ONU: "Acqua diritto umano universale"

Le Nazioni Unite hanno approvato una risoluzione che riconosce l'accesso all'acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari come diritti umani fondamentali. Il testo della risoluzione è stato accolto con grande soddisfazione dai movimenti internazionali in difesa dell'acqua e degli altri beni comuni, perché costituisce un passo decisivo per affrontare il problema della scarsità delle risorse idriche e per svincolare l'acqua dalle logiche del mercato.

ONU:
28 luglio 2010: segnatevi questa data storica. A New York, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che riconosce l'accesso all'acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari tra i diritti umani fondamentali. La storica risoluzione, su mozione presentata da Evo Morales Ayma, Presidente della Bolivia, e da una trentina di altri paesi, sancisce che "l’acqua potabile e i servizi igienico-sanitari sono un diritto umano essenziale per il pieno godimento del diritto alla vita e di tutti gli altri diritti umani". L’accesso all’acqua potabile è entrato a far parte ufficialmente della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, come spiega in un articolo l'UN News Centre. Tra i paesi che hanno presentato la mozione insieme alla Bolivia - che già a maggio dopo la Conferencia Mundial de los Pueblos sobre el Cambio Climático y los Derechos de la Madre Tierra aveva presentato all’ONU la Dichiarazione Universale dei Diritti della Madre Terra, chiedendone l’applicazione in tutti i trattati internazionali - ci sono Germania, Spagna, Brasile e Francia. Tra i paesi promotori eloquente è la presenza della Francia, la stessa nazione che 25 anni fa era stata la paladina della privatizzazione dei servizi idrici integrati e che sta ritornando a gestioni interamente pubbliche su tutto il territorio nazionale: emblematico è il caso di Parigi, che dal 1° gennaio 2010 ha tolto la gestione dell’acqua proprio alle multinazionali francesi Veolia e Suez, facendola ritornare “in house” al 100%. Dopo circa 15 anni di dibattiti sulla scarsità di acqua potabile del pianeta, le Nazioni Unite sono arrivate alla votazione del 28 luglio 2010, alla quale erano presenti 163 Paesi (sui 192 che costituiscono l’Assemblea). Dei 163, 122 paesi hanno votato a favore, nessuno contro e 41 si sono astenuti. Tra i paesi che hanno votato a favore troviamo proprio l’Italia, nonostante il Decreto-legge 135/2009 (Art. 15) e la via della privatizzazione dei servizi idrici integrati. Non possiamo non chiederci: che abbiano influito sulla votazione italiana il milione e 400.00 firme raccolte dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua e da poco consegnate in Cassazione? Anche le astensioni, però, sono significative. Tra i paesi industrializzati si sono astenuti Regno Unito, Irlanda, Australia, Austria, Canada, Grecia, Svezia, Giappone, Turchia, Israele e Stati Uniti. Questi ultimi hanno motivato la loro decisione con il fatto che la risoluzione ONU potrebbe minare l'iter che è attualmente in corso a Ginevra - presso il Consiglio dei Diritti Umani – e che ha come obiettivo costruire un consenso globale su diritto all'acqua. I Paesi Bassi, invece, si sono astenuti per il motivo opposto: hanno infatti ritenuto che la risoluzione non sottolinei abbastanza la responsabilità dei singoli stati nei confronti dei loro cittadini in materia di accesso all'acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari. A sorpresa, infine, si sono astenuti anche alcuni paesi africani alle prese col problema della scarsità di acqua potabile, quali Etiopia, Kenya, Tanzania e Zambia. Il testo della risoluzione ricorda come sul pianeta una persona su otto non abbia ancora accesso all'acqua potabile e come questa mancanza di accesso provochi la morte di tre milioni di persone ogni anno. La risoluzione prosegue ricordando che 884 milioni di persone nel mondo non hanno accesso all'acqua potabile e che più di 2,6 miliardi di persone, in maggioranza neonati e bambini, non dispongono di infrastrutture igienico-sanitarie di base. I dati diffusi dall’ONU riferiscono che, ogni anno, oltre 1,5 milioni di bambini, di età inferiore ai 5 anni, muoiono per mancanza di acqua potabile e che oltre 443 milioni di giorni di scuola vengono persi a causa di malattie legate alla qualità dell’acqua e alla mancanza di strutture igieniche. L’Assemblea Generale - in seno alla risoluzione - invita tutti gli Stati e tutte le organizzazioni internazionali a fornire risorse finanziarie, tecnologie e competenze ai Paesi in via di sviluppo, affinché acqua potabile e servizi igienici di base siano garantiti a tutti, e riconferma l’impegno degli stati membri a dimezzare, entro il 2015, il numero di persone sulla terra che non ha accesso all’acqua potabile. Il testo della risoluzione è stato accolto con grande soddisfazione dai movimenti internazionali in difesa dell’acqua e degli altri beni comuni, perché costituisce un passo decisivo per affrontare il problema della scarsità delle risorse idriche e per svincolare l’acqua dalle logiche del mercato. Il diritto all’acqua era già stato inserito dall’Onu in alcune Convenzioni sui diritti delle donne, dei bambini ei dei disabili, ma non era ancora stato dichiarato ufficialmente "diritto umano universale". La risoluzione, pur non avendo valore vincolante dal punto di vista giuridico, sta avendo un notevole impatto sull’opinione pubblica internazionale. Infatti, se si considera che in molti casi i testi delle risoluzioni dell’Onu hanno preceduto e indirizzato l’effettiva applicazione e la possibilità concreta di godere a livello giuridico dei diritti universali, questa risoluzione rappresenta più di una speranza. Vedremo se già dai prossimi appuntamenti (a partire da quello di settembre 2010 a New York sugli Obiettivi del Millennio fino al Forum Mondiale dell'acqua che si terrà a Marsiglia nel marzo 2012) questa risoluzione così importante troverà ulteriore rafforzamento a livello internazionale.

Lascia un commento


Per lasciare un commento, registrati o effettua il login.