Putin, l’Ucraina e la guerra in Europa

Prima la guerra civile tra nazionalisti ucraini e separatisti filorussi, poi l’occupazione del territorio ucraino da parte di Mosca. Un conflitto che potrebbe estendersi al resto d’Europa in nome dell’idea imperiale della “Grande Russia”.

Putin, l’Ucraina e la guerra in Europa

«Se voglio, prendo Kiev nel giro di due settimane». La frase è di Vladimir Putin, Presidente della Russia. La rivelazione è di Josè Manuel Barroso, Presidente uscente della Commissione Europea. E il disegno dello zar è ormai svelato: muovere guerra nella parte est dell’Ucraina per dare vita alla “Novorossiya”, letteralmente “Nuova Russia”. Storicamente il termine indicava l'area a nord del Mar Nero che fu conquistata dall'Impero Russo alla fine del diciottesimo secolo; oggi viene usato dagli ultranazionalisti russi che vogliono riconquistare la zona. Un’idea che Putin aveva già in sè nel 2008, quando durante un vertice Nato, confidò al suo caro amico Bush: «Capisci, George? L’Ucraina non è nemmeno uno Stato! Che cos’è l’Ucraina? Parte del suo territorio è Europa orientale. Ma l’altra parte, quella più importante, gliel’abbiamo regalata noi!». Il termine è stato rispolverato dallo stesso Putin per ben due volte negli ultimi mesi: ad aprile, quando la Russia ha occupato parte della Crimea, affermando che la regione è nel territorio della Novorossiya; e pochi giorni fa, in una dichiarazione ufficiale indirizzata ai ribelli filorussi orientali, appellandoli come la “milizia della Nuova Russia”. Un disegno imperiale che, dopo l’embargo russo contro gli Stati Uniti e l’Unione Europea in risposta alle sanzioni dell’Europa stessa contro Mosca, sta prendendo sempre più piede. E che potrebbe portare ad un conflitto armato di grandi dimensioni tra Russia e Ucraina. D’altronde le dichiarazioni del ministro della Difesa ucraino, Valeriy Geletey, non lasciano dubbi: «Una grande guerra è arrivata alle nostre porte, una guerra come non la vediamo dal secondo conflitto mondiale». Un conflitto che, nato dalla guerra civile tra nazionalisti ucraini e separatisti filorussi, secondo alcuni esperti, si estenderebbe anche al resto d’Europa. Ad esserne convinta è Anne Applebaum, giornalista polacco-statunitense, premio Pulitzer nel 2004 per l’opera “Gulag: A History”.
Nel suo articolo, pubblicato pochi giorni fa sul Washington Post, fa una disamina molto attenta della situazione in essere nell’est europeo, azzardando l’ipotesi che tale conflitto potrebbe estendersi al resto dell’Europa. Partendo proprio dal concetto di Novorossiya, la Applebaum afferma che «l’Accademia delle Scienze della Russia pubblicherà a breve una Storia della Nuova Russia, presumibilmente facendone risalire le origini a Caterina la Grande (1729-1796). Si dice – continua la Applebaum – che a Mosca già circolino mappe della Nuova Russia, territorio che si estende molto al di là degli attuali territori occupati». Ma è il passo successivo dell’articolo ad incutere timore. Scrive la Applebaum: «Nella Nuova Russia non ci sarà stabilità finchè sarà abitata dagli Ucraini che vogliono rimanere Ucraini. C’è una soluzione familiare a tutto ciò. Pochi giorni fa, Alexander Dugin, ultranazionalista le cui idee hanno plasmato quelle del Presidente Putin, ha rilasciato una dichiarazione straordinaria. “L’Ucraina deve essere purificata dagli idioti” – ha scritto – e poi ha invocato il “genocidio della razza dei bastardi”». Ma tal Dugin non è il solo a pensarla così. Anche Vladimir Zhirinovsky, membro del Parlamento, scrive la Applebaum, «ha sostenuto in televisione che la Russia dovrebbe bombardare con armi nucleari sia la Polonia sia i paesi per far vedere chi comanda davvero in Europa». E perfino il dissidente Andrei Piontkovsky, «persona seria, ha di recente pubblicato un articolo dove afferma che Putin stia effettivamente valutando la possibilità di attacchi nucleari limitati, forse contro una delle capitali baltiche, forse una città polacca, per dimostrare che la Nato è un’entità priva di significato che non oserebbe contrattaccare per timore di una catastrofe più grande. Infatti – scrive la Applebaum – durante le esercitazioni militari nel 2009 e nel 2013, l’esercito russo ha apertamente provato un attacco nucleare su Varsavia». La tesi della giornalista polacca non è nuova. Già nel 2008, Lucio Caracciolo, su Limes, scriveva: «Il tronco d’impero denominato Federazione Russa, residuo della disintegrazione dell’Urss, è troppo piccolo. Deve ricrescere. Per questo occorre anzitutto consolidarne le fondamenta. A partire dalla riduzione della complessità geopolitica. In prospettiva, alcuni territori già sovietici vanno reintegrati nello spazio federale. Compresa “la parte più importante” dell’Ucraina». Non solo. Caracciolo scrive anche che «la potenza della Russia non è fine a se stessa. Putin non ha riportato Mosca nel girone dei sovrani per compiacersene. La Grande Russia non balla da sola. Vuole costruire insieme alla superpotenza Usa, alla Cina, all’India e a pochi altri egemoni regionali – l’Europa, se mai si farà, i suoi paesi maggiori, nell’attesa – un nuovo equilibrio globale della potenza».
Le ultime ore non lasciano spiragli di pace. Putin ha affermato che è impossibile prevedere quando finirà la crisi, invocando l’avvio di negoziati per la creazione di uno Stato nel sud-est. Il Presidente Ucraino Poroshenko ha presentato una relazione drammatica al Consiglio Europeo. Dal canto suo, Herman Van Rompuy, Presidente dell’esecutivo di Bruxelles, si dice molto preoccupato. Mentre David Cameron, Premier inglese, evoca la Conferenza di Monaco: allora, Gran Bretagna, Italia e Francia sancivano il passaggio del territorio dei Sudeti Cecoslovacchi alla Germania, precedentemente occupati dai tedeschi. Era il 30 settembre del 1938. Di lì a pochi mesi sarebbe scoppiata la Seconda Guerra Mondiale.

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Commenti

Se NATO bombarda Mosca, Putin starà buono come un cagnolino. Se Mosca non verrà bombardata, NATO starà buona come un cagnolino. Perde chi ha paura. Vince chi dimostra di non averne. Schierarsi, prego.
Gesualdo Gustavo, 02-09-2014 12:02
Pur condividendo totalmente le preoccupazioni dell'autore, trovo l'analisi della situazione abbastanza sciatta, per di più decisamente ancorata alla visione favolistica diffusa a tamburo battente dalla propaganda USA/NATO degli ultimi mesi. Suggerirei una visione d'insieme più ampia, che tenga presente sia le vicende che hanno scatenato ed esteso in questi mesi l'entità di questa crisi, sia gli obiettivi strategici e geopolitici che si vogliono ottenere creando ad ogni costo un casus belli. E non mi riferisco certo alla ricostituzione della "Grande Russia". Dopotutto non è una situazione che germoglia dal nulla, è trascorso oltre un decennio dalle "rivoluzioni "colorate... Impossibile pensare che gli eventi di oggi non siano legati a quelli di allora.
Roberto, 02-09-2014 03:02
Non sono d'accordo con Roberto. Avendo vissuto e lavorato in Russia, posso dire che purtroppo la situazione è anche peggiore di come la descrive la Applebaum. Il concetto di Nuova Russia la si vede per le strade di Mosca e anche in periferia. Purtroppo Putin è circondato da un'oligarchia ricca e nazionalista che bombarda l'opinione pubblica attraverso tv e giornali. L'analisi dell'articolo la condivido appieno e anzi ancora mi fa specie che ci siano i famosi complottisti italiani che pensano che è la nato e gli usa a inventare l'occupazione dell'ucraina per generare il casus belli. Ma come si può scrivere un'idiozia simile? Ricordo che lo scrissero anche per la crisi jugoslava! La Applebaum poi riporta il sentimento russo nei confronti degli ucraini e purtroppo non sbaglia, visto che noi ci interfacciamo con aziende di mosca. D'altronde la democrazia lì non esiste e le tante sparizioni di persone non danno tranquillità. Io e i miei colleghi occidentali siamo tenuti d'occhio nei vari spostamenti che facciamo. Un conto è essere turista, un conto è viverla. Dibattiti politici non ce ne sono, sembra un paese ancora fermo in attesa di qualcosa. Se voi viaggiate per un po' di tempo in russia vi accorgete che c'è una sorta di tensione e paura che prima o poi qualcosa posso degenerare.
Valerio Loche, 02-09-2014 06:02
Siamo ancora al complottismo, l'anticomplottismo... per carità! Ovviamente si può essere o non essere d'accordo su qualunque cosa, ma non riconoscere che la questione - e soprttutto gli interessi, quelli veri, in ballo - è molto più complessa di come la dipingono furbescamente i media occidentali è quasi infantile come dimostrazione di ingenuità. Purtroppo la geopolitica è materia estranea all'uomo comune, più o meno informato esso sia o si ritenga, tuttavia ci sono fior di trattati da più di un secolo a questa parte che illustrano inequivocabilmente le dinamiche in gioco, oggi come ieri. E certo il punto qui non è patteggiare per questa o quella fazione, per quanto mi riguarda poi il ripudio della guerra è il punto di partenza di qualunque ragionamento.
Roberto, 03-09-2014 12:03

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