte uguali, brutte copie di uno standard che non raggiungeranno mai ...
Elena, 22-09-2010 02:22
Ciao Elena, grazie tante per il commento. Si è vero tanta amarezza, ahimè ci sarebbero tante altre cose da aggiungere oltre la medicina estetica ... proviamoci nel nostro piccolo e con il nostro agire concreto a cambiarlo lentamente questo paese ... seminiamo almeno per le generazioni future, un abbraccio
Dario, 22-09-2010 02:22
Forza del sorriso sempre. Rassegnazione per il popolo bue anche.
Il Fratello, 22-09-2010 04:22

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