L’ecoscetticismo sale in cattedra con i negazionisti del riscaldamento globale

In Dakota del Sud, Louisiana, Oklahoma, Tennesse, Texas e UTA, le teorie negazioniste sul riscaldamento globale e le sue cause sono insegnate come alternative scientificamente valide. Il timore è che nei prossimi anni questo fenomeno possa estendersi anche ad altri Stati. Scopriamo perché.

L’ecoscetticismo sale in cattedra con i negazionisti del riscaldamento globale
Non è raro che ipotesi innovative, fenomeni complessi e teorie rivoluzionarie possano generare diffidenza o addirittura ostilità. Reazioni del genere certamente non stupiscono, se tali teorie sono in grado di infastidire gruppi di potere intaccando interessi economici e politici. Piuttosto che risposte emotive spontanee, provocate dalla forza d’urto dell’innovazione, quindi, sembrano reazioni accuratamente pianificate, con il palese obiettivo di tutelare gli interessi in questione. Non è certamente necessario tirare in ballo la disputa tra la Chiesa e Galileo per fornire un esempio, l’attualità è ricca di episodi del genere, non ultima la disputa che periodicamente si ripete tra i teorici del riscaldamento globale ed i cosiddetti 'ecoscettici'. Nelle ultime settimane la questione sembra essere tornata alla ribalta negli Stati Uniti, in seguito alla pubblicazione di una ricerca che dimostra come per i professori di scienze affrontare il tema del global warming nelle proprie aule sia un compito tutt’altro che semplice. “L’educazione scientifica è sotto l’attacco dei negazionisti del cambiamento climatico, che ignorano tutte le prove raccolte durante gli ultimi 50 anni, che dimostrano come il pianeta si stia riscaldando e come l’uomo sia in gran parte responsabile di ciò. Si sta cercando di sabotare l’educazione scientifica attraverso idee marginali, pseudoscienza e bugie spudorate”. La forte denuncia viene dal NCSE (National Centre for Science Education), un’associazione senza scopo di lucro di scienziati e professori già da decenni impegnata nel difendere l’insegnamento della teoria dell’evoluzione nelle scuole statunitensi. L’associazione oggi è più che mai coinvolta in un acceso dibattito sull’opportunità di insegnare le teorie sul cambiamento climatico, le sue cause e gli interventi che possono mitigarlo. I difensori ed i detrattori di tali teorie, inoltre, si stanno dando battaglia per stabilire se nelle aule debba essere lasciata voce anche ai negazionisti delle cause antropologiche del riscaldamento globale. Negli stati del Dakota del Sud, Louisiana, Oklahoma, Tennesse, Texas e UTA le teorie negazioniste riguardo i mutamenti climatici e le sue cause sono già regolarmente insegnate come alternative scientificamente valide. Ed il NCSE teme che nei prossimi anni questo fenomeno possa estendersi ad altri stati. Secondo una ricerca condotta lo scorso dicembre dall’Associazione Nazionale dei Professori di Scienze, infatti, il 25% dei professori ha dovuto affrontare lo scetticismo dei propri presidi sul tema. Lo stesso studio, inoltre, evidenzia come la medesima forma di scetticismo sia stata apertamente manifestata da parte dei genitori e degli alunni stessi (lo sostengono il 54% dei professori di scienze intervistati). Il NCSE si spinge oltre denunciando anche forti pressioni nei confronti degli accademici, al fine di impedire agli stessi di parlare del tema. In alcune università si sarebbero verificati casi in cui gli studenti hanno polemicamente abbandonato le lezioni riguardanti il mutamento climatico, definendole teorie finte. E pare che altri professori abbiano confessato di non aver toccato il tema al fine di evitare polemiche. Nel frattempo anche i movimenti spagnoli sono preoccupati che scetticismo e negazionismo si possano diffondere nel proprio paese. Il timore sembra essere stato causato dalla nomina del presidente della commissione parlamentare per lo Studio del Cambio Climatico, il nazionalista Basco Emilio Olabarria. Sottolineando l’importanza delle parole, le associazioni ambientaliste hanno osservato come il termine 'studio' nella denominazione della commissione sembra indicare che la stessa abbia intenzione di investigare ancora sulla veridicità del fenomeno. Sospetto che sembra confermato anche dalle parole di insediamento del presidente, che ha parlato del riscaldamento globale come di un problema “contingente” (dal latino contingens: che può succedere o meno; accidentale). Tornando negli Stati Uniti, Eugenie Scott, direttrice esecutiva dell’NCSE , spiega: “Le teorie del cambiamento climatico ricoprono un ruolo cruciale nella nostra missione per la protezione dell’integrità dell’educazione scientifica. Le decisioni che prendiamo oggi influenzeranno le prossime generazioni. Dobbiamo perciò garantire un rigoroso insegnamento riguardo i rischi del riscaldamento globale, per far sì che le prossime classi dirigenti siano preparate e possano prendere decisioni intelligenti e consapevoli - continua Scott -. In un certo senso questa polemica si può paragonare a quella sull’insegnamento della teoria dell’evoluzione, di 20 anni fa”. E, in effetti, al di là delle tematiche differenti, la battaglia che vogliono portare avanti i negazionisti del cambiamento climatico sembra molto simile a quella combattuta sul finire degli anni ’80 tra i partigiani del creazionismo ed i difensori della teoria dell’evoluzione della specie. Il timore, però, è che questa volta il risultato potrebbe essere differente. I tribunali statunitensi, infatti, hanno sempre sentenziato che introdurre idee religiose nell’educazione è incostituzionale. Nel 1987 una sentenza specifica della Corte Suprema stabilì che gli Stati non possono permettere che le scuole pubbliche bilancino l'insegnamento della teoria di Darwin con il creazionismo. Tale sentenza si appellava alla piena applicazione del primo emendamento della Costituzione americana, che stabilisce la completa separazione tra Chiesa e Stato. Nel 2005 un giudice della Pennsylvania andò oltre impedendo l’insegnamento nelle scuole del cosiddetto 'disegno intelligente', considerando tale dottrina non scientifica. Ugualmente a ciò che successe gli anni passati con il creazionismo, i negazionisti del cambiamento climatico oggi affermano che non è loro intenzione imporre alcuna teoria. Si presentano come liberi pensatori, antidogmatici e disposti ad affrontare l’establishment scientifico per discutere del riscaldamento globale. James Taylor, del think tank conservatore Heartland Institute, denuncia che nelle scuole si sta insegnando agli alunni “solo un lato del dibattito sul cambiamento climatico: la controversa teoria scientifica secondo cui gli uomini stanno provocando una crisi di riscaldamento globale”. Come se non bastasse, a dare argomentazioni, più o meno convincenti, agli ecoscettici è anche il cosiddetto climategate, il furto di email e documenti degli scienziati della University of East Anglia, in Inghilterra, che proverebbe come i ricercatori manipolino i dati a favore delle proprie “indimostrabili teorie”. Il caso in realtà è stato ufficialmente chiuso, prima dal NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) e poi dalla NSF (National Science Foundation), che hanno scagionato da ogni accusa i ricercatori coinvolti. Nonostante ciò, i negazionisti sono sempre pronti a tirare in ballo la questione, potendo speculare sul fatto che lo scoppio dello scandalo ha avuto certamente maggior eco mediatica del suo sgonfiamento. Gli scienziati che sostengono le teorie del cambiamento climatico rimandano però le accuse al mittente, sostenendo a loro volta che i negazionisti vogliono politicizzare le lezioni insegnando teorie sbagliate. I movimenti ambientalisti si spingono oltre: partendo dall’osservazione che gli interessi a negare il cambiamento climatico sono di coloro che giovano di questo sistema economico, ricordano come lo scetticismo di certi scienziati ed istituti di ricerca sia pagato in contanti da Exxon Mobil, Southern Company, etc. I movimenti ambientalisti ricordano, inoltre, come ben il 97% degli scienziati, quelli che non incassano assegni da importanti aziende energetiche, ritiene che il riscaldamento globale sia attribuibile, direttamente o indirettamente, all’attività umana. L’evidenzia dei fatti però non sembra sufficientemente rassicurante: se i difensori dell’insegnamento dell’evoluzione vinsero la battaglia contro il creazionismo affidandosi alla separazione tra Chiesa e Stato sancita per legge, gli ambientalisti americani sembrano convinti che sarà più difficile in questa occasione ottenere che i tribunali proteggano l’educazione scientifica sul cambiamento climatico dalla diffusione delle teorie negazioniste, dal momento che non è incostituzionale insegnare una cattiva scienza.

Commenti

In realtà non mi risulta che ci siano ancora delle prove chiare e incontrovertibili che il cambiamento climatico sia dovuto ad un effetto serra di causa antropica... ovviamente, non ci sono nemmeno documenti che sostengono che l'uomo non centra...la Terra è un sistema complesso e correlazioni dirette sono difficili da ottenere...quindi il fatto che non si insegni nelle scuole che "è colpa dell'uomo" è bene, l'importante è che non si insegni nemmeno "l'uomo non c'entra"! in attesa di maggiori conoscenze sull'argomento, di certo una cultura ambientale e di salvaguardia del pianeta non può fare altro che bene, sia alla Terra che a noi!
Giacomo, UD, 02-02-2012 05:02
@Giuliano Le prove ci sono, consiglio la lettura di questo sito, basato su studi peer-reviewed: http://www.skepticalscience.com/big-picture.html
Paolo, 18-02-2012 06:18
Ci sarà mai uno scienziato che dovrà rispondere delle proprie azioni? Non penso proprio, ci sono troppi interessi, peccato che i soldi non si possano mangiare.
giuseppe, 28-02-2012 08:28

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