Anche gli urbanisti italiani dicono 'no' all'ennesimo condono

L'Istituto Nazionale di Urbanistica in una nota ufficiale appena diffusa fa sapere che anche gli urbanisti italiani chiedono che l'emendamento presentato da un gruppo di parlamentari del Pdl al decreto milleproroghe in discussione al Senato venga ritirato dal Governo. La proposta aprirebbe la strada a una serie di condoni edilizi, con tutte le conseguenze che questa operazione comporterebbe su un territorio già martoriato da cemento ed ecomafie.

Anche gli urbanisti italiani dicono 'no' all'ennesimo condono
Di fronte al rischio di approvazione dell'ennesimo condono edilizio che si è aperto con l'emendamento presentato da un grupppo di parlamentari del Pdl al decreto milleproroghe in discussione al Senato si levano altre voci di protesta. Stavolta però a parlare sono gli addetti ai lavori, gli urbanisti, che attraverso una nota ufficiale dell'Istituto Nazionale di Urbanistica (INU) fanno sapere che loro 'non ci stanno'. Unendo la propria protesta a quella di Legambiente, Wwf e Fondo Ambiente Italiano, l'INU motiva la propria posizione con dati concreti. "Il nostro paese, unico in Europa, ha già conosciuto tre condoni edilizi negli ultimi 26 anni: nel 1985, nel 1994 e nel 2003", dichiara l'Istituto nella nota spiegando come l'emendamento presentato al milleproroghe lasci spazio a conseguenze devastanti per il territorio "perché aprirebbe le porte del condono edilizio anche per costruzioni abusive realizzate in aree vincolate dal Codice dei beni culturali e del paesaggio". E poi la questione delle ecomafie, piaga che da decenni ha segnato irreversibilmente il paesaggio italiano. "L’esperienza dimostra che ogni condono genera una corsa all’illegalità e agli abusi con effetti distruttivi su un territorio nazionale sempre più martoriato dall’eccessivo consumo di suolo" ricordano gli urbanisti dell'INU. Ma non solo, da tenere in considerazione ci sono anche i costi per la collettività. "Ogni condono costa per i Comuni da sette a dieci volte di più (per la realizzazione di infrastrutture e servizi) di quanto non produca in termini di entrate immediate". Un fatto, spiegano gli urbanisti, che "oltre ad essere fonte di iniquità tra i cittadini e causa di disastri ambientali, è anche un pessimo affare per lo Stato e gli enti locali". Insomma, questo condono non s'ha da fare. Ogni cittadino ragionevole capirà che sarà meglio per tutti se l'emendamento suddetto verrà ritirato quanto prima.

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