Pura Vida: il viaggio fuori e dentro di noi (seconda parte)

Continua il nostro viaggio in Costa Rica con Andrea Bizzocchi, autore di 'Pura Vida e altri racconti raminghi', edito da Terra Nuova Edizioni.

Pura Vida: il viaggio fuori e dentro di noi (seconda parte)
Andrea ci ha spronati nella prima parte di questa intervista a trovare strade alternative a quelle della crescita economica senza limiti, ma anche a ricercare un percorso introspettivo per migliorare la realtà che ci circonda, cambiando per prima cosa noi stessi. Se nella prima parte abbiamo riflettuto insieme sul bisogno che tutti abbiamo di tornare ad essere liberi, e sulla necessità di conoscere l’Altro, vediamo ora come ci può arricchire il dialogo con un profondo conoscitore, quale è Andrea, di una terra meravigliosa come la Costa Rica. Andrea, continuiamo la nostra chiacchierata. Ti abbiamo lasciato mentre parlavi dell’Altro, della presunzione dell’Occidente e degli effetti omologanti della globalizzazione, affermando che “un mondo monoculturale non è più un mondo vivo. È un mondo morto”. Pensi che il viaggio serva a questo, a conoscere davvero l’altro? O che sia un antidoto all’omologazione? Anche. Perché se tu vai con animo sincero ti apri davvero alla diversità, allora ti arricchisci e al tempo stesso rispetti l’Altro come lui rispetta te. Ma il viaggio non significa solo andare lontano. C’è gente che mi dice: "Ho fatto il tour con Avventure nel Mondo, sono andato a vedere i gorilla di montagna nella foresta dell’Ituri in Ruanda". Beh, sai che ti dico? Che non vale niente. Niente. È meglio che ti infili le scarpe da trekking e vai a conoscere uno che ha abbandonato tutto e vive sul monte nel tuo entroterra e fa il pastore. Ti arricchisce di più. Capisci? È un’esperienza più vera, più autentica. Non bisogna sempre andare lontano, anzi. E soprattutto non bisogna pagare. Più i soldi stanno fuori dalla vita più le esperienze sono autentiche. Io nei miei viaggi spendo pochissimo. Fai l’autostop, dormi nella stazione del bus, a casa della gente, in una stalla, sotto un albero… Per tornare al Costa Rica. Cosa puoi dirci di questo Paese? Prima di tutto il Costa Rica ha eliminato l’esercito nel 1948 per dedicare i fondi a Sanità ed Istruzione. E questo è positivo perché quando devi pagare le tasse sai che i tuoi soldi non vanno in armamenti (ride, ndr). E poi è davvero un paese che ha fatto della sostenibilità e della conservazione dell’ambiente la sua bandiera. C’è un sincero e costante impegno nella protezione dell’ambiente. Certo, con tutti i limiti, perché con lo sviluppo economico degli ultimi dieci anni anche lì oramai hanno fatto dei bei danni. Ma insomma, almeno ci provano. Difatti il Costa Rica è conosciuto per la sua natura… È vero. L’aspetto più significativo in tal senso è che la gente vive ancora in gran parte nella e della Natura, e così, avendo con essa un legame più profondo ed autentico, non le viene normale devastare e cementificare come facciamo noi. Ma perché lo facciamo? Non perché siamo più cattivi ma solo perché oramai viviamo la Natura così separata da noi che non ci fa neppure strano. Tu facci caso, il malessere esistenziale del mondo occidentale cresce in maniera esponenziale mano a mano che continuiamo a cementificare, a fare grandi o piccole opere, in definitiva a sostituire materia organica, cioè Vita, con materia inorganica, cioè morte. Non è difficile da capire. Una foresta è viva, un’autostrada è morta. Nel libro sottolineo questo punto più volte. Se vogliamo davvero salvarci, da tutti i punti di vista, dobbiamo tornare alla Natura perché La Natura non è affatto separata da noi. È parte di noi. Anzi, noi siamo Natura. E di questo te ne devi rendere conto se no fai la fine dello schiavo di cui parlavamo prima. Se non ti rendi conto di essere schiavo allora stai pur certo che lo rimarrai per sempre. In fondo è quello che fa il Movimento per la Decrescita Felice, no? Non credo si consideri la panacea di tutti i mali, però va indiscutibilmente in una direzione diversa. Non so se la decrescita felice può essere un punto d’arrivo, probabilmente no, ma certamente è un punto di partenza. E allora come la decrescita ti dice di autoprodurti lo yogurt invece che comprarlo al supermercato, io dico che il sabato pomeriggio possiamo andare a piantare uno o dieci alberi, o semplicemente interrare dei semi da qualche parte invece che andare al centro commerciale. E questa non è solo ecologia della natura. È anche ecologia della mente. Prima mi dicevi molto del cambiamento interiore come via per cambiare il mondo che sta fuori… Forse la figura storica che amo di più è quella del Mahatma Gandhi. Vedi, l’Occidente concepisce il cambiamento esclusivamente come materiale. Che ovviamente c’è, esiste. Ma il cambiamento è anche e soprattutto spirituale, di coscienza. E Gandhi, sotto il suo pacifismo, la sua nonviolenza, il suo ritorno alla vita semplice del villaggio, la sua critica radicale alla modernità, parlava di elevare la coscienza come unica via di salvezza. Mi puoi fare un esempio? Se tu vedi la Natura come viva, come fanno i popoli tradizionali, e non come morta, come facciamo noi, allora non la distruggi, o almeno ci pensi due volte. Se tu senti che l’albero è vivo magari ci pensi un po’ di più prima di tagliarlo. Se tu senti che il maiale e la mucca, allevati in maniera allucinante in una fabbrica dell’orrore, hanno il tuo stesso diritto di vivere, allora smetti di mangiare carne. E a quel punto, quel cambio di coscienza incide anche sul mondo fuori perché deforestiamo di meno per fare posto ai pascoli, dedichiamo meno grano all’alimentazione animale, usiamo meno energia perché una proteina di carne necessita di dieci volte più energia che una proteina vegetale, meno acqua, meno inquinamento dei suoli e dei mari dove le deiezioni di miliardi di animali vengono scaricati ecc. Capisco che facciamo fatica ad accettare una cosa del genere perché culturalmente non ci appartiene, ma se non cambiamo prima dentro, fuori non cambierà mai nulla. Il mondo fuori è un riflesso di quello dentro. Per concludere, ti senti di dare un consiglio ai tuoi lettori? L’unico consiglio che mi sento di dare, e lo do anche a me stesso, è quello di vivere con la consapevolezza che la Vita, quella autentica, quella dei rapporti, quella del tempo che abbiamo per noi stessi e per gli altri, quella del rispetto di tutti i viventi, è una cosa straordinaria. E se tu questa cosa la capisci, non a livello intellettivo ma di pancia, se questa cosa la 'senti' dentro, al mattino ti alzi con un senso di gratitudine per il semplice fatto che ci sei, che questa avventura la stai vivendo. Ed è lì che comincia un processo di guarigione che coinvolge non solo te come individuo, ma anche il mondo che stai vivendo. Andrea Bizzocchi, Pura Vida e altri racconti raminghi, Terra Nuova Edizioni, pagg. 144, € 11,00

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