Suicidi per motivi economici, urge una transizione al reale

C'è una connessione tra la preoccupante escalation di suicidi commessi e le gravi difficoltà economiche in cui versa una fascia consistente della popolazione. Un altro dato che rivendica l'urgenza di cambiamenti radicali all'interno del nostro sistema economico. Le politiche di governo però, stanno andando in tutt'altra direzione.

Suicidi per motivi economici, urge una transizione al reale
Giuseppe, artigiano. Vincenzo, commerciante. Ivano, falegname. Nunzia, pensionata. Vittorio, muratore. Roberto, imprenditore. E il triste elenco potrebbe proseguire a lungo, fino a superare i ventitré nomi, se confrontiamo i dati diffusi dalla CGIA di Mestre. Tanti infatti sono, secondo l’associazione di categoria veneta, i piccoli imprenditori che si sono tolti la vita in questi primi tre mesi del 2012, stritolati da una situazione economica che non riuscivano ad affrontare. Ad essi si aggiungono altre categorie, dagli operai ai pensionati, come la donna di Gela che si è gettata dal balcone dopo essersi vista decurtare 200 euro dalla pensione o il settantaquattrenne che a Bari è andato incontro alla stessa sorte a seguito di una richiesta di restituzione di 5000 euro da parte dell’INPS. Secondo i dati ISTAT più recenti, le persone che si sono tolte la vita per motivi economici e finanziari sono state, nel 2010, 187. Una piccola diminuzione rispetto al dato dell’anno precedente, a cui fa però da contrappeso l’aumento dei tentativi di suicidio, 245 in totale. Il colorito intervento di Di Pietro, che ha imputato la responsabilità morale di questo drammatico trend al premier Monti e al suo Governo, appare come un mero sfogo con tutti i connotati di un attacco politico, soprattutto nel passaggio in cui viene evidenziata la continuità con la linea del Governo Berlusconi. Non si può tuttavia addossare ai singoli rappresentanti istituzionali, né alle manovre finanziarie specifiche, la responsabilità della situazione. Essi hanno la colpa oggettiva di rendere esecutive le caratteristiche strutturali di un sistema economico e sociale, quello fondato sul debito, che è oramai diventato assolutamente insostenibile. Per anni il mondo imprenditoriale e dei risparmiatori privati è stato abituato a mantenere un tenore di vita ben al di sopra delle possibilità che l’economia reale consentiva, semplicemente accedendo a crediti e finanziamenti con estrema disinvoltura: l’importanza di far crescere i consumi, soprattutto quelli superflui, era prioritaria rispetto ai problemi che l’insolvenza di debitori poco affidabili avrebbe potuto causare. Oggi i rubinetti sono stati improvvisamente chiusi, cambiando la situazione in maniera repentina e radicale. Come confermano i dati ISTAT, le imprese che sono riuscite ad accedere al credito nel 2010 sono state il 78,6% di quelle che ne hanno fatto richiesta, quasi il 10% in meno rispetto allo stesso dato riferito al 2007. In pratica – e questo si evince drammaticamente dai comportamenti, anche estremi, di imprenditori e risparmiatori – le banche non concedono più prestiti. Proprio per questo è aumentata anche la percentuale di coloro che hanno provato a rivolgersi ad altri soggetti per ottenere credito, che sono più che raddoppiati: dal 17% del 2007 al 35% del 2010. Difficoltà, queste, che spianano la strada a forme ancora più perverse di accesso al credito: secondo l’Associazione Contribuenti Italiani infatti, fra il 2010 e il 2011 sono aumentate del 217% le famiglie in una situazione di sovraindebitamento e del 148% i casi di usura; sono più di tre milioni le famiglie considerate a rischio. Le rilevazioni della Banca d’Italia relative al secondo trimestre 2012 riportano tassi d’interesse usurari che, a seconda della tipologia di operazione, arrivano al 22%, a fronte di valori massimi dei tassi medi intorno al 14%. In questo quadro, come è possibile valutare l’operato del team di Monti? Fra chi accusa il “governo delle banche” di favorire istituti di credito e grandi multinazionali e chi accoglie con favore la semplificazione delle procedure per l’avviamento d’impresa e per l’aiuto alle aziende in difficoltà, il giudizio non è unanime. Sicuramente sono state accolte, almeno in parte, le pressioni provenienti dalle lobby finanziarie, come testimonia il corposo aiuto destinato agli enti creditizi, dalla garanzia statale sulla passività delle banche italiane prevista dall’articolo 8, al limite dei 1000 euro ai pagamenti in contanti, con conseguente aumento delle operazioni di valuta virtuale. Agevolazioni addizionali per l’assunzione di donne e under 35, 1,2 miliardi per rifinanziare il fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, la riduzione riguardante gli oneri amministrativi concessi dall’articolo 40, sembrano invece andare nella direzione della concessione di un aiuto ai soggetti più deboli dell’economia italiana. Ma cos’hanno in comune questi due gruppi di provvedimenti? È presto detto: entrambi hanno l’obiettivo di ripristinare le condizioni su cui si basa il sistema appena andato in crisi. Obiettivo che da un lato va perseguito attraverso il restauro della funzionalità dei principali artefici della virtualizzazione dell’economia – le banche – e del meccanismo del debito, mentre dall’altro passa necessariamente dal rilancio dei consumi e quindi delle produzioni. Emblematico in questo senso è il provvedimento riguardante le liberalizzazioni, che non ha altro scopo se non quello di incoraggiare gli italiani ad abbracciare nuovamente quello stile di consumo sfrenato e sproporzionato rispetto alle possibilità reali – ma non a quelle virtuali – della loro situazione economica. Naturalmente va individuata una soluzione intermedia: le drammatiche e urgenti difficoltà in cui versano milioni di italiani, i cui problemi economici spesso fanno intravvedere il 31 del mese come un miraggio, non possono aspettare il tempo necessario a un passaggio indolore dal sistema del debito a uno più sostenibile, che torni a basarsi sui beni reali. È però altrettanto vero che tale sistema si è già dimostrato insostenibile e – così come accadrà presto o tardi anche in altri ambiti, da quello energetico a quello ambientale – è necessario avviare il prima possibile una transizione consapevole e condivisa. Diversamente dovremo rassegnarci a un violento collasso che, purtroppo, coinvolgerà non solo la parte marcia del mondo socioeconomico italiano, ma anche quella più sana, rappresentata dai piccoli risparmiatori, dagli artigiani, dai dipendenti e dagli onesti lavoratori che, loro malgrado, sono costretti sempre più spesso a recitare il ruolo delle vittime. Ormai si tratta di una questione di vita o di morte e non più solo in senso metaforico.

Commenti

e andra sempre peggio se non cè informazione...gli imprenditori devono capire che cè un responsabile fisico che è il governo,le banche lo stato e l'intero sistema europa e prendersela con loro...solo cosi il governo si prendera paura e propora qualcosa di nuovo... io spero che con l'approssimarsi della tassa Imu la gente capira che cosi non si può piu andare avanti...Imu sara il colpo finale per annientare un intero popolo... Forse sara grazie a questa mazzata che la gente capira. visto che colpira ogni ceto sociale: richi con due o più case, benestanti con 1 una casa o in affitto e poveri che se in affito si vedranno aumentare la spesa d'affito. portera anchè ad un calo del 30% sul valore dell' immobile. e quindi i proprietari di 2 case non investiranno più per ristrutturare e non convera venderle...e dovranno fare fuori tutto il gruzzolo di una vita di sacrifici. e dimenticavo il settore edilizia che avra una grande batosta... tutto si ripercuotera.
Dantes, 20-04-2012 06:20
NOI OLTRE CHE SOLLECITARLI AD INTERVENIRE DANDO IL NOSTRO CONTRIBUTO . CHIEDIAMO A TUTTI CHE CI LEGGONO DI FARE PROPRIO QUESTO APPELLO E DI DIFFONDERLO ___________________________________________ COMUNICATO PER I COMPONENTI LA COMMISSIONE FINANZE e BILANCIO della SENATO. Esimii PRESIDENTI , Onorevoli Senatori COMPONENTI FERMATE I SUICIDI, SALVATE LE PICCOLE IMPRESE, RICOMPONETE LA SERENITA' nelle FAMIGLIE ITALIANE. con la convinzione nella conoscenza circa le cause che stanno determinano le difficoltà che stanno aggravando queste negatività all'interno di una società Civile ed Avanzata come la nostra , che ci permettiamo di esortarVi a valutare le RAGIONI VERE, che non sono i TRIBUTI EVASI e non DICHIARATI, che condanniamo ed insieme a Voi perseguiamo, quanto invece quelli DICHIARATI ed oggi impossibilitati ad essere ONORATI per le ragioni, che in parte ci permettiamo di porre alla Vostra capace attenzione. Esse formano il bagaglio dell'Indebitamento dal quale è difficile uscirne. Ancora più grave ed anche perché se ne fa fatica d'informazione nell'affettuoso ambiente familiare, da come è anche emerso durante commenti di cronaca , perché sono diventati elementi di vergogna tanto da non farlo diventare l'Oggetto del Dibattito di Causa . Questa Proposta che inciderebbe positivamente sui rapporti Cittadino Istituzioni, darebbe l'opportunità di far riprendere un dialogo produttivo nell'essenza dei ruoli per un PERCORSO di RISANAMENTO il quale produrrebbe nuova fiducia nelle Istituzioni positivizzando le ATTIVITA' per far riprendere la PRODUZIONE del REDDITO. Non sottovalutate questo Documento, racchiude in se la chiave di volta a quanto sta avvenendo. Intervenire sui DEBITI vuol dire INPS, INAIL, ENTI ASSISTENZIALI E BILATERALI, EQUITALIA. Questo produrrebbe anche il ripristino ed il CONCEPIMENTO di un nuovo PATTO SOCIALE STATO-ISTITUZIONI CITTADINO-CONTRIBUENTE. Vi ringraziamo per averci voluto leggere augurandoVi buon lavoro. PdL n° 3804 On. Polledri, Stucchi, Reguzzoni Pionati MANIFESTO " LIBERA l'IMPRESA " MANOVRA PER LO SVILUPPO A COSTO ZERO Premessa La Crescita è il sinonimo della Produzione, la Produzione è il sinonimo di Creazione di Reddito, Creazione di Reddito è il sinonimo di PIL, PIL è il sinonimo di abbassamento del DEBITO PUBBLICO, ABBASSAMENTO del DEBITO è il sinonimo di PAGARE MENO INTERESSI, pagare meno interessi è il sinonimo di mettere a disposizione CIFRE IMPORTANTI derivanti dagli interessi risparmiati per CREARE INVESTIMENTI nel tessuto SOCIALE, il tessuto sociale è il sinonimo dell'ECONOMIA DIFFUSA, quindi che investe tutti i CETI SOCIALI. Ma tutti questi SINONIMI resteranno tali se non si passerà agli investimenti nel RISANAMENTO DEL TESSUTO PRODUTTIVO CARTA D'IDENTITA' DEL DEBITO. (CASISTICHE ) · L'assenza di norme STRUTTURALI, le quali obbligano e regolamentano il rapporto dare -avere o come committente %u2013 esecutore, diventano elementi penalizzanti delle REDDITUALITA' e degli ADEMPIMENTI. · L'inefficienza del sistema GIUSTIZIA CIVILE non consente di poter RECUPERARE i CREDITI da PRODUZIONE . Un Credito non riscosso comporta una pianificazione da tre a cinque anni per gli adempimenti omessi dovendo produrre nuovo reddito con il quale poter pagare. · Le Pubbliche Amministrazioni non PAGANO i Fornitori e gli Operatori nei tempi derivanti dai CONTRATTI tra le parti . · Il PATTO DI STABILITA' lo hanno dovuto sopportare i BILANCI delle AZIENDE. · Ed ancora , come se non bastasse , l'impossibilita di essere regolari per ottenere il DURC (documento unico di regolarità contributiva) vietando così la possibilità di LAVORARE. · AMMINISTRAZIONI PRIVATE senza stato di RESPONSABILITA' con gli OPERATORI alla MERCE' di RICATTATORII sistemi COMPORTAMENTALI . Il sistema della Riqualificazione e Ristrutturazione del Patrimonio Abitativo Privato genera il 65% del PIL dell'intero settore Edile, · Come se non bastasse, EQUITALIA con un sistema Sanzionatorio, frutto di Norme di derivazione Parlamentare, la quale crea pregiudizio per ottenere linee di CREDITO e difficoltà di RIENTRARE DALLO STATO DEBITORIO DICHIARATO E' NON EVASO. · Non ultimo il binomio DIRITTO %u2013 DOVERE che dovrebbe essere determinato dall'efficienza delle LEGGI delle TUTELE ma che non trova nelle stesse il parallelismo necessario per la pariteticità del risultato e del rapporto. Alcune , non TUTTE le CAUSE. I punti QUALIFICANTI della PdL n° 3804 QUESTO NON E' UN CONDONO, MA UN PROGETTO PER LO SVILUPPO Vantaggi per il CONTRIBUENTE · Pagamento dello stato originario del Debito · Eliminazione delle Sanzioni , Interessi ed Aggi · Pagamento del 10% di sopratasse sul Debito Originario · Ripresa della possibilità di poter accedere alle Linee di Credito (oggi impossibile per il perdurare dello stato delle pregiudiziali inibitorie, è causa di USURA). · Ripresa della produzione con costituzione di nuova redditualità Riassunzione delle figure qualificanti l'attività (dipendenti) · Recupero del Contribuente del suo Valore Sociale e Morale Vantaggi per lo STATO · Recupero del 90% dello stato di credito vantato in tempi ragionevoli con l'immediatezza di introitare capitali senza che l'Ente preposto alla riscossione e di conseguenza anche lo Stato fossero gravati da spese e procedure ( in 20 anni non più del 50% oggi la media del recupero del pregresso si aggira intorno al 2,5% su base annua ) · Recupero del 10% come stato sanzionatorio · Risparmio degli importi da sostenere per finanziare gli Ammortizzatori Sociali (CIG e DISOCCUPAZIONE, MOBILITA' (mediamente lo Stato ne finanzia il triennio di legge) · Ripresa Economica per la nuova Redditualità del Sistema Produttivo · Ripresa dei Consumi e Beni Strumentali quindi con ripresa dell'industria manifatturiera pari a quella generata dalla Legge 449 sulle ristrutturazioni · Introito IVA sui consumi e acquisti · Ripresa del Mercato Interno dal quale è risultante il 75% del PIL · Assenza di cancellazioni e fallimenti delle Imprese · Le imprese che si cancellano dagli elenchi camerali diventano Lavoratori in Nero perché con l'eventuale assunzione rischierebbero il 1/5 dello stipendio · Le cancellazioni diventano l'iscrizione di nuova azienda con la quale operare per togliere i debiti della precedente attività , conseguenza che dopo tre anni va in crisi la nuova attività · I punti qualificanti di questa proposta interessano il 75% delle partite IVA , con particolare incidenza in quelle con Storia e con Dipendenti. REGOLAMENTO di DIFFERENZIALE APPLICATIVO · IL 10% per importi dichiarati · IL 20% per importi derivanti DA EVASIONE ACCERTATA ed ACCLARATA. Documento Elaborato da Giovanni Bevacqua Presidente Regionale Calabria Confartigianato Edilizia e Coordinatore Nazionale Gruppi di Proposta Eventuale contatto 366 3017413 337 871541 0961 794426 http://www.clubpanterarosa.com/dblog/articolo.asp?articolo=258 http://www.camera.it/_dati/lavori/stampati/pdf/16PDL0048990.pdf
ufficiostampasanatoria, 21-04-2012 02:21

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