Quando una nave affonda

Molti uomini e donne iniziano a comprendere che la nave del capitalismo consumista e devastatore sta affondando. “Oggi la nuova frontiera si chiama abbassamento dei bisogni, riequilibrio del rapporto tra lavoro e vita, delocalizzazione abitativa, recupero dei borghi, ritorno parziale all’artigianato e alla terra, riduzione dei consumi, decrescita, sobrietà, equilibrio. Ma c’è dell’altro”.

Quando una nave affonda
Quando una nave affonda, i topi si gettano in mare. Pur dotati di minuscoli cervelli, comprendono che il rischio di affogare è inferiore a quello di restare intrappolati e destinati a morte certa. In mare, almeno, possono tentare. È quello che accade in questa epoca. La nave del capitalismo consumista, devastatore, basato sullo spreco, sul depauperamento delle risorse e sulla schiavitù per il mantenimento di condizioni simboliche incapaci a produrre autentico benessere… sta affondando. Si reggeva sulla contrapposizione con altri sistemi, ancor più ingiusti. E quando c’è una guerra non si fanno mai riforme. Ora che la guerra non c’è più, mentre buona parte del mondo è fermamente intenzionata ad abbracciare il nostro sistema economico e sociale (che rispetto ai loro permane migliore), molti uomini e donne di questa nostra cultura iniziano a comprendere e a cambiare. Abbiamo avuto fame, malattie, ingiustizia, dittatura e guerra. Al ricordo di quelle tragedie, negli ultimi cinque o sei decenni, ci siamo tutti convinti di essere liberi, in salute, immersi nel benessere. Tuttavia, l’evoluzione è fatta a scalini. Dopo una lunga fase in cui abbiamo strisciato in orizzontale, godendoci il gradino su cui eravamo saliti dal dopoguerra, ora occorre riassumere la posizione eretta e scalarne un altro. È la storia che lo rende necessario. È la dignità della nostra generazione che lo impone. Ai nostri nonni partigiani, che hanno combattuto e sono morti per darci la libertà, potrebbe sembrare, altrimenti, che non ci meritiamo quello che ci hanno donato. Come può una generazione nuova, a sessant’anni da una dittatura, continuare a bearsi della libertà ottenuta da altri senza ottemperare al compito che ogni epoca ha, e cioè di fare un passo ulteriore, di aggiornare il concetto di libertà, quello di benessere, accogliendo le nuove sfide che la contemporaneità ci pone davanti? “Odio gli indifferenti” scriveva Gramsci nel 1917. Ebbene, non siamo un po’ odiosi nel nostro indifferente applicare schemi ormai antichi senza accorgerci che vanno cambiati per evitare il degrado del pianeta, rendere più libera la nostra vita, ammettere che questo sistema ha dato tutto quel che poteva, è ormai inadatto e va riformato? Oggi la nuova frontiera si chiama abbassamento dei bisogni, riequilibrio del rapporto tra lavoro e vita, delocalizzazione abitativa, recupero dei borghi, ritorno parziale all’artigianato e alla terra, riduzione dei consumi, decrescita, sobrietà, equilibrio. Ma c’è dell’altro. In passato hanno dominato le ideologie e i movimenti di massa. Per ragioni storiche, tecnologiche, evolutive, non assisteremo più a questo genere di cambiamenti. Oggi la parola d’ordine, l’unica rimasta valevole ed efficace, è una parola che non esiste nel nostro vocabolario: la versione positiva di individualismo. Non è strano, se ci si pensa, che questa parola non esista. La cultura cattolica e quella marxista hanno sempre ritenuto l’azione individuale un’azione deprecabile, da rifiutare. Per queste due religioni ogni cosa di valore è sempre stata collettiva. Ma la portata storica dell’azione collettiva si è esaurita. Oggi che la politica si è definitivamente prostrata al potere economico e finanziario e mancano idee e rappresentanti in grado di guidare larghe porzioni di abitanti del pianeta verso una evoluzione armonica, occorre muoversi da soli, riassumere su di sé la responsabilità e l’azione diretta, per modificare il mondo cambiando un uomo soltanto. In questo, oggi come mai, la testimonianza ha funzione rappresentativa ed eversiva. Nell’epoca dell’omologazione, in cui miliardi di persone compiono gesti identici, sincronici, senza discontinuità e per tutta la vita, l’uomo che vada in direzione ostinata e contraria senza soccombere, diventa testimonial di una possibilità, speranza di un cambiamento. Ogni occupazione di media con un minuto o una riga che testimonino questa diversità costituiscono un granello di sabbia nell’oliato meccanismo del sistema, che per prosperare ha bisogno, invece, che ognuno resti al suo posto. Per cambiare il sistema (abbattendolo o modificandolo, questo dipende solo da lui) occorre che un uomo, una donna, si preparino a lungo e, un giorno, si alzino dal loro tavolo, si rechino verso l’uscita, abbandonino il palazzo, facciano perdere le proprie tracce, smettano di essere un target commerciale, smettano di vivere dove devono, perlustrino il Paese, o il pianeta, come e dove meglio credono, sovvertendo per sé soli, individualmente, l’ordine costituito che li vede in luoghi e tempi definiti, per sempre, come tutti gli altri. Occorre quindi che dal sistema e dalle sue regole mercantili si esca, togliendo da sotto al suo trono la nostra spalla. Senza spalle che li reggano, i troni precipitano nella polvere. Le gradazioni di questa uscita, di questo abbandono, possono essere moltissime. Qualcuno ha deciso di cambiare autolimitando la propria carriera. Qualcuno abbandonando ogni cosa e scomparendo. In mezzo vi sono tante diverse opzioni quante sono le persone che le generano. Alla base di queste azioni vi è un pensiero individuale, basato sulla responsabilità e sull’intelligenza. Ma un pensiero compiuto e articolato unisce questa moltitudine: la consapevolezza che viviamo per un tempo limitato, che questo sistema è fortemente migliorabile, che quel che avviene nella nostra società (agli ordini dell’economia e della finanza) non può e non deve continuare ad essere fatto nel nostro nome, che non può essere modificato secondo il principio democratico del consenso se non dopo che gli individui siano cambiati singolarmente, e che il cambiamento è possibile, che esistono altre vie per vivere. Del resto, migliorare quel che vediamo ogni giorno, trattandosi di un sistema così ingiusto, massificato, omologato, non può che essere possibile, se non addirittura semplice.

Commenti

Caro Simone, ho letto una tua risposta sulla rivista Terra Nuova ad una lettrice che si diceva infastidita dalla spocchia di chi giudica gli altri perchè non vanno a comprarsi un rudere nell'entroterra e restano ad arrabattarsi in città, con spese che superano i tuoi 800%u20AC al mese. Prendendo ad esempio l'immagine della nave che affonda sono d'accordo che sia piu' "furbo" per un veloce topolino tentare di salvarsi gettandosi in mare. Ma mi chiedo: le lente lumachine sono forse più sceme solo perché non riescono a scollarsi dalle pareti del bastimento che le sta portando a fondo con se'? Io credo che molti, in qualsiasi contesto, non abbiano la possibilità di scegliere la propria vita nel senso drastico che emerge dalle tue proposte (che peraltro condivido e che ritengo di avere in qualche modo anche io la fortuna di poter replicare), per cause naturali o di contesto; ma non per questo sono da biasimare alla stregua di chi, pur avendone la possibilità, non si muove. Anche loro, probabilmente, possono rendere la propria vita "rivoluzionaria" anche se magari noi, presi dalla parte più visibile ed eclatante dell'esperienza terrena, non ce ne accorgiamo neppure. In conclusione, e senza pretesa di insegnare niente a nessuno, lo sprone dobbiamo darlo sì agli addormentati (che sono tanti), ma facciamo attenzione a non essere d'inciampo (qualcuno diceva di scandalo) per l'umile che ci fa solo notare il nostro narcisismo! Forse loro si sono accorti prima di noi di quanto stava succedendo al bastimento e l'hanno iniziato il downshifting, ma ... sono lumachine e ora ci sembrano tanto più indietro rispetto ai "ratti" (in senso letterale di "veloci", non dispregiativo) che si stanno tuffando dal ponte. Claudio
Claudio, 17-06-2011 07:17
Eccolo lì, il Perotti è tornato! Con il suo piedistallo da "io sono un ganzo e voi degli schiavi", il carico di profezie, analisi sociologiche, i consigli per gli acquisti e la sua opera di "prezioso testimone" che un'altra vita è possibile. Perotti dimentica che: 1) le sue "profezie" sono vecchie, quanto il cucco: si andasse a rileggere un pò di sana letteratura. 2)Le analisi sociologiche e politiche sono il migliore esempio di biocompostaggio di idee altrui. 3)I consigli per gli acquisti ( la barchetta, il rustico ristrutturato, il Suv per la raccolta della legna) sono buoni per una chiacchierata tra radical chic al circolo della vela di Punta Ala. 4) La sua testimonianza è sicuramente "preziosa".... ci campa sopra già da 3 anni e l'autopromozione non finisce qui.... Per finire, caro Perotti, le do io un consiglio: Lei sembra passato dalla schiavitù dell'Azienda, per la quale lavorava, a quella dal suo egocentrismo. Si liberi! Impari la sobrietà dei proclami, della visibilità mediatica, dell'esposizione giornalistica, altrimenti la sua testimonianza diventerà un boomerang per tutto il Downshifting. Come esperto di Comunicazione dovrebbe saperlo: qualunque idea, pure buona, ripetuta tutti i giorni dalla stessa voce/faccia viene a noia. Si liberi!! Abbia coraggio! La peggiore schiavitù e quella del nostro Ego. Tanto i soldi non sono un problema, ce lo ha insegnato Lei.
Mario, 31-08-2011 11:31
Caro Mario, non si preoccupi della mia eventuale sovraesposizione. Se è come dice nuocerà solo a me, non a lei. Quanto alle idee trite e ritrite, le pare che non ci sia bisogno di ripetere alcune cose? Le pare che il mondo le abbia recepite? Io direi di no... Dunque abbia pazienza, se lei sa già tutto tanta gente ignora tutto. Lasci che si avvalgano di qualche ripetizione. Radical chic invece lo dice a qualche suo parente, non a me. Quando ha voglia di passare da internet alla realtà venga qui da me, che ci si spezza la schiena in vari modi per evitare consumismo, radicalismo virtuale e ipercriticismo snob. Sono certo che poi lascerà meno commenti inutili. Saluti.
Simone Perotti, 31-08-2011 04:31
Perotti, capisco che lei stia vivendo il suo momento "magico" e ogni critica la infastidisca. Peccato però non argomenti le sue risposte. Peccato consideri il genere umano un branco di pecore che ha bisogno di un pastore ( ovviamente Lei, chi altro?) L'ho vista in qualche presentazione ( a proposito quanto prende di fee? O le danno il classico "rimborso spese"?). Non mi pare uno con la schiena piegata dalla fatica. Comunque la vengo ad aiutare volentieri, a cena dove si va?
Mario, 31-08-2011 06:31
Gentile Mario, mi spiace per lei. Nessun momento "magico", semmai qualche risultato dopo tanto lavoro svolto con passione, impegno, senza regali di nessun genere dovuti a posizioni di privilegio, né familiari, né di casta. Se mi infastidissero le critiche eviterei di rispondere a tutti (oltre 100.000 email in un anno), come mi risulta facciano altri autori (provi a scrivere a qualcuno, vediamo se è fortunato...). Io argomento sempre le mie risposte, purché ci sia qualcosa da argomentare e non debba rispondere a prese di posizione generiche e tendenzialmente giudicanti. Il "branco di pecore", come lei lo definisce, è composto da migliaia di persone con cui ho ottimi rapporti, uno scambio fervido, e con cui si è creata una vera community. Gente che, tanto per capirci, evita i giudizi sommari e cerca di capire, di scambiare opinioni serenamente e con impegno. Io non faccio il pastore che di me stesso, e ho già il mio bel da fare. Ho ripetuto dovunque (cosa che un "pastore" non farebbe mai) che ognuno deve cercare la sua via, che la mia è buona solo per me, che non rappresento che un caso individuale, che non ci sono chiese o parrocchie o metodi taumaturgici per cercare la libertà. Strano pastore chi dice così... A proposito di opinioni maliziose e faziose, le sue domande sui fee cadono a fagiolo. Io sono uno dei pochissimi autori che per andare in tv, per parlare in pubblico etc non prende una lira. Nel senso che me li darebbero anche, ma io non li chiedo. Qui sul Cambiamento, come su Il Fatto scrivo gratis (faccia un censimento, veda quanta gente parla o scrive gratis a questo mondo...). Quanto alla mia schiena è assai dolorante per due ernie del disco maturate non certo a tavolino, ma lavorando. Come ieri, come oggi, come domani, tagliando e trasportando la legna che mi serve per l'inverno. Venga senza meno, verifichi visto che la fiducia le scarseggia. Io sono per il confronto, il dialogo, a qualunque costo, su qualunque tema, sempre. Non mi nascondo mai. Mi picco di essere uno (non so se dei pochi o dei tanti, a questo mondo, valuti lei) che fa quel dice e dice quel che fa. Lei è ugualmente coerente? Che fa nella vita? Come si guadagna da vivere? Con che contributo alla società? Pagando quante tasse? Fa la differenziata? Aiuta gli altri? Sono domande retoriche, sia chiaro. Non mi interessa affatto sapere. Quel che devo sapere sulla mia vita mi basta e mi tiene sufficientemente impegnato. Saluti.
Simone Perotti, 01-09-2011 09:01
Gentile Perotti, mantengo questo scambio di opinioni con Lei, perchè lo reputo comunque interessante. Fuor di polemica, mi permetta di dirLe che continuo ad avere un'immagine contraddittoria ed egocentrica della Sua persona. Sarà un mio limite di comprensione, ma tenterò di argomentarlo. Anche in questa Sua risposta c'è la tipica ansia di chi vuole dimostrarsi "diverso e migliore" degli altri ( io scrivo centinaia di email, gli altri non risponderebbero, io promuovo il libro gratis, gli altri si farebbero pagare, io mi faccio il mazzo a tagliare la legna o trovare i modi per campare, gli altri starebbero tutto il giorno a pancia all'aria solo a criticare). E' arrivato persino a descriverci le sue ernie, vuole che le faccia l'elenco dei miei acciacchi? E non finisce qui, perchè a un egocentrico non basta "differenziarsi", deve sentire intorno anche il "caldo consenso" di quella "differenza", e giù quindi a ricordare i plausi, i complimenti, le pacche sulle spalle che riceve da una parte e ad inseguire e rintuzzare sul web ogni più piccola critica che possa scalfire il suo Ego smisurato e l'immagine di un Perotti unico e irripetibile nella sua vita e nelle sue scelte. Vede Perotti, o Lei ha fatto davvero una scelta così eccentrica da essere irripetibile e allora il suo libro è totalmente inutile, oppure accetti di scendere dal piedistallo in cui si è messo e si confronti autenticamente con gli altri. Diventerebbero molto più credibile se andasse in giro ( a proposito ci va a sue spese, o almeno viaggio, vitto e alloggio glielo pagano?) a promuovere una proposta di legge per la riduzione dell'orario di lavoro, il part-time, l'anno sabbatico, i permessi lunghi, il lavoro a domicilio piuttosto che sè stesso o le sue crociere. Queste sono tutte azioni concrete e valide per chi non si può permettere un downshifting radicale come il suo, e sono i più, mi creda. Mi dirà che ne ha scritto. Non basta, Perotti. Pure Tremonti scrive libri sugli effetti della globalizzazione, ci ricorda di essere uno che aveva capito tutto già da anni e di essere "diverso" dagli altri politici, ma poi? Lei capisce cosa voglio dire. Cordialità PS: Il personaggio pubblico è Lei, cosa faccio io non conta, ma se insiste ....potrebbe avere delle sorprese.
Mario, 01-09-2011 11:01
PS: scusi Perotti, ma dimenticavo di farLe notare una frase che mi ha particolarmente infastidito e infastidirà certamente anche i suoi molti lettori: "Quanto alla mia schiena è assai dolorante per due ernie del disco maturate non certo a tavolino, ma lavorando." Cosa ci vuol dire? Che i milioni di italiani che lavorano a tavolino invece si divertono e se la spassano? Che l'unico LAVORO riconosciuto e riconoscibile è il taglialegna? E allora Le chiedo, con palese ironia: Ma quando scrive, lo fa in piedi su un albero con l'ascia in mano? E nei suoi 20 anni di ufficio a tavolino ritiene di aver lavorato o essersela spassata? Ancora lì, maledetto EGO. Pur di ditinguersi si offendono i propri simili e le loro oneste attività.
mario, 01-09-2011 11:01
Mario era solo una risposta alla sua affermazione circa il fatto che, secondo lei, a guardarmi, non sembravo uno che si spezza la schiena. Non c'era nessun riferimento al terziario. per altro le mie ernie del disco sono una conseguenza anche di troppi anni seduto. Non abbia la coda di paglia su ogni frase. Anche perché, me lo concederà, lei è una delle migliaia di persone che scrivono e io sono uno solo a rispondere. Saluti!
simone perotti, 01-09-2011 01:01
Mario, ancora noi due. Allora: io citavo le cose che lei elenca come prova di egocentrismo in risposta al fatto che lei me ne chiedeva conto. Che faccio, per non sembrare egocentrico non le rispondo? E poi se le rispondo (argomentando sulle sue domande, dunque su di me) sembro egocentrico? Ci pensi e mi dica, così lascio a lei l'onere della responsabilità di cui, così, non potrà più accusarmi. In ogni caso, nonostante i suoi esempi siano fuorvianti, prendiamo anche l'ipotesi che io sia egocentrico. Embé? Lei è perfetto? Avrà trovato il mio difetto. la avviso che ne ho anche altri e peggiori. Non mi pare una scoperta così sconvolgente. Quanto ai miei giri (certo che mi rimborsano i costi. Chi mi invita mi paga almeno i costi di viaggio, altrimenti andrei fallito) e ai miei libri parlo lungamente, sempre dei temi che lei elenca. Sono tante le iniziative che stimolo, che sostengo, che auspico per rendere l'attuale schiavitù del lavoro meno soffocante. Mi viene il dubbio che lei non li abbia letti (cosa non grave in assoluto, ma in seno al nostro dialogo un po' sì) o che non mi abbia davvero ascoltato dal vivo. Basta vedere su internet, comunque, e ne trova traccia. Saluti finali. Un po' egocentrico dirlo, ma non posso lavorare solo per rispondere a lei. Me lo concederà.
simone perotti, 01-09-2011 01:01
Grazie Perotti della Sua risposta finale. Io invece continuerò a scriverLe, perchè avendo letto molto attentamente i suoi libri e visto diversi suoi interventi video, penso di poter fare una seria disamina della debolezza dei suoi ragionamenti, nonchè delle contraddizioni. Se ha voglia e tempo li legga i miei commenti, potrebbero tornarle utili per un suo terzo libro ( in tal caso mi inviti alla presentazione, un viaggetto gratis me lo faccio volentieri pure io). Altrimenti resteranno sul web, insieme a tutti gli inutili bla bla quotidiani (compreso i miei e i suoi). Per il momento mi limito a segnalare ai suoi lettori che, al contrario di quanto dice, la sua attività di Conferenziere non è totalmente gratuita. Lo so, non la pagano, però le rimborsano tutte le altre spese e questo, se mi permette, è proprio un bel vantaggio nella logica del downshifting. Ma come? Prima ci insegna le cose e poi, quando trova un buon metodo, se lo tiene per sè? Dunque, facciamo un pò di conti ( sia ben inteso, Perotti, non ho nulla a che fare con la Finanza): ammesso che Lei tenga una cinquantina di dibattiti, incontri, festival, comparsate TV all'anno ( ho visto che ne ha già una decina in programma nel prossimo mese) vuol dire 100 giorni quasi totalmente spesati all'anno del suo budget ( questa roba si tiene di solito la sera e quindi ogni "evento" vale un paio di giorni). Non male. Non male. Ottimo downshifting. Vuol dire che per un terzo dell'anno si tiene chiusa casa ( e relative utenze, compresa la seccatura di tagliare la legna), si dorme in buoni alberghi e si mangia in buoni ristoranti ( non le passerano mica una topaia e una minestra di patate?), inoltre rimborso Kilometrico se usa l'auto, treno o aereo pagati, quindi si gira l'Italia ( le conferenze durano un'ora, il resto tempo libero). Non male. Non male. Se invece il rimborso fosse a forfait ( come spesso avviene in questi casi), ancora meglio! Lì basta essere sobri e il vantaggio diventa doppio. Si fanno le stesse cose di prima e si porta qualcosina a casa. Guardi che non le voglio fare i conti in tasca, non è mia abitudine, ma è Lei che ha messo i Suoi conti nelle mani di tutti, mi pare giusto voler comprendere se ci sono elementi buoni anche per gli altri schiavi, una volta liberati. Direi che è un grando mezzo di downshifting. Certo, richiede grandi abilità di autopromozione, ma Lei è bravo in questo. Inoltre, secondo me, è pure trainante per l'attività di skipper, perchè una cosa è avere Mario in barca, altra Simone Perotti!! Oh, sia chiaro, non la biasimo, nè la giudico male. Fa benissimo, anche se più avanti nel tempo, se mi vorrà leggere, le spiegherò cosa non funziona, cosa suona "falso" nel suo personale messaggio all'umanità schiavizzata. E' stato un piacere anche questa volta. Saluti PS: giustamente mi ha detto che mica potrebbe pagare di tasca sua tutti quegli impegni a giro. Ha ragione, ma Lei, che io sappia, non risponde di no a nessuno, anzi anzi! E oggi, con i mezzi tecnologici a disposizione, spostarsi per parlare a 10/20 persone è da matti. Lei scrive su questo sito che parla di cambiamento e di ecologia. Ha mai calcolato quanto costa Perotti a giro in termini di consumo di CO2, varie ed eventuali. Non trova una contraddizione a coltivare un orto biologico e ad andare a parlare a Vicenza in SUV o a Bari in Aereo? In pochi minuti di viaggio vanifica l'insalata di pomodori che si fa al rientro. Ci pensi.
Mario, 01-09-2011 04:01
La versione positiva di individualismo sono i diritti umani e si è affermata in contemporanea alla sua faccia in ombra, spesso mentre le persone, nel '700 ancora ricco di singoli sacrificati per ragioni di stato e logiche claniche, religiose, ideologiche, pensavano che fosse proprio questa la libertà. E lo era, perchè si voleva che le persone fossero sè stesse in società, che non fossero passivamente allienati, non, come adesso, che negassero la società.(cosa che, ormai è chiaro, non garantisce nemmeno di pensare colla propria testa)
Marco B., 02-09-2011 10:02
Proprio "libertà" è la parola che ti pare di non trovare nel dizionario, nel senso dei liberi pensatori, dei liberali veri che hanno fondato il capitalismo e lo Stato debole spesso convinti di far del bene, sottovalutando il potere centrifugo della loro impostazione incentrata sull'individuo, prontamente sfruttato dai sempre numerosi egoisti dell'epoca. E' un'idea spiccatamente inglese, non a caso nata nella culla dell' Industria ma prima di essa. L'idea che tu sei tu e non (solo) il tuo paese, il tuo leader, il tuo dio, il tuo contesto. Ironicamente qualcuno ha tolto quel "solo" perchè del vivere comune poco gli importava, poi ha introdotto una logica che univa "il peggio di due mondi", facendo il giro del cerchio e doppiando il suo originale antagonista. Fu così che nacque il meccanicismo, secondo cui la libertà individuale non esisteva, ma neanche un senso collettivo. Rimanevamo dunque individui, ma non più liberi, bensì semplicemente lasciati a noi stessi nella corrente oppressiva ma anonima dai noi stessi creata.
Marco B., 02-09-2011 10:02
E poi sì, c'è la scelta. A che conta una libertà senza comunità, ovvero la libertà del caos, che permette spesso ai più di essere limiti finchè gli altri non si sentono liberi di opprimerli? Liberi di muoversi in una folla che preme e spinge? Non è vera libertà, anche se nessuno sta seguendo nessuna bandiera (o almeno non la stessa bandiera per tutti), lo spazio di manovra di ciascuno è minimo, senza neanche la soddisfazione gregaria di andare verso qualcosa di preciso, tutti assieme, magari un po' affratellati dalla sudditanza. Ecco dunque la libertà di massa. Che è un paradosso, una contraddizione in termini. La scelta, la prospettiva, persino quando obbligata, è centrale perchè un uomo si senta tale, a prescindere dall'approccio collettivo o individuale. Oggi non c'è solo scelta obbligata, c'è mancanza di direzione scelta in base a valori, fosse anche una sola e dittatoriale. Lo sviluppo, il capitalismo, il mercato non sono una direzione, ma un'espansione, uno sprawl indistinto, a macchia d'olio, un'inerzia che non è nemmeno quella sostenibile della natura indifferente, bensì quella dello stimolo a cercare il minimo sforzo.
Marco B., 02-09-2011 10:02
Terribile il Mario, però non male. Bravo anche il Perotta però che risponde e non cancella.
sabina, 05-11-2012 08:05

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