Rifiuti Lazio, Italia deferita alla Corte Ue

La Commissione europea ha deciso di deferire l'Italia alla Corte di giustizia Ue per non aver rispettato le prescrizioni della legislazione europea in materia di rifiuti. A causa di un'interpretazione restrittiva da parte delle autorità italiane del concetto di un sufficiente trattamento dei rifiuti, la discarica di Malagrotta, a Roma, e altre discariche nella regione Lazio sono riempite con rifiuti che non hanno subito il trattamento prescritto dalla normativa.

Rifiuti Lazio, Italia deferita alla Corte Ue
“La situazione del trattamento dei rifiuti nella Regione Lazio, anche alla luce delle iniziative contro l’applicazione del decreto del ministro dell’Ambiente del 3 gennaio 2013 sui rifiuti del Lazio, costringe la Commissione a deferire l’Italia alla Corte europea di giustizia”. È questo l’annuncio funereo, diramato una settimana fa, del Ministero retto ancora dal tecnico Corrado Clini. Le motivazioni di questo deferimento le riassume al meglio il parlamento di Bruxelles stesso, per bocca del commissario europeo Janez Potocnik: “le autorità italiane hanno dato un'interpretazione restrittiva del concetto di 'sufficiente trattamento dei rifiuti' riempiendo la discarica di Malagrotta a Roma e altre nel Lazio con rifiuti che non hanno subito il trattamento prescritto”. Secondo un’inchiesta europea, poi, alcuni dei rifiuti urbani prodotti nel Lazio non sono trattati in impianti di trattamento meccanico-biologico (Mbt) prima di essere collocati in discarica, perché il Lazio non dispone di una capacità sufficiente per questo ambito. Da ciò ne consegue che parte dei rifiuti urbani interrati nella discarica di Malagrotta e in altre discariche della regione, non viene sottoposta al processo regolamentare di cernita dei rifiuti in flussi di rifiuti e della stabilizzazione della loro parte organica. Le informazioni fornite dalle autorità italiane a Bruxelles parlano di circa 735mila tonnellate di immondizia che non subisce il trattamento previsto dalla normativa Ue in provincia di Roma ogni anno, e 120mila tonnellate in provincia di Latina. Il nostro Paese è convinto che i rifiuti posizionati nelle discariche nelle province di Latina e Roma possono essere considerati trattati, perché frantumati prima di essere interrati. L’Ue però alza la mano e fa timidamente notare come il fatto di frantumare o sminuzzare rifiuti indifferenziati, prima di interrarli, non è sufficiente per ridurre gli effetti negativi su ambiente e salute. Il commissario Potocnik, pur apprezzando l’impegno assunto dal governo italiano“ha rilevato”, come riporta la nota del dicastero di via Cristoforo Colombo “che sono a rischio la chiusura della discarica di Malagrotta e il trattamento dei rifiuti, oggetto della procedura d’infrazione aperta nel 2011”. Il ministro Clini, ha tentato di rassicurare l’Europa, prendendo la palla al balzo del cambio di guardia alla regione Lazio, e presto anche al comune di Roma, per garantire che ci si impegnerà per “completare il programma per allineare la capitale d’Italia agli standard previsti dalle direttive europee e dalle leggi nazionali entro i tempi previsti e comunque prima che la Corte assuma la sua decisione”. Clini però batte il punto sul fatto che questo deferimento è “il risultato inevitabile della situazione che si è venuta a creare in seguito alle opposizioni al decreto del 3 gennaio, opposizioni che in vario modo convergono verso l’unica ‘abituale conclusione per Roma’ a vantaggio del conferimento in discarica”. Giorni fa si è svolto un incontro tra il ministro, l’Ama e le imprese indicate nel decreto ministeriale del 3 gennaio. Il percorso che si vuole intraprendere è “definire un piano di azione vincolante anche utilizzando i poteri straordinari che sono stati attribuiti al ministro dalla Legge di stabilità 2013”.

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