Golfo del Messico, sulla Marea Nera erano corrette le stime peggiori

Nel disastro ambientale del Golfo del Messico, causato da una falla nella piattaforma Deepwater Horizon della British Petroleum, si versarono in mare 11mila tonnellate di greggio al giorno per tre mesi. Erano corrette le stime peggiori, subito stigmatizzate come allarmistiche. La BP aveva parlato di 675 tonnellate al giorno.

Golfo del Messico, sulla Marea Nera erano corrette le stime peggiori
Erano 11mila e 130 tonnellate di petrolio al giorno quelle che si sono riversate nel Golfo del Messico per tre mesi da una falla nella piattaforma Deepwater Horizon, in quello che è stato definito il peggior incidente ambientale della storia d'America. Un numero anche difficile da quantificare, 11mila tonnellate. Per intenderci, è come se quattro piscine olimpioniche e mezzo ogni giorno venissero riempite di greggio e rovesciate in mare. E pensare che all'inizio la British Petroleum, il colosso britannico responsabile del disastro, aveva stimato le perdite attorno alle 675 tonnellate giornaliere. Una stima comunque drammatica ma che appare adesso irrisoria, ed equivale ad appena il sei per cento della cifra reale. I nuovi dati sono emersi da una ricerca condotta dall'Agenzia americana per lo studio dell'atmosfera e gli oceani, la Noaa, e pubblicata dalla rivista Pnas. Sono così risultate veritiere le peggiori previsioni avanzate inizialmente dagli studiosi, e subito stigmatizzate dalla BP come allarmistiche e spropositate. Sulla base delle analisi chimiche di acqua ed aria condotte durante i giorni dell'incidente, e grazie ad “un approccio mai usato prima e che potrà essere molto utile in futuro” (parola di Thomas Ryerson, responsabile della ricerca), i ricercatori sono stati in grado – oltre che di fornire dati estremamente accurati sulla quantità di greggio fuoriuscito – di descrivere dettagliatamente il processo avvenuto. Gas e petrolio si sono separati subito in tre frazioni: un pennacchio sottomarino composto da minuscole gocce di metano, benzene e altre sostanze; una macchia oleosa visibile in superficie con le sostanze più pesanti e appiccicose; un pennacchio aereo generato dall'evaporazione delle sostanze chimiche, contenente un mix di diversi idrocarburi. Risultati un po' più confortanti arrivano invece un altro studio, condotto dall'Università californiana di Santa Barbara su quella parte di metano rimasta sott'acqua. Pare infatti che la sostanza sia stata eliminata dalle colonie di batteri che popolano il golfo del Messico. Queste, sospinte dalle correnti circolari della zona, sarebbero tornate più volte nei pressi della falla “mangiando” i residui di metano ancora presenti.

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