Perché questo giornale non fa pubblicità a cani e porci

Premetto che ho il massimo rispetto per i cani e per i porci ma la metafora è utile per comunicare il nostro pensiero. Le migliori intenzioni di questo mondo, lo sappiamo bene, cascano sui soldi. Si possono fare tutti i discorsi che si vuole, si possono dire le cose più belle e coerenti ma poi troppo spesso regna sovrano il pecunia non olet.

Perché questo giornale non fa pubblicità a cani e porci

Per noi però i soldi, a seconda di dove arrivano, puzzano e pure tanto. Come posso in qualità di organizzazione ambientalista essere sponsorizzato da chi l’ambiente da sempre lo devasta? Da chi si è reso responsabile di crimini sugli animali e le persone? Come è possibile che siti che parlano di ambiente, di cambiamento, di decrescita, siano sponsorizzati da ditte automobilistiche, municipalizzate che fanno inceneritori, enti energetici che hanno partecipazioni nel nucleare, multinazionali petrolifere, chimiche, alimentari, responsabili dell’effetto serra, che distruggono interi ecosistemi o ammazzano persone che intralciano i loro profitti? Come si fa ad affidare i propri spazi pubblicitari dove entra di tutto e quindi si parla dei poveri truffati dalle banche e contemporaneamente si fa pubblicità alle banche stesse? Dove si propone di investire in petrolio, in oro, in borsa e si parla di moneta alternativa? Ma non ci si accorge della schizofrenia di tutto ciò? Ma come si può pensare di essere seriamente credibili? Che dire poi di quotidiani web e di carta che sono in prima linea nel denunciare la crisi e l’Italia alla fame e poi ospitano pubblicità di automobili nuove, di moda, di ogni prodotto superfluo possibile e immaginabile. Ma si crede veramente che se si prendono soldi da questi soggetti, si sarà in grado di invertire la rotta? Ma si pensa che queste ditte, multinazionali, siano così fesse da dare i soldi a chi va contro il loro interesse? Con le centinaia di persone addette al marketing che hanno e che sanno perfettamente cosa vuole il consumatore e come orientare le sue scelte. Si pensa davvero di essere più furbi degli avvoltoi e che usando i soldi degli avvoltoi si possano fare cose che superano o contrastano i danni che si determinano facendogli pubblicità e offrendogli su di un piatto d’argento una bella riverniciata di verde?

Una candeggina vuole rendere ambientalmente compatibile il suo prodotto? Non c’è problema, sgancia una lauta cifra a qualche organizzazione ambientalista che affigge il suo logo sul prodotto, la ditta annuncia che il tappo del falcone è in plastica riciclata o che lo stabilimento in cui si produce abbia l’impianto di condizionamento della cuccia del cane da guardia alimentato con il fotovoltaico e il gioco è fatto.

Bisogna essere davvero ingenui, o forse anche qualcos’altro, per credere che i soldi che si incassano in qualità di associazione, gruppo, ente, sito ambientalista, quotidiano web e non, dalla multinazionale, ditta che sia, possano apportare aspetti positivi rispetto al danno complessivo che quella ditta o multinazionale fa anche attraverso il vantaggio di immagine del “lavaggio verde” ottenuto grazie all’organizzazione che dice sì a quei soldi.

A volte si possono accettare dei compromessi e nessuno di noi ne è profondamente immune, ma non così stridenti e macroscopici e soprattutto non sistematicamente come se farsi dare i soldi da chi nei fatti agisce contro di noi fosse la strada principale o l’unica. E in effetti il sospetto che sia sistematicamente non solo la strada principale ma anche la più corta, più comoda e più conveniente, è forte. Ci sono tanti modi per finanziare le proprie attività senza per forza rivolgersi a questi loschi figuri.

Ci sono moltissime ditte che operano in una logica realmente ambientalista e rispettosa di animali e persone; perché non dare spazio a quelle? Perché hanno meno soldi? Meglio meno soldi che più devastazione. Ma purtroppo forse sono proprio i soldi il reale obiettivo di tanti che parlano bene e razzolano peggio. L’ambiente, il cambiamento, le belle parole, magari sono solo scuse. Per costruire una nuova società ci vogliono nuovi valori e non sono quelli monetari. Dire poi che i soldi sono indispensabili per fare questa o quella campagna o fare sentire maggiormente la propria voce è vero fino ad un certo punto, perché se i soldi arrivano da chi i problemi li crea, faremo campagne contro questo e quello all’infinito. Fare simili ragionamenti nasconde troppo spesso la propria voglia di protagonismo e di apparire virtuosi usando i soldi di chi non lo è affatto. Prima o poi la rotta andrà invertita davvero, alla faccia del proprio stipendiuccio da pseudo ambientalisti pagati dai responsabili dell’inquinamento.

Se credete che bisogna chiudere i rubinetti e levare la terra sotto i piedi da chi ci sta conducendo all’autodistruzione, supportate questo giornale che per le sue scelte evidentemente difficili, ogni giorno lotta per la sopravvivenza.

 

La Repubblica delle Marchette
Miseria Umana della Pubblicità

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