Napoli vuole un'acqua pubblica e zero rifiuti

Due delibere presentate dalla giunta comunale fanno di Napoli una città all'avanguardia, in Italia, sul fronte dei beni comuni e della partecipazione. La prima ripubblicizza la società che gestisce il servizio idrico, la seconda adotta la strategia "zero waste" nella gestione dei rifiuti. Due svolte non da poco, che se verranno attuate nella pratica faranno della città partenopea un modello virtuoso da seguire.

Napoli vuole un'acqua pubblica e zero rifiuti
Nel volgere di neanche due settimane Napoli ha compiuto due passi enormi sul fronte dei beni comuni. Il 23 settembre la giunta comunale ha presentato una delibera per la trasformazione della società per azioni Arin che gestisce il servizio idrico in un'ente di diritto pubblico. Dieci giorni dopo, il 3 ottobre, è stata annunciata l'adesione al programma zero waste, che prevede una gestione dei rifiuti mirata al totale riciclo e riuso dei materiali, annullando l'incenerimento. Sono due svolte storiche che fanno della città partenopea un esempio da seguire per tutta Italia. Certo, parliamo ancora di svolte potenziali, in quanto per adesso le istanze di cambiamento sono in fase embrionale, contenute in nuce in qualche foglio di carta. Per diventare effettive dovranno scontrarsi con forze sistemiche e cattive pratiche radicate, ma sembra proprio che la nuova amministrazione e i movimenti che da anni agiscono sul territorio abbiano trovato le giuste sinergie. Sul fronte dell'acqua, ad esempio, si tratta della prima città ad aver seguito l'indirizzo della volontà popolare emersa nei referendum del 12 e 13 giugno. La Arin s.p.a., società che gestisce il servizio, verrà trasformata, nel caso in cui la delibera passi il vaglio del consiglio comunale, nella azienda speciale ABC Napoli, dove ABC sta per Acqua Bene Comune. Un cambiamento notevole, frutto di tre mesi di lavoro che hanno visto la collaborazione della giunta De Magistris con esperti dei vari settori e con i comitati territoriali. Lo statuto, messo a punto dall'Assessore ai Beni Comuni, Alberto Lucarelli, e dall'Assessore al Bilancio, Riccardo Realfonzo, prevede che il nuovo consiglio di amministrazione sia composto da cinque persone, di cui tre tecnici e due esponenti dei movimenti ambientalisti. Inoltre verrà costituito un comitato di sorveglianza che che controlli l'operato dell'azienda costituito da cittadini e lavoratori. Altro punto importante, sarà garantito il "diritto al minimo vitale idrico" e verrà costituito un "fondo di solidarietà internazionale". Ancor più netta – data la situazione attuale – la svolta sui rifiuti. La situazione, inutile negarlo, è ancora oggi drammatica, ma come spiega in una intervista il vicesindaco di Napoli Tommaso Sodano, “è nei momenti difficili che bisogna progettare il futuro”. Si è deciso così di dare un taglio netto a 15 anni di gestione dei rifiuti praticamente inesistente, fatta di emergenze cicliche, intrighi e commissariamenti e adottare una strategia rivoluzionaria. Alla presenza di Paul Connett, professore statunitense ideatore della tecnica “zero waste”, il 3 ottobre è stata annunciata in una conferenza stampa l'adesione di Napoli a “rifiuti zero”, rete di comuni italiani che si rifanno alla strategia di Connett. Dunque niente inceneritori né discariche, ma una serie di norme che tendono a ridurre a monte la quantità di rifiuti, incentivando la produzione di oggetti riutilizzabili o riciclabili, privi di imballaggi, composti di materiale biodegradabile, ecc. A valle, invece, verranno proposte tecniche di raccolta differenziata porta a porta e compostaggio.

Commenti

Iniziative come queste devono entrare nelle case dei cittadini e soprattutto devono essere rese note al grande pubblico attraverso le reti RAI, altrimenti a che serve pagare il canone per un servizio pubblico?
sabatino, 02-11-2011 03:02

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