Tornare al reale. L'umanità scollegata ai tempi di Internet

Oggi viviamo quasi sempre in ambienti artificiali e in isolamento, comunicando poco e male con chi abita i nostri spazi, passando molte ore davanti allo schermo di un computer, tutti collegati e allo stesso tempo 'scollegati'. Ma la realtà è un'altra, come tornarci dentro?

Tornare al reale. L'umanità scollegata ai tempi di Internet
Quando si cominciò a parlare degli organismi geneticamente modificati e, di conseguenza, delle turpi vicende legate alla multinazionale Monsanto, mi domandai chi fossero le persone che potevano lavorare per una simile azienda e che cosa provassero sapendo ciò di cui anch’esse erano, se pure più o meno involontariamente, responsabili. Non pensavo ai dirigenti: su quelli non c’era bisogno di farsi troppe domande. Pensavo a uscieri, impiegati, operai. Al tempo in cui lavoravo come fotografa della Camera del Lavoro di Milano, mi capitò di fare un servizio fotografico alla fabbrica Agusta. Quella degli elicotteri da guerra. Era una fabbrica metalmeccanica, ovviamente. Fui accompagnata da un sindacalista della FIOM e accolta cordialmente da operai e tecnici che mi fecero visitare i reparti, spiegandomi mansioni e lavorazioni, agevolando il mio lavoro. Erano compagni, lottavano per i diritti degli operai e per una maggiore giustizia sociale. Costruivano macchine da guerra per un paese “dominatore”. Un paese capitalista e imperialista, anche se di “seconda fila”, e che ha ben dimostrato in questi anni di volerle usare per assoggettare altri popoli, altri lavoratori. E "assoggettare” con le armi significa uccidere, mutilare, distruggere. Eppure operai, sindacalisti, compagni continuano a lavorare per l’Agusta. Come per la Monsanto, per la Coca Cola, per la Mc Donald’s… Generale, il tuo carro armato è una macchina potente
spiana un bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un carrista. Generale, il tuo bombardiere è potente.
Vola più rapido di una tempesta e porta più di un elefante.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un meccanico. Generale, l’uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto:
può pensare.
Mi piaceva un tempo questa poesia di Bertotlt Brecht, mi dava speranza. Negli ultimi anni, però, quando c’inciampo mi viene da pensare con fastidio “caro poeta, questa volta non ci hai azzeccato”. Ho visto in un servizio televisivo operaie gettare pulcini vivi nel tritacarne: donne e madri di famiglia, gente che per istinto e cultura i “pulcini” li alleva, accudisce, protegge; li tiene al sicuro. Ho visto, nel mio lavoro di fotografa, donne che legavano ratti supini e a zampe aperte su tavolette di legno, come crocifissi, per iniettargli sostanze chimiche; tecnici che iniettavano cellule tumorali ai topolini e che avevano a casa un cagnolino amato come un famigliare. Del resto, non vediamo tutti i giorni genitori amorevoli che rimpinzano i propri figli di veleni, soci del WWF con la Land Rover a Milano, amanti degli animali col giaccone col collo di pelo di cane? Perché? Perché è cresciuta così tanto l’ignoranza irresponsabile, lo 'scollegamento', la contraddizione nei comportamenti umani? Forse perché gli esseri umani dell’attuale società industriale non hanno quasi più alcun contatto con la realtà della vita, se non a frammenti. Per questo non sono in grado di valutare le conseguenze e nemmeno le cause dei propri comportamenti. La realtà della vita è l’ambiente naturale, terra e acque, alberi e animali, ed è l’ambiente sociale, gli altri esseri umani che fanno parte della famiglia, della comunità, dell’umanità. Oggi viviamo quasi sempre in ambienti artificiali e non comunichiamo quasi nemmeno con i nostri famigliari: con loro ci raduniamo intorno al moderno focolare, la televisione. Sempre che ognuno non stia nella propria stanza con il proprio computer. Una società di dominio e competizione è una società di isolamento, alienazione, divisione. E specializzazione. Viviamo nell’artificio e nella solitudine. Viviamo sempre di meno all’aria aperta. Persino il contadino “intensivo” lavora perlopiù con e nelle macchine e, finito il tempo di lavoro, si schiaffa davanti al televisore o accompagna la moglie all’ipermercato. Gli altri, i “cittadini”, vivono in auto, nel televisore, su internet, dentro le vetrine dei negozi, in palestra; e questo vale ancora di più, tragicamente, per i bambini. Non abbiamo alcun rapporto reale nemmeno con gli ambienti in cui passiamo le vacanze o i fine settimana, non li conosciamo, non li comprendiamo, non subiamo le conseguenze dei guasti che vi provochiamo. E il motivo per cui li abbiamo scelti, che spesso è solo la pubblicità pagata su riviste specializzate o in specializzate trasmissioni televisive, altrettanto spesso è anche la competizione per la vacanza più alla moda, il motivo nemmeno lo capiamo: ci sembra una scelta libera e "naturale". Così è per tutto. Il dirigente d’azienda vampiresco e l’operaio che fabbrica le mine antiuomo, il vivisezionatore e il trasportatore di rifiuti tossici alle discariche della camorra non “vedono” le conseguenze, non sono in grado di immedesimarsi, di immaginare, di com-patire. È difficile, se vivi in un appartamento in condominio, collegare ciò che finisce nei tubi di scarico di casa tua con il cancro di un tuo famigliare; così come, se comperi cosmetici o comperi cibi al supermercato è difficile collegarli alle crudeli e infinite sofferenze degli animali nei laboratori chimici o negli allevamenti intensivi. Si potrebbero fare infiniti esempi dello “scollegamento” umano, dell’alienazione e deresponsabilizzazione nell’avanzata società industriale. Ma oggi c’è un nuovo strumento di separazione dalla realtà e di isolamento dell’individuo: Internet. Internet ci “chiude dentro”. Illudendoci di aprirci spazi immensi. Internet è come il labirinto degli specchi: ci dà l’impressione di una vastità infinita e di una infinita possibilità di informazione e di comunicazione. Invece, come nel labirinto degli specchi, si tratta solo del riflesso di noi stessi e dell’ambiente in cui già viviamo; in quel riflesso continuiamo a camminare ripercorrendo i nostri passi, senza trovare via d’uscita. Comunichiamo con persone che già hanno più o meno le nostre idee e la nostra cultura, ci illudiamo in questo modo di “aver fatto la nostra parte”, di aver dato impulso a un movimento o ad una battaglia. Ma non è così. E anche quando lo è in parte, anche quando la mobilitazione su internet porta in piazza migliaia di persone, è una battaglia che “viaggia in galleria”: non tocca quelli che su internet non ci vanno o non vi cercano quello che cerchiamo noi; non cresce, non cambia i modi di pensare e di agire di chi non fa parte di tale movimento, non mette a confronto. Come in una conventicola, parliamo tra di noi. Ci sfoghiamo. Confermiamo i nostri dubbi sulle notizie “ufficiali” cercando un’informazione alternativa che chi, a differenza di noi, non nutre dubbi sull’informazione fornitaci dai padroni del vapore, non cercherà a non troverà nella miriade infinita di informazioni che anche su internet i padroni del vapore hanno il tempo e la voglia di ammassare. E noi, una volta trovate quelle informazioni? Le mandiamo alla nostra “mailing list” nel migliore dei casi. O, in uno sforzo supremo, organizzeremo un incontro, una conferenza, un dibattito su quell’argomento, avvertendo appunto quelli della mailing listi o quelli che “comunicano” con noi su “facebook”. Sbattendo contro i nostri riflessi. E non portiamo nulla, nemmeno noi stessi, in quella realtà che sta fuori del labirinto. Ma non sarebbe difficile. Porto con me il magico turchese
e mi nascondo sotto le ali dell’aquila dell’alba,
tra le piume dell’uccello di cielo.
Ed ecco, i miei nemici non mi vedono.
Essi pensano di avere una medicina potente
ma ecco, io me ne vado tra loro,
non visto e mortifero. Canto tradizionale dei Navajo
È come uno di quei piccoli incantesimi delle fiabe, basta la parola giusta o il giusto sguardo per ritornare alla realtà. Basta camminare su una strada di campagna o persino in un parco cittadino, coltivare un orto o persino delle piante su un balcone, preparare il pane o comunque i cibi, cucirsi un abito, per esempio, per ricominciare a prendere contatto con la realtà materiale della vita. E la “medicina potente”, che ci rende invisibili ai nemici perché non più isolati, perché parte di una comunità in lotta per un cambiamento radicale? Basterebbe mettere un volantino nelle caselle dei nostri vicini di casa per dare un’informazione “alternativa” o invitarli ad un dibattito; fare una riunione di condominio che non parli del condominio ma piuttosto del riciclaggio dei rifiuti e del sistema capitalistico-mafioso che sta dietro gli inceneritori; fare un presidio al mercato, davanti a una fabbrica o una scuola per informare e discutere di spese militari, di cosa e come bisogna produrre. Basterebbe usare internet solo come spunto, a piccole dosi, mantenendo una salutare diffidenza verso uno strumento che a volte è utile ma che rimane ambiguo, e usare la presenza fisica, la parola, l’incontro, per uscire dal labirinto. Per riprendere contatto con la realtà umana e, come è inevitabile con qualsiasi contatto, cambiarla e cambiare. Se ci riuscissimo, a ritornare e così a far ritornare nella realtà altri esseri umani, forse il poeta potrebbe ancora dimostrare la propria lungimiranza.

Commenti

Sono molto d'accordo sull'alienazione che è alla causa del comportamento inumano e mi congratulo per questa osservazione che mi ha chiarito meglio una sfumatura che non avevo colto, io avevo sempre considrerato il distacco dalla natura e dalla vita naturale come la causa di una maggiore infelicità ma non come la causa di alcuni comportamenti inumani. Io sono un alpinista e amante della montagna anche per questo. Tuttavia non sono d'accordo nel considerare internet una casa degli specchi o un mezzo inefficace, è invece un mezzo molto efficace per condividere idee e creare relazioni reali. Non considerare internet come una forma di comunicazione qualsiasi ma separarlo dal resto secondo me significa non rendersi conto della realtà moderna. Se è vero che bisogna vivere in modo naturale è anche vero che alcune innovazioni sono positive per la vita umana, solo che ancdrebbero usate senza rinunciare al contatto con la natura. Ecco che se io vivo in una baita in montagna a contatto con la natura e con gli animali, mezz'ora di internet possono essere secondo me molto utile per informar e einformarsi e anche intrecciare relazioni reali, perchè non è come si ha conosciuto una persona quello che conta, ne da dove viene, ma chi questa persona è. Io anzi mi sto accorgendo proprio ultimamente dell'improtanza di internet nel presente e della sua efficacia anche commerciale, politica e via dicendo. E grazie a internet ho potuto leggere il suo articolo e conoscere le sue idee.
Luigi Borla, 13-01-2012 11:13
BELLISSIMO ARTICOLO! iNTERNET NON E' LA PANACEA, COME QUALCUNO, ADESSO UN PO' MENO, HA PROPAGANDATO. OGNI MASS-MEDIA è POTENZIALMENTE DISTRUTTIVO MA, FOSSE USATO IN MODO GIUSTO E SAGGIO, POTREBBE ESSERE, COME INTERNET, ELEMENTO DI STIMOLO E CRESCITA. NON DEMONIZZIAMOLO, MA INVITIAMO, COME IN QUESTO ARTICOLO, A SCUOTERCI DAL TORPORE DELLE NOSTRE ESISTENZE. WWW.LEONARDOCIOLLI.COM
leonardo, 12-01-2012 09:12
Grande Sonia. Bellissimo articolo. Peccato solo l'averlo condiviso tramite Internet? L'hai messo anche nella buca delle lettere dei tuoi vicini di casa? :)
Michele, 12-01-2012 10:12
La realtà come collezione di frammenti irrelati, ad immagine dell'esperienza urbana e pubblicitaria, sono al centro dell'analisi dello spirito dei tempi degli ultimi due secoli, fin da Baudelaire o almeno fin dai Modernisti (la Woolf in Mrs. Dalloway concedeva il pensiero completo e complessivo, quello generatore di senso, solo all'ex soldato pazzo, dunque ad uno che non veniva ascoltato, sorta di immagine dell'autore "clamans in deserto". Tema stagionatissimo, comunque, dato che di "ruolo dell'intellettuale come generatore di senso perduto" si parla da cent'anni ormai. Ma è ancora vero. E ancora, anche se ancora per poco perchè il vento è già cambiato, c'è chi ragiona a zapping, non ogni tanto -umano- ma quasi sempre -diabolicum)
Marco, 12-01-2012 11:12
Bellissimo articolo! Sono d'accordo in parte con tutti gli altri commenti. E' anche vero però che il virtuale è molto diverso dal reale, il condividere sguardi, pensieri, gesti, non potrà mai sostituire ciò che è vissuto in modo virtuale! Certamente grazie ad internet si ha la possibilità di venire a conoscenza di molte cose e di esprimere anche opinioni, credo però che in questo momento l'umanità stia vivendo un momento di profonda solitudine, mancano spazi dove potersi incontrare, confrontare. Rimane una mia opinione. Grazie e buon lavoro! Il vostro sito è di grande utilità! :-)
Barbara, 24-03-2012 06:24
Bell'articolo. Specie per quanto riguarda coloro che lavorano consapevolmente in settori mostruosi come la vivisezione e le armi. Ma non è una bella contraddizione che queste parole girino in Rete e chi comevme le legge le voglia tweettare o facebookkare ai suoi followers and friends? ;) In realtà il progresso non si arresta mai lo si può combattere come i mulini a vento, ma è meglio usarlo per i propri scopi, no? L'uso passivo di Internet è deleterio ok. Ma lo è anche quello della Tv dei libri e del cinema...
iperio, 12-08-2012 09:12

Lascia un commento


Per lasciare un commento, registrati o effettua il login.