La tecnologia schiava del profitto non ci salverà. Inevitabile il ritorno alla terra

Il mondo attuale, cloroformizzato dalla potenza e meraviglia tecnologica, pensa di eludere limiti e leggi naturali utilizzando la terra come una discarica. Ma è solo un'illusione...

La tecnologia schiava del profitto non ci salverà. Inevitabile il ritorno alla terra

Più la tecnologia avanza e ci fa vedere cose strabilianti, più pensiamo che qualsiasi problema verrà risolto e, se non verrà risolto, potremo sempre andare su Marte. I fanatici di tecnologia e fantascienza, ormai praticamente la stessa cosa, vivono un mondo tutto loro che non ha niente a che vedere con la realtà e il capitombolo che faranno dall’alto dei loro voli pindarici sarà fragoroso. La tecnologia esclusivamente al servizio dell’interesse economico non si cura affatto delle sue conseguenze e, per quanto faccia progressi e sia scintillante, non sta impedendo l’estinzione umana, anzi l’accelera.

Non ha impedito l’estinzione di moltissime specie animali, di habitat naturali ormai persi irrimediabilmente. Non impedisce anzi accelera la produzione in massa di rifiuti intesi come merci ormai sempre più superflue, tanto da essere classificate da subito come rifiuti: verranno gettate velocemente e i mari sono ormai diventati brodaglie di plastica. 

Non si limitano gli imballaggi, non si limita drasticamente l’uso dei combustibili fossili, non si sta facendo nulla per fermare i cambiamenti climatici e sono stati raggiunti tutti i livelli più critici di emissioni; eppure si fanno progressi continui di tipo tecnologico. Visto che con tutta la tecnologia che abbiamo potremmo agire efficacemente e non lo si fa, vuol dire che non c’è nessun interesse a farlo, poiché la tecnologia deve rimanere solo un mezzo per fare soldi; se poi il mondo brucia, chi se ne frega. Però potremmo riprendere l’evento con le nostre quattordici telecamere installate sull’ultimissimo I-Phone numero 2478.

E cosa faranno i fan della super tecnologia quando saranno esaurite tutte le risorse, quanto i terreni saranno devastati, il commercio in ginocchio, le città al buio e senza approvvigionamenti? I politici ovviamente daranno la colpa agli immigrati, agli ambientalisti (new entry nel gruppo dei responsabili di tutto), ai bolscevichi risorti dalle tombe, ai puffi nascosti nei boschi; ma anche dando la colpa a chiunque sia, la situazione e le responsabilità chiare non cambieranno. Politica, finanza ed economia della crescita ci stanno portando dritti verso la catastrofe. Aspettare una presa di coscienza e azioni dall’alto è pura utopia, se Trump, smentito addirittura dalla sua stessa amministrazione, continua a dire che i cambiamenti climatici non esistono.

La politica, tranne miracoli che ad oggi non sembrano all’orizzonte, non farà nulla, nemmeno di fronte all’evidenza. Basta vedere le inconcludenti e inutili conferenze sul clima che si succedono fini a se stesse mentre la situazione si aggrava.

L’unica possibilità è agire direttamente e, visto che verrà minacciato l’approvvigionamento alimentare mandando in crisi l’assurdo e fragilissimo sistema che vuole i nostri supermercati pieni di prodotti che arrivano da chissà dove, la prima cosa da fare è ragionare su come ci si sfamerà di fronte al collasso in arrivo. Una soluzione è quella di ritornare progressivamente alla terra e autoprodursi il più possibile. Meglio se fatto in ottica di ecovicinato, cioè di aiuto reciproco fra vicini  all’interno dei territori in cui si vive. In questo modo si potranno alleggerire le gravi mancanze e difficoltà che ci saranno da una società votata allo sfascio.

L’Italia è strapiena di posti abbandonati e terre incolte che non aspettano altro che essere ripopolate e fatte rifiorire, non in un'ottica di sfruttamento ma di attenzione all’equilibrio naturale e in ossequio alla cultura dei limiti, l’unica che può dare una rotta perseguibile nel mare di follia che ci circonda. E il ritorno alla terra non significa solo la possibile sopravvivenza ma anche una diversa e più ricca socialità, relazioni non virtuali, supporto, rafforzamento del senso di comunità che è la sola che dà davvero sicurezza agli individui.

Ovviamente i “super moderni” penseranno che non si può fare, che è un ritorno al passato e tante altre fesserie simili, ma nessuna delle soluzioni e strade percorse dall’attuale sistema suicida è migliore di quella della ripresa del controllo della propria vita e dei propri mezzi di sostentamento.

La società del consumo, dello spreco, dei rifiuti, dell’inquinamento è arrivata al capolinea e non servirà chiudere occhi, naso e orecchi, perché le conseguenze saranno sempre più gravi e già ora ci investono in tutta la loro drammaticità.  Chi si preparerà per tempo avrà delle possibilità, chi aspetterà nella sua cameretta fantasticando di volare su Marte al momento opportuno, rimarrà prima assai deluso e poi non saprà come fronteggiare la situazione, ostaggio del mondo che gli crollerà addosso.

Meglio non arrivare a quel punto, meglio agire prima.

 

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