Ma ai congressi scientifici chi li dichiara i conflitti d'interesse?

Interessante analisi del dottor Adriano Cattaneo, dell'associazione "No grazie pago io", un gruppo di operatori sanitari e medici che rifiuta qualsiasi royalties, omaggio o somma di denaro dalle case farmaceutiche. «Ai congressi scientifici si glissa sui conflitti di interesse».

Ma ai congressi scientifici chi li dichiara i conflitti d'interesse?

«Ogni anno nel mondo si tengono oltre 100.000 congressi scientifici. Assieme alle riviste mediche, è uno dei più importanti modi per diffondere informazioni e conoscenze, non sempre scientifiche. Ma mentre per le riviste mediche, per lo meno le maggiori, sta diventando obbligatorio per gli autori di articoli dichiarare i propri conflitti d’interesse, ai congressi non è ancora obbligatorio. Ma è frequente?». La domanda se la pone il dottor Adriano Cattaneo, dell'associazione "No grazie pago io", che ha analizzato e tradotto uno studio pubblicato sul British Medical Journal (1).

«Gli autori di un articolo pubblicato da poco sul BMJ Open hanno investigato la prevalenza di queste dichiarazioni tra gli oratori invitati a cinque congressi a cui gli autori stessi hanno partecipato nel 2016 (sempre da 1) - spiega Cattaneo - Due dei congressi si sono svolti negli Stati Uniti ed erano organizzati da associazioni di endocrinologi e reumatologi; gli altri tre in Gran Bretagna, organizzati da associazioni che si occupano di continenza, obesità e malattie del cuore. Le 201 osservazioni sono state fatte in tempo reale. Gli autori hanno in seguito confrontato le dichiarazioni verbali con quelle eventualmente scritte negli abstracts dei congressi. I conflitti d’interesse sono stati dichiarati in 143 presentazioni (71%), con un range tra congressi tra il 26% e il 100%. In 118 su 143 dichiarazioni (84%), gli oratori avevano una diapositiva preparata apposta a questo scopo. Queste diapositive sono state lasciate sullo schermo per 2 secondi in media (da 1.25 a 7.5); la durata era minore (1-3.5 secondi) quando nella diapositiva vi era solo la dichiarazione di conflitti d’interesse, rispetto a quando vi erano altre informazioni (3-17 secondi). A causa della rapidità di queste dichiarazioni, gli autori non sono stati in grado di prendere nota dei dettagli sulla natura e la rilevanza dei conflitti. Solo in 27 casi gli oratori si sono soffermati su qualche aspetto particolare del loro conflitto d’interesse. In questi casi il tono era spesso sprezzante o scherzoso (“Questi sono i miei conflitti. Se non vi piacciono, ne ho degli altri.”) Confrontando le presentazioni con gli abstract, nel 52% dei casi vi era una dichiarazione in entrambi, ma con una discordanza del 22% nei contenuti della stessa».

«In conclusione: poche dichiarazioni, troppo brevi per essere lette o capite dal pubblico, spesso sdegnose, senza nessuna discussione. Impossibile valutarne la veridicità. Chissà come vanno le cose in Italia. Il rischio è che diventi una routine senza significato, quelle cose che si fanno perché bisogna farle, ma a cui non si crede».

1. Grey A, Avenell A, Dalbeth N et al. Reporting of conflicts of interest in oral presentations at medical conferences: a delegate-based prospective observational study. BMJ Open 2017;7:e017019

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