Politica e finanza. Ugo Biggeri: “è tempo di regole”

“Quella della riforma della finanza è una questione che la politica deve affrontare seriamente". Lo ha affermato Ugo Biggeri, presidente di Banca Popolare Etica. secondo cui in gioco c'è "il futuro delle nostre economie e delle nostre società”.

Politica e finanza. Ugo Biggeri: “è tempo di regole”
Politica e finanza sono due termini che purtroppo non ispirano più la fiducia dei cittadini italiani, come dimostrano diverse indagini demoscopiche. La crisi che stiamo vivendo è il frutto dell'egemonia della finanza internazionale sulla politica e per uscire da questa situazione è necessaria un'inversione di questo paradigma. Stupisce invece che in questi giorni il dibattito politico sia fatto di battute, semplificazioni e ammiccamenti alla finanza, sia da parte di politici navigati, che da parte di nuovi protagonisti.  Il sistema di welfare e l'organizzazione sociale in Europa sta subendo una radicale trasformazione: tagli e razionalizzazioni di servizi, della spesa pubblica, delle politiche di investimento. Ma nessuno mette in discussione il sistema finanziario, un sistema iniquo che è tra i principali corresponsabili della crisi economico – finanziaria iniziata nel 2008 e tutt'ora in corso.  Secondo una ricerca di Mediobanca, solo nei primi 4 anni della crisi (2008-2011) i contribuenti dei diversi Stati hanno versato 4.700 miliardi di euro per il salvataggio delle Banche d’Europa e degli Stati Uniti. In Europa gli interventi pubblici sono stati pari al 37%  del Pil, in Italia arrivano al 5,5% della ricchezza nazionale (Cit. Il Sole 24 Ore). Un'operazione che ha trasferito i costi della crisi dagli istituti finanziari agli Stati e dunque ai cittadini. E la speculazione? Dopo aver innescato la crisi con comportamenti spericolati si è subito data da fare per attaccare interi Paesi speculando ancora sui debiti pubblici. Quella della riforma della finanza è una questione che la politica deve affrontare seriamente. Ci giochiamo il futuro delle nostre economie e delle nostre società. Ci ha provato Obama con la riforma di Wall Street approvata nel 2010 (con il sostegno fondamentale di 3 senatori repubblicani), ma senza trovare una soluzione efficace. In Europa e in Italia non è in vista nessun progetto 'complessivo' di regolazione del mercato finanziario.  Porre limiti alla finanza globale non è un problema di politiche di destra o di sinistra, come per i cambiamenti climatici o l'esaurimento delle risorse. Il concetto del limite non è politico è un dato di fatto, una irrimandabile necessità.  Noi poniamo alcuni spunti di riflessione, caso mai qualcuno fosse colto da un po' di ansia di fare.  1) Limitare le concentrazioni nel mercato finanziario. Il mercato finanziario globale su cui 'gira' oltre il 95% della ricchezza mondiale è controllato e influenzato da poche decine di grandi player: è un libero mercato questo?  2) Porre limite alla speculazione finanziaria. Permettere di usare strumenti finanziari derivati per scommettere sulla tenuta di un paese, sulle derrate alimentari, sull'energia anche senza i corrispondenti investimenti reali ha senso? E comunque, è immaginabile senza alcun limite di risorse o di raggio d'azione?  3) Rendere effettiva la Tobin Tax e destinare il gettito all'Economia Civile. L'Ecofin ha dato il via libera alla tassa sulle transazione finanziarie. Un risultato raggiunto con un governo 'tecnico', ma l'effettiva applicazione e la destinazione 'sociale' del gettito è una questione politica. Ci sono programmi in tal senso?  4) Rivedere le regole che del sistema bancario. Stando alle normative internazionali sul credito, ancora oggi una banca che investe in titoli finanziari e derivati è considerata più virtuosa di quella che investe in una cooperativa sociale o in una piccola o media impresa. Fino all'ultimo giorno i titoli di Leman Brothers erano considerati sicuri e favoriti rispetto a qualunque finanziamento all'economia reale, alle imprese.  5) Attuare una seria politica di contrasto ai Paradisi Fiscali. Nessun ammiccamento a chi opera nei paradisi fiscali può essere consentito alla politica.  Tutti stiamo pagando la crisi iniziata nel 2008, tutti tranne chi l'ha determinata e la politica che, a noi, sembra restare subalterna. Ci farebbe davvero piacere stupirci del contrario. 

Commenti

Queste cose che scrivete le sanno in tanti, ma sono scoraggiati ad agire per questioni, anche comprensibili, di convenienza. In altre parole datemi pure del pessimista, ma chiudere un occhio premia, anzi non chiuderlo punisce.
Marco, 26-10-2012 02:26
Dunque o ci si organizza in tanti e si prova a formare non una coscienza (a mio avviso, stante la gravità, c'è già) ma una mentalità diversa sui grandi numeri o rimarremo a darci ragione in Rete, una Rete sempre più piena di pubblicità, potenziali rischi privacy, oligopòlii (altrimenti detti, con espressione truce "poteri forti". Penso ad esempio a quali rischi potenziali può portare l'unificazione dei dieci o più servizi di Google. Bella cosa, pratica, ma anche decisamente troppo estesa per stare nelle mani di un soggetto solo). E' da tanto che vi seguo, mi piacete, ma sono stanco di analisi, direi che sono maggiormente in sintonia con il metodo e la visione dei blog che con quello degli articoli. Qui è solo questione di cambiare uno per uno.
Marco, 26-10-2012 02:26
Chiedo venia per il post spezzettato. Ecco, per dirla in breve penso di dovermi, purtroppo, assestare sulle posizioni di Simone Perotti. Purtroppo perchè la sua lucida disillusione, così adulta, così indurita dall'età, non sarebbe ciò che ci serve per essere felici. Un altro mondo non avrebbe bisogno di idee simili e non si tratta di questioni "di natura" bensì di cultura umana (e qui non si può non ringraziare altri vostri blog. Penso ad esempio alla via e alla posizione di Lucia e Marina). Forza ragazzi
Marco, 26-10-2012 02:26
la mia visione : Un'economia Reale senza apporto di Credito =Debito = Usura . Creare una Rete di persone che condividano una visione Etica e Solidale dell'uso del proprio Denaro , riappropriandosi della sua gestione , utilizzandolo per investimenti orientati al bene e profitto comune e non all'interesse personale per creare lavoro e una migliore qualità della vita sociale e ambientale, con una partecipazione diretta spezzando così il legame Debito = Crescita.
claudiuo, 06-11-2012 07:06
Quando si vuole fondare una società su un'etica forte si creano gruppi tendenzialmente molto buoni ma/e molto autoreferenziali e intransigenti. Prendi gli Amish: hanno un'etica, la applicano e le differenze fra pratica e teoria in cui i peggiori fra noi italiani ed europei sguazzano stanno a zero. Ma è tutto un sacrificio, con confini dentro-fuori netti, moltissimi rifiuti e sospetto per ogni cambiamento. E non c'è bisogno di arrivare a loro, basta dare un occhio ai movimenti e ai circoli culturali: chi li abita accoglie volentieri...chi è simile a sè e se qualcuno fa di testa sua succede uno scisma come con Grillo. Una società tollerante è di necessità più esposta all'ingiustizia
Marco, 07-11-2012 08:07
Comunque, Claudio, fatta questa postilla sono d'accordo: non puoi uccidere il tuo vicino se sai vedere coi suoi occhi, conosci lui e la famiglia, ecc. e il nostro peggior guaio è che non coltiviamo che poche relazioni sociali improntate alla schiettezza (o non intratteniamo vere relazioni punto. Anche io sono qui e non so affatto chi sei. Se lo sapessi probabilmente ti scriverei meno)
Marco, 07-11-2012 08:07

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