Una vita felice, incontro con Etain Addey

Tornare in campagna e vivere semplicemente, prendendo dalla natura soltanto ciò che serve. Etain Addey, esponente del bioregionalismo, è l'esempio che una vita diversa e felice è possibile. Siamo andati a trovarla nella sua casa di legno a Pratale, in Umbria, immersa nei colori autunnali del bosco.

Una vita felice, incontro con Etain Addey
Dopo aver letto il libro di Etain Addey, Una gioia silenziosa, è molto facile avere voglia di andare a trovarla nel suo bell’angolo di serenità e bellezza in Umbria. Arrivando a Pratale sembra quasi di conoscere già tutto, di aver preso già confidenza con gli animali, i luoghi e le persone descritte da lei. Una volta mi disse, a proposito del nuovo libro che stava scrivendo, Acque profonde, che si sentiva di scrivere la sua esperienza per poter, così come avevano fatto a loro tempo un altro gruppo di scrittori (come Gary Snyder o Gary Lawless), infondere nelle nuove generazioni la speranza e l’esempio che una vita diversa e felice si può fare. La sua famiglia ne è la prova vivente. Da un bel po’ di tempo, dopo lo sviluppo industriale e la nascita della nostra società 'avanzata', le scelte di tornare in campagna e vivere semplicemente prendendo dalla natura solo quello che ti serve, senza abusare della sua generosità né distruggere quello che è l’habitat non solo nostro ma anche di tutta una serie di esseri viventi, hanno qualcosa di rivoluzionario. Ma come, i nostri nonni o bisnonni sono fuggiti da quella vita per accedere a tutte le comodità e al progresso della città, chi è tanto pazzo da volerci tornare? Soprattutto, perché?
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Eppure in ogni epoca e soprattutto in questi ultimi anni, ci sono delle persone che a un certo punto dicono basta ad un’esistenza che sentono troppo piena di contraddizioni e in qualche modo falsata, incompleta, innaturale e seguendo un impulso, una vaga visione e non un progetto definito, lasciano una città, un’azienda, e vanno a cercare una vita più semplice in campagna, in montagna, fuori dalla confusione che è diventata per la maggior parte degli esseri umani la convivenza in piccoli spazi ristretti, inquinati, chiassosi. Ecco, i libri di Etain, la sua esperienza, svolgono davvero il ruolo che si prefiggevano: a chi pensa che non sia possibile tornare indietro (o andare avanti, se vogliamo!), cambiare modo di vivere, danno una speranza. Scegliere, a un certo punto, di seguire un’inclinazione più profonda, un moto dell’anima, piuttosto che appiattirsi in una vita che non ci appartiene; prendersi la responsabilità di questa scelta, senza cercare facili scappatoie ma costruendo giorno per giorno un esistere più sereno, più appagante, anche se a volte faticoso. Le sue mani avevano bisogno di toccare la terra e i suoi frutti, scrive. Ci avviciniamo a Pratale già inebriati dalla bellezza del luogo, dai colori autunnali del bosco appenninico che fa da sfondo alla loro casa di legno. Nicolò fa riprese a non finire, subito viene catturato dal posto e dalla personalità ricca e pacifica dei nostri ospiti; apprezza in particolare la merenda a base di pane e marmellata fatti in casa, e lui che non ha dimestichezza come me e Cinthya di tutti questi temi legati alla Decrescita Felice, in cui sguazziamo da qualche anno, sembra comunque in sintonia completa con tutto il contesto. Etain ci mostra la sua libreria, ben fornita, e ci regala la rivista bioregionalista Lato selvatico , per cui scrive, e un libro, di Gary Snyder. Lei è un’esponente del bioregionalismo, una corrente di pensiero che viene dagli Stati Uniti e afferma che tutti i luoghi e gli esseri viventi, noi compresi, fanno parte di una bio-regione (una valle, il bacino di un fiume, ecc.) che vive nell’equilibrio di tutti i suoi componenti, in barba ai confini politici e alle frontiere regionali o nazionali che gli animali e le piante non possono comprendere. Ri-abitare un territorio, in questo senso, significa intessere delle relazioni equilibrate e di profondo rispetto con il resto della comunità vegetale e animale che lo compone. Una giornata piena e bella, con semplicità. Ce ne andiamo al buio, risalendo la stradina per arrivare alla macchina, e un silenzio complice e sereno ci accompagna. Si può fare una vita altrettanto piena e rispettosa in città? Si può avere una cucina economica a legna o un orto, l’abitudine di prodursi da soli alcuni cibi e oggetti per sé e la propria famiglia, girare in bicicletta, o smettere di produrre così tanti di quei cosiddetti rifiuti? È quello che cerchiamo di diffondere noi del circolo della Decrescita Felice di Roma da un po’, anche con i corsi dell’Università del Saper Fare. Ma non è solo questo. È soprattutto riconoscere di nuovo alla vita il suo carattere sacro e meraviglioso, cercando di avere rispetto per tutte le sue forme, trovare il nostro necessario percorso individuale che ci permetta di vivere in sintonia, come se fossimo un tutt’uno, con il resto del mondo, compresa la parte 'selvatica' di esso e di noi, che ci appartiene profondamente. Questo è l’insegnamento che più mi piace di Etain. Leggi anche Ho incontrato Etain Addey, dal Blog 'noialtre' di Claudia Bruno

Commenti

Una scelta fatta tempo fa e che per motivi di salute ho dovuto abbandonare. Ecco, uno dei problemi di simili scelte. Anzitutto il denaro, quello iniziale e quello quotidiano per la sopravvivenza e poi il problema della salute. Se hai una malattia invalidante diventa impossibile, almeno che non si abbia una "famiglia" che ti prenda in incarico o protegga. C'è la necessità di strutture che nell'isolamento non ci sono. Ci sono servizi che richiedono una presenza umana, persone a cui questo tipo di scelta non è "permessa". Medici, assistenti sanitari, insegnanti, addetti alla distribuzione di energia, ricercatori... in sintesi dubito che questo possa diventare un "nuovo" modello di sviluppo. E' bello sapere che vi siano persone che fanno questa scelta, sapere che questa possibilità esista ma nello stesso tempo dubito di una sua estensibilità all'intero corpo sociale.
Aldo, 09-12-2010 11:09
Bellissimo! Condivido sopratutto il discorso della necessità di vedere intorno a noi non solo cose fatte dall'uomo e solo uomini ma anche animali e natura allo stato libero. Giustissimo il discorso del saper fare, più cose sai fare più ti senti uomo completo! Spero come dicono loro che con la nuova generazione e la nuova immigrazione si torni sempre più a questo stile di vita
Marta, 10-12-2010 11:10
Sono in parte d'accordo con Aldo. Non direi che la soluzione sia buttare nel cestino i servizi della città, anch'essi nati nello spirito di collaborazione, di fornirsi aiuto e non certo nell'idea di complicarci la vita anche se, complice anche la cultura individualista del vantaggio personale, l'hanno fatto. Bisognerebbe solo smetterla di spersonalizzare le nostre esistenze, di evitare un coinvolgimento personale. Pazienza se poi si deve andare dal medico, dal sarto, al supermercato. Il problema non è l'esistenza di centri di condivisione, servizi, gestione: queste sono conquiste della civiltà. Il problema è semmai la meccanizzazione spinta di essi, secondo l'idea falsa che l'efficienza di questi ultimi sia da concepire in modo materialistico, quantitativo, strumentale e non anche sul piano della soddisfazione, del riconoscimento reciproco. E' provato ad esempio che un medico che tratta il paziente con troppo distacco può far sentire il paziente poco accudito e contribuire all'allungamento della convalescenza. Idem per il successo di certi negozi che spesso dipende dal sentimento d'autentico impegno, di autentico servizio al di là della convenienza che il cliente percepisce o meno
Marco B., 31-07-2011 03:31
Ciao Marco. Sono contento che almeno uno mi abbia letto :-) Non è molto animata questa pagina.
Aldo, 31-07-2011 07:31
Conosco e stimo Etain da tanto tempo, peccato però che lei in tutti questi anni, nonostante la sua profonda consapevolezza ecologica, non abbia voluto capire che allevare gli animali per poi ucciderli è in contrasto con tutte le belle cose che fa... Peccato... Questo è proprio uno dei motivi che ha creato nel 2010 una brutta discussione nella Rete Bioregionale Italiana e la conseguente fuoriuscita di Etain che non ha voluto cambiare stile di vita... Stefano Panzarasa
Stefano Panzarasa, 20-08-2011 10:20
Cos'è, censura vegan? La rete bioregionale italiana espelle chi non si attiene a suoi dettami etici? E che è, il partito comunista russo? Tanto avanti, ma con delle logiche da intruppamento omologante? Fammi capire
Marco B., 21-08-2011 12:21
PS Stiamo parlando di allevamento bio di sussistenza,che fornisce un apporto saltuario e modico di proteine animali, non di produzione di carne industriale. Siamo sicuri che sia così antiecologico? O è semplicemente un modo per oggettivare impropriamente questioni di sensibilità etica personale tanto comprensibili quanto non obbligatorie (e che ben poco hanno a che fare coll'ecologia, trattandosi piuttosto di un argomento parallelo ma distinto, la non-violenza)? Mi risulta che i nostri vecchi fossero molto più ecologici di noi nonostante (o meglio, anche con) la vacca in stalla.
Marco B., 21-08-2011 12:21
Caro Marco, so benissimo che viviamo (spero) in una società di transizione (spero ancora verso un'era di consapevolezza ecologica - che io chiamo Era Ecozoica) e che quindi una produzione bio di proteine di sussistenza può ritenersi corretta, ma comunque fino ad un certo punto perché in ogni caso contribuisce a perpetrare la crudele logica di essere padroni della vita di altri esseri viventi, gli animali... In ogni caso la questione con alcuni componenti della Rete Bioregionale Italiana, Etain, Martin, e Giuseppe Moretti prima di tutto, era che nella Rete questi argomenti non dovevano essere trattati, ognuno doveva essere libero di fare come gli pare senza che altri ponessere questioni o dubbi... Alla fine pur di non affrontare l'argomento, non potendomi cacciare via dalla Rete (sarebbe stato troppo) la censura l'hanno attuata andandosene via loro (così da non doverne parlare più...). In ogni caso ho sempre stimato ,e tutt'ora stimo Etain e Giuseppe in particolar modo (li conosco da tantissimi anni) per tutte le altre belle cose che fanno e sono sicuro che essendo persone intelligenti, prima o poi capiranno bene la questione della sofferenza degli animali (tutti, anche quelli allevati bio e con "amore") e ci riappacificheremo...
Stefano Panzarasa, 22-08-2011 08:22
Un'aggiunta: per conoscenza devo aggiungere che i motivi della rottura all'interno della Rete Bioregionale Iitaliana sono stati anche altri due, avvenuti però sempre con le stesse modalità censorie... C'erano dei dubbi sulla correttezza linguistica di alcune traduzioni dall'inglese di libri prodotti o promossi dalla Rete e il mancato riconoscimento delle nostre radici europee di bioregionalisti nella Civiltà dell'Antica Europa. Il perdurare di queste discussioni o non-discussioni, visto l'atteggiamento censorio, durante quasi due anni e infine un'ultimo incontro da Etain molto burrascoso (difficile parlare di censura a chi ti censura...) ma nei limiti della correttezza verbale e culturale, ha fatto sì che io fossi accusato di "estrema aggressività" e che i rapporti fossero bruscamente interrotti senza possibilità alcuna di ulteriori confronti. Faccio notare che come ecopacifista convinto essere considerato "aggressivo" da chi tranquillamente uccide gli animali per mangiarseli mi ha messo in una situazione un po surreale... (Personalmente sono vegetariano e quasi completamente vegano). Un saluto
Stefano, 22-08-2011 08:22
E' brutto quando un movimento che dovrebbe prima di tutto accogliere finisce per ragionare con logiche di dottrina e di appartenenza, siano esse pro- o anti-vegan o pro- o anti-alcunchè. Bisogna mettere in discussione e ripensare il nuovo, non porsi dei confini tabu oltre ai quali si viene "esiliati" o si pretende il silenzio. E' con questa logica di omologazione che le ideologie tradizionali si sono sepolte da sole causa sclerotizzazione e dogmatismo. Non vorrei un movimento verde morto in culla. Ripijateve, siate *diversi*!
Marco B., 23-08-2011 03:23
Comunque non sono d'accordo sul "padroni della vita": quella è la logica dell'allevamento intensivo (e della Bibbia...di quanto mal fu matre, anche non volendolo). Qui si parla di lasciare gli animali a razzolare e di fruirne. La vita usa sè stessa, la natura usa sè stessa e non è nè buona, nè cattiva, è autosufficiente. Se invece vogliamo mirare in alto e pianificare una umanissima, civilissima ma decisamente non naturale vita senza sofferenza in nome di concetti umani e culturali come la non-violenza, benissimo. Credo però che si vada pericolosamente nell' utopia completa. La sofferenza, comunque, fa parte di molti ecosistemi e non è stata introdotta dall'uomo ma solo peggiorata e alterata nel suo amaro (per la nostra consapevolezza ed ideale di vita, non credo per quella e quello degli animali!) equilibrio.
Marco B., 23-08-2011 03:23
Si intende ovviamente aggressività nel sostenere un'idea, una cosa tutta concettuale, che è più che altro una presa di posizione rigida, una non-accettazione dell'altro. Anche le persone più pacifiche possono essere così, proprio perchè si oppongono con decisione a qualcosa. Non è giusto far tacere nessuno, nei limiti della civiltà e di una legge spesso bacchettona (purtroppo) ma è possibile che i due si siano sentiti disprezzati da prese di posizione massimaliste.Magari anche a torto.
Marco B., 23-08-2011 03:23
Infine ti ringrazio per aver reso conto in maniera civile, salda nelle proprie convinzioni ma civile ad un articolo che risente un poco del mio stile lievemente polemico, orientato a smontare, contestare, ecc. In realtà era più una richiesta di chiarimento, con un tono che volutamente cercava di portare il punto di vista scomodo. Molti mi rispondono mandandomi a quel paese, mentre quello che vorrei è appunto una sana, reciproca, messa in discussione energica. A me non sembri aggressivo, piuttosto un po' troppo granitico, ma quella è più una questione fra te e te, liberissimo.
Marco B., 23-08-2011 03:23
Marco concordo. La verità non esiste. Esistono solo le interpretazioni.
Aldo, 23-08-2011 04:23
Caro Marco, a me la discussione, anche polemica, piace, serve spesso anche a chiarirsi bene le idee e poi ho visto sul sito tante di quelle cose belle vegane (tipo il libro di Foer) che non dubitavo di poter parlare senza particolari problemi... Alcune tue giustificazioni al mangiare carne anche se bio e da animali allevati con "amore" (hai notato le virgolette?) fanno pensare a come gli umani siano capaci di qualsiasi atto, anche il più crudele e poi altrettanto capaci di trovare una giustificazione! Siamo fatti così...
Stefano, 23-08-2011 04:23
C'è poi da riflettere sul fatto che la nostra umanità, quella sana, buona, creativa e ora anche ecologista profonda, direi che la si ricava da come uno si comporta con i più deboli, gli indifesi come i bambini e le bambine, gli anziani, e per l'appunto gli animali... Tu mi hai trovato non-aggressivo (granitico? Carino, chissà?), purtroppo Etain e gli altri mi hanno invece "radiato"... Sai quante volte dal 1997 sono stato da Etain e quante belle cose ho condiviso con lei e gli altri? Tantissime, tutto a Pratale è veramente bello efatto con consapevolezza... Per anni non avevo mai sollevato la questione degli animali, ma il tempo passa e si prende anche più coscenza dei problemi del mondo...
Stefano, 23-08-2011 04:23
Così un giorno quasi per caso ho cominciato nella Rete a sollevare il problema del vegetarianesimo prima e veganesimo poi, del nostro rapporto con il pianeta, gli animali, l'alimentazione... Non l'avessi mai fatto! Era un argomento tabù e io non lo sapevo... Succede spesso, guai a toccare la "carne" alle persone, sembra quasi un'assufazione...) ma nella Rete pensavo fosse diverso... Ho provato e riprovato in tutti i modi a recuperare la situazione, ho spiegato, in parte ho anche chiesto scusa, ho anche detto che ci facevamo una pessima figura davanti a tutti quelli che ci seguivano da anni (e così è stato...), nessun risultato... Ma alla fine io spero sempre e anche questo è un tentativo di riappacificazione. Grazie di averlo accolto qui (in altre occasioni in rete sono stato ancora censurato...)
Stefano, 23-08-2011 04:23

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