Ufficio di Scollocamento, la sottile censura dei media

In sole due settimane il libro Ufficio di Scollocamento è arrivato ottavo nelle classifiche di saggistica per Repubblica. Questo, nonostante alcuni 'grandi media' stiano opponendo resistenze ad offrirgli visibilità. Il motivo? Se lo scollocamento smette di essere una vicenda biografica e diventa proposta politica, allora il potenziale sovversivo di questa proposta può dare davvero fastidio.

Ufficio di Scollocamento, la sottile censura dei media
Quando un libro ha contenuti forti e dirompenti possiamo accorgercene anche in base alla censura di cui è oggetto. Sul blog di Simone Perotti è apparsa una notizia abbastanza inquietante. Simone riporta che una volta saputo che il direttore di un importante quotidiano italiano non avrebbe parlato del libro Ufficio di Scollocamento, ha scritto al direttore per dirgli che stava sottovalutando un messaggio che coinvolge tantissima gente. Il direttore candidamente ha risposto che non lo sottovalutava affatto e che lo aveva appena dimostrato decidendo di non riferire del libro. Io reputo questa reazione come un dato positivo, perché vuol dire che potenzialmente questo libro dà molto fastidio e quindi ha grandi potenzialità di diffusione. Finché abbastanza superficialmente ai tempi di Adesso Basta, si doveva parlare di un ex manager (Simone) dipinto come un po’ naif che rinuncia alla carriera, smette di lavorare e fa quello che gli piace: niente problemi, grandi servizi, grande risalto, interviste e recensioni ovunque. Nel momento in cui l’ex manager assieme al sottoscritto decidono di sistematizzare un po’ le cose, farne una proposta politica, un percorso progettuale praticabile da chiunque, ecco che iniziano a suonare i campanelli d’allarme. Non sarà che questi due fanno sul serio? Non sarà che se in tanti si scollocano davvero con l’ausilio di piantine e piani di evasione, la cosa può diventare pericolosa per il sistema? Io non ho mai fatto parte del mainstream mediatico perché scollocato da sempre e da sempre considerato un 'alternativo' e quindi ai margini per antonomasia. Uno come Simone Perotti però, che è nato e cresciuto in quel sistema e a cui vengono rifiutate recensioni o interviste fino ad ora proposte in ogni dove, è un qualcosa che risalta non poco. Forse l’aspetto più 'sovversivo' del libro è che non auspichiamo condottieri o magiche riforme dall’alto che tanto vanno di moda e non creano fastidi a nessuno, ma insistiamo sulla presa di coscienza individuale e la conseguente azione che poi unita e supportata a quella degli altri può diventare valanga inarrestabile. Altro elemento probabilmente poco digeribile è che per appeal commerciale (e non) di un'idea come quella dell’Ufficio di scollocamento, non prevediamo copyright, loghi, movimenti, partiti, religioni, messia, officianti, bensì diamo questa idea alla disponibilità di tutti e questo nel mondo/mercato di oggi è intellettualmente inaccettabile. Troppi elementi spiazzanti, troppe visioni non incasellabili e fuori controllo, poche chiacchiere e molta progettualità concreta. Sarà duro rompere la sottile linea di censura ma se il libro si diffonderà, anche i grandi media non potranno fare a meno di parlarne, volenti o nolenti. I risultati, nonostante il relativo silenzio, sono molto incoraggianti, così come le reazioni di chi lo legge. Il libro senza grossi media e senza battage pubblicitario, la scorsa domenica, a sole due settimane dall’uscita, era già ottavo nelle classifiche di saggistica per Repubblica. Le persone si informano, leggono, reagiscono a prescindere dal circo mediatico: ottima notizia questa.

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Perchè non pubblicate in rete? Ilibri sono introvabili
Maurizio Enzo Lazzerini, 09-07-2012 12:09

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