Rinunciare al nucleare per svendere l'acqua

Il dietrofront del governo sul nucleare, mirato a togliere attrattiva ai referendum del 12 e 13 giugno, cela dei retroscena. Difficile credere che sia stato il quesito sul legittimo impedimento a spaventare l'esecutivo; più probabile che si tratti dell'acqua. Ed ecco che sul web viene svelata un'operazione che coinvolge la multinazionale Veolia.

Rinunciare al nucleare per svendere l'acqua
Con una mossa a sorpresa il governo tenta di infliggere un colpo mortale ai referendum del 12 e 13 giugno. Il Senato ha approvato ieri un emendamento al cosiddetto “decreto Omnibus” del 2008 attraverso il quale viene cancellato il previsto ricorso al nucleare come elemento che avrebbe caratterizzato la strategia energetica dell'Italia nei prossimi anni. Adesso la parola spetta alla Camera, dopo di che dovrà esprimersi la Corte Costituzionale per decidere se l'emendamento copre effettivamente tutte le richieste del referendum – cosa probabile, visto che vengono annullati tutti gli elementi oggetto del quesito referendario. Ora, ci sono diverse considerazioni da fare a proposito, alcune scontate, altre meno. Innanzitutto, è evidente che il tentativo del Governo sia quello di togliere attrattiva ai prossimi referendum, dei quali il quesito sul nucleare era diventato l'elemento trainante dopo il disastro di Fukushima del marzo scorso. Si delineano due strategie diverse, parallele: da una parte si prova a far sì che non venga raggiunto il quorum sull'acqua e sul legittimo impedimento; dall'altra si dice un no al nucleare molto meno perentorio e più possibilista rispetto a quello vincolante del voto referendario. Già il Ministro per lo sviluppo economico Paolo Romani ha affermato che l'emendamento va a bloccare un preciso decreto e non il generico ricorso al nucleare come strategia futura. "Il nostro Paese – ha precisato il Ministro durante il suo intervento al Senato – vuole partecipare a pieno titolo alla stesura dei nuovi standard di sicurezza" europei e per questo "stiamo definendo gli aspetti organizzativi dell'agenzia per la sicurezza del nucleare". Ma passiamo oltre. L'emendamento, dicevamo, serve anche a togliere valore ai restanti referendum, soprattutto se si tiene conto di un'industria mediatica che d'ora in avanti, con ogni probabilità, comunicherà il messaggio dello 'stop al referendum sul nucleare' senza precisare che ne restano altri tre a cui andare a votare. Ora basterà una rapida rassegna delle testate di opposizione per capire come la tendenza sia quella di indicare il quesito sul legittimo impedimento come causa principale della strategia governativa, mentre i due quesiti sull'acqua vengono fatti passare quasi ovunque in secondo piano. Questa lettura ci pare perlomeno miope. Se da una parte infatti, il voto sul legittimo impedimento ha un valore simbolico piuttosto alto, dato il forte legame del quesito con la figura del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, è pur vero che i punti salienti della legge proposta dal Governo sono stati già bocciati dalla Consulta, che con una sentenza li ha dichiarati incostituzionali. Sul fronte dell'acqua invece, mettere nelle mani dei cittadini una decisione tanto importante significa rischiare di dover rinunciare ad una torta di 60 miliardi di euro. È evidente a chiunque la differenza degli interessi in gioco legati ai due temi. Ad accrescere la convinzione che sia stato proprio il quesito sull'acqua a convincere il Governo a fare dietrofront sul nucleare arriva l'ipotesi avanzata da Agoravox: l'acqua sarebbe stata la contropartita offerta dall'Italia alla Francia per rimediare al mancato acquisto delle centrali nucleari. L'Italia ha infatti un debito con i transalpini che si aggira attorno ai 500 miliardi di euro. Beppe Grillo, dalle pagine virtuali del suo blog, ha più volte ripetuto che è questa l'unica causa dell'introduzione del nucleare in Italia: comprare le centrali dalla multinazionale francese Areva riducendo in parte il debito nazionale. Poi il disastro di Fukushima e la paura improvvisa di un risveglio della popolazione. Ecco allora che si cambia strategia. Si dice no al nucleare e si offre l'acqua a Veolia, altra multinazionale transalpina che già controlla l'acqua a Latina e in varie parti d'Italia, la più grande al mondo nel settore idrico. Gli unici a non essere interpellati in questa mega-operazione sono i cittadini, i diretti interessati. Si dà già per scontato che eliminando il quesito sul nucleare si annullino di fatto anche gli altri e che il 'popolo' lo si possa trattare come una fiera in gabbia cui dare un contentino quando inizia ad agitarsi troppo. Chissà che per una volta non si dimostri loro che non è così.

Lascia un commento


Per lasciare un commento, registrati o effettua il login.